Tumgik
#Mattia Denti
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un mio amico che era andato a milano mi ha appena detto di essere andato in un locale una sera e di aver acchiappato berrettini IO SAREI MORTA SUL COLPO
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danilacobain · 2 years
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Ossigeno - 5
5. Sorprese
Zlatan si alzò presto quella mattina. Si sciacquò la faccia e lavò i denti con uno spazzolino usa e getta, poi si rivestì ed aspettò Sveva. Erano già passate un paio di infermiere a portargli la colazione e a vedere come stesse, era anche arrivato il suo nuovo amico Mattia a salutarlo. Se ne stava in piedi davanti alla finestra immerso nei suoi pensieri quando entrò Sveva. ‹‹Buongiorno Zlatan.›› ‹‹Ciao Sveva.›› Lei si avvicinò. ‹‹Dormito bene?›› ‹‹Ho passato notti migliori›› rispose lui ridendo. ‹‹Allora, ehm... siediti un attimo che ti controllo le pupille. Come ti senti? Passato il dolore alla testa?›› Zlatan si sedette sul letto e Sveva si mise di fronte a lui, il suo camice gli sfiorava le gambe.
‹‹Sì, non ho più mal di testa.›› Per una frazione di secondo Zlatan pensò di abbracciarla. Era così vicina da riuscire a sentire il suo odore e immaginò di far scorrere le mani lungo la sua schiena, fino ai glutei e di farla sedere su di sé a gambe divaricate. Voleva affondare le mani tra quei capelli biondi e vedere se erano così setosi come sembravano. Voleva assaporare quelle labbra carnose... Sentì il suo cuore accelerare mentre la sua mente era bombardata da tutte le immagini erotiche di loro due, uniti, nudi, sudati. Lei estrasse una lucetta sottile dalla tasca del camice e gliela puntò sugli occhi, pochi secondi e si allontanò. ‹‹Bene, direi che puoi andare. Vado a firmare le dimissioni››, si diresse verso la porta. ‹‹Okay, aspetto qui.›› ‹‹Ah, dimenticavo››, Sveva tornò di nuovo vicino a lui e tirò fuori una chiave dalla tasca del camice ‹‹Queste sono le chiavi della tua macchina, me le ha portate ieri sera Ignazio ha detto di averla parcheggiata qui fuori.›› Zlatan si illumino. ‹‹Fantastico! Ignazio è un angelo.›› ‹‹Già››, rispose lei divertita. ‹‹A dopo›› e scomparve nel corridoio. Zlatan rimase altri due minuti seduto lì, poi alzò e decise di andare a salutare Mattia prima di andare via.
Sveva finì il suo giro di visite e si recò verso il suo ufficio, dove una delle infermiere le aveva detto ci fosse qualcuno ad attenderla. Pensò che potesse trattarsi di qualche sua amica o collega; tutto si sarebbe aspettata, fuorché la persona che trovò seduta di fronte alla scrivania. Ebbe un tuffo al cuore e si bloccò sulla soglia della porta con la mano sulla maniglia, incredula, mentre emozioni contrastanti si riversavano in lei facendole mancare il respiro. Lui le sorrise, un sorriso meraviglioso. Dio, perché doveva essere così maledettamente bello? Si costrinse a fare qualche passo avanti e a chiudere la porta. ‹‹Ehi, doc›› la salutò lui. ‹‹Logan. Che ci fai qui?›› Lui si alzò e la raggiunse per darle un bacio ma lei si scansò. ‹‹Non ti ho più vista a lavoro e mi sono preoccupato.›› Sveva inarcò un sopracciglio ‹‹E ti sei scomodato a venire fin qui solo per vedere come stavo? Potevi telefonare.›› ‹‹Ci ho provato, ma il tuo numero risulta inesistente.›› Le venne da sorridere. Aveva cambiato il numero appena arrivata in Italia. ‹‹Avresti potuto telefonare qui. O a casa mia. O ad Ignazio. Le opzioni erano tante.›› ‹‹Mi mancavi.›› Stronzate. Che diavolo voleva? ‹‹Logan, dimmi la verità: perché sei qui?›› ‹‹Andiamo Sveva, lo sai che sono sempre stato sincero con te. Mi sono preoccupato quando mi hanno detto che saresti stata via per un po'.›› Qualcosa le si agitò dentro. Logan pensava ancora a lei? Aveva fatto un viaggio da New York fino in Italia solo per vedere come stava? ‹‹Beh come vedi sto benissimo, quindi puoi andare.›› Si allontanò da lui e andò ad appoggiarsi alla scrivania. Logan la divorò con lo sguardo. ‹‹Già, lo vedo. Sei bellissima.›› si avvicinò di nuovo, così vicino da sfiorarle le labbra con le sue. ‹‹Ti voglio di nuovo con me. A New York.›› Sveva lo respinse con entrambe le mani. ‹‹Che c'è, ti sei già stancato della tua amichetta?›› ‹‹Lei non fa più parte della mia vita da molto tempo. Non è mai stata nulla per me. Volevo dirtelo già da un po' ma sapevo di averti ferita troppo e che non meritavo il tuo perdono. Però, Sveva, mi manchi veramente tanto. Ho bisogno di te.›› La sua determinazione a mantenersi fredda vacillò e Logan ne approfittò per baciarla. Le strappò un bacio rude e affamato e quando si spinse fra le sue gambe Sveva emise un gemito di piacere e di gioia nel vedere che Logan la desiderava ancora. Ma, non poteva perdonarlo. Non poteva dimenticare. Lo respinse un'ultima volta e con il respiro affannato si diresse verso la porta. ‹‹Tornatene in America, Logan. Non abbiamo più nulla da dirci.›› Senza nemmeno guardarlo, uscì.
Zlatan era pronto per andare via, ma prima voleva passare a salutare Sveva. Gli avevano detto che era nel suo ufficio e così l'aveva raggiunta. La porta era chiusa e aveva bussato. Nessuno gli aveva risposto. Dall'interno sentiva delle voci, quindi si era affacciato alla finestrella che dava sul corridoio e aveva cercato di sbirciare all'interno attraverso le veneziane semichiuse. Era rimasto pietrificato. E questo chi cazzo è?, aveva pensato quando aveva visto un tizio appiccicato a Sveva che la baciava e le stritolava i fianchi. Così aveva fatto dietrofront, deciso a lasciare il prima possibile quel posto, ma all'improvviso lei lo aveva chiamato. Zlatan si voltò e la vide andargli incontro. ‹‹Ehi.›› ‹‹Stai andando via?›› ‹‹Sì. Volevo salutarti, e... Sveva, ti senti bene?›› al di là delle labbra rosse per i baci, aveva un'aria sconvolta e non sembrava affatto contenta. Di sicuro non contenta come una persona che aveva appena avuto un interludio amoroso. Lei si sforzò di sorridere. ‹‹Sì, sì. Solo un po' pensierosa.›› Shoccata, pensò tra sé. ‹‹Oh. Beh, grazie di tutto e scusa il disturbo. Io vado.›› ‹‹A presto Zlatan. E sta più attento!›› Zlatan le rivolse un rapido sorriso e se ne andò. Rimasta sola, Sveva non poté fare a meno di pensare a Logan. Le aveva chiesto di perdonarlo e per lei era stato difficile dovergli dire di no. Per quanto si sforzasse e cercasse di convincersi del contrario, era ancora innamorata di Logan.
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m2024a · 7 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/le-sorelle-ferragni-bannano-fedez.html Le sorelle Ferragni bannano Fedez, Chiara Nasti e la Porsche, Melissa Satta e il dopo Berrettini Che weekend sarebbe senza i gossip più pungenti della settimana? Da Fedez alle sorelle Ferragni, da Elisa De Panicis a Chiara Nasti fino a Melissa Satta ecco i quattro gossip più chiacchierati del momento. "Che casualità", Elisa De Panicis travolta dal gossip su Fedez Il gossip su Fedez si è rivelato un boomerang per l'influencer Elisa De Panicis. Negli scorsi giorni l'ex gieffina ha spifferato che il rapper avrebbe "limonato" con una misteriosa ragazza mentre si trovava alla sfilata di Vetements durante la Fashion Week di Parigi. Federico non ha confermato (però ha rimosso Chiara e i figli dalla sua foto di Instagram) ma l'influencer è finita travolta dal suo stesso gossip. Sotto ai suoi post, infatti, i fan di Fedez e Chiara Ferragni l'hanno duramente criticata per non essersi fatta gli affari propri. Qualcun'altro, invece, ha voluto vederci dietro addirittura un'operazione di marketing per ottenere maggiore visibilità nel giorno del lancio del suo ultimo singolo. "Inventa il bacio per poi spoiler della canzone? Credo abbia fatto ciò? Mamma mia spero che lui prenda provvedimenti", ha scritto un utente e lei seccata ha replicato: "Le canzoni si decidono un mese prima, non le fai uscire quando vuoi". Una giustificazione che ha retto poco: "Sì però le rivelazioni le fai quando vuoi tu. E casualmente prima dell'uscita di una canzone anche se decisa da mesi? Pensi che siamo scemi?". E la risposta della De Panicis? Non pervenuta. Chiara Nasti, Zaccagni le regala una Porsche Non ha badato a spese Mattia Zaccagni pur di vedere felice sua moglie Chiara Nasti. L'attaccante della Lazio ha fatto recapitare a casa una Porsche nera fiammante con tanto di fiocco rosa sul cofano. Sarà un regalo di compleanno arrivato in ritardo? L'influencer ha festeggiato 26 anni lo scorso 22 gennaio e magari il marito ha atteso la consegna slittata giusto di un mese. O magari è un regalo per avergli dato la gioia di diventare nuovamente padre, questa volta di una bambina, dopo il primogenito Thiago? Chissà, intanto sul suo profilo Instagram la napoletana ha condiviso le foto dell'auto nuova e del fioccone annesso, sfoggiando un sorriso a trentadue denti e scatenando l'invidia di molti. In quanti rosicheranno? Le sorelle di Chiara Ferragni cancellano Fedez da Instagram Grandi manovre social in casa Ferragnez (o Ferragnex?). Chiara ha cancellato Fedez dalla foto di Instagram. Fedez ha cancellato Chiara (e pure i figli) dalla foto di Instagram. E le sorelle di Chiara hanno cancellato Fedez dai propri profili. Già, perché ai tempi dell'amore social se ci tieni si vede dal segui, dai like e dalle foto e - a quanto pare - Valentina e Francesca Ferragni all'ex cognatino rapper non ci tengono più. Entrambe hanno tolto il "segui" dal profilo di Fedez (lui anche) e hanno preso ufficialmente le distanze da lui. Sarà per il gossip della "limonata" a Parigi? O per la separazione da Chiara? Oppure per altro che ancora non sappiamo? Comunque sia andata a oggi tra i Lucia e i Ferragni è sceso il gelo. "Ha un nuovo amore". Melissa Satta si consola dopo Berrettini? Neppure il tempo di confermare che la relazione con Matteo Berrettini si è definitivamente conclusa che Melissa Satta è già finita al centro di un nuovo gossip. Secondo Fabrizio Corona l'ex velina avrebbe iniziato una frequentazione con l'imprenditore Stefano Percassi, ma conferme al momento non ce ne sono. Quello che si sa è che Melissa si è concessa una breve fuga a Como, in un relais di lusso, dove ha staccato la spina per 24 ore. La conduttrice ha preso le distanze dall'attacco della stampa straniera, che l'ha definita "sex addicted" e che l'ha costretta a prendere provvedimenti attraverso i suoi legali. Se a Como era sola o in dolce compagnia non è dato saperlo. Per il momento.
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audiofictionuk · 1 year
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Questo Podcast NON ESISTE
New Audio Book! Un nuovo podcast sperimentale che affronta i tanto chiacchierati temi del paranormale e delle teorie cospirazioniste attraverso una narrativa fantascientifica dal sapore bizzarro. L’ascoltatore si ritrova improvvisamente catapultato all’interno di un autogrill sospeso nell’etere, dove ad ogni puntata incontra personaggi appartenenti al folklore internazionale. Il concetto alla base del podcast consiste nel fatto che a dispetto dell’essere scettici o meno su determinati temi, essi ci incuriosiscono a tal punto da volerne sapere comunque di più; esattamente come un panino dell’autogrill…non è esattamente la cosa che desideriamo mangiare, ma alla fine ci affondiamo i denti! Il podcast nasce da un’idea di Valentina Poddighe che ne è l’autrice e la voce narrante di ogni episodio. Questo progetto è reso possibile grazie alla preziosissima e vitale collaborazione di Nicola Patelli al montaggio e Mattia Ceci alla colonna sonora e alla parte illustrativa. https://www.spreaker.com/show/questo-podcast-non-esiste RSS:https://www.spreaker.com/show/5565413/episodes/feed
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joaquimblog · 3 years
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LICEU 2021/2022: RIGOLETTO (Maltman, Peretyatko,Bernheim,Callegari, Wagemakers)
Acte !er Rigoletto, producció de Monique Wagemakers. Fotografia de David Ruano, gentilesa del departament de premsa del Gran Teatre del Liceu I després de les excel·lències de l’inici de temporada (amb els seus matisos) ha arribat la quotidianitat de les representacions dels grans títols coneguts i reconeguts pel gran públic, propensos al desencís i a la controvèrsia, ja que qui més qui menys té…
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lapastaasciutta · 3 years
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Mi vergogno a mandarlo pubblicamente quindi lo posto negli ask di un po' di Tumblrcalcio. Ecco a voi questa cosa che la mia mente ha partorito sta sera e che ho riletto solo due volte :)
Citofono Locatelli - Pessina, parte 1
«MATTIA! VIENI SUBITO QUI!» La voce di Matteo irritata proveniente dal salone spiazzò il bambino come se fosse stato colto con le mani nel sacco. Probabilmente aveva scoperto cosa aveva fatto. O meglio, cosa non aveva fatto.
Mattia sbucò dal corridoio con un sorriso tranquillo sulle labbra mentre il padre lo guardava con un'espressione corrucciata, con il suo solito sopracciglio alzato che il tempo aveva reso leggermente più chiaro e decisamente meno definito.
«Sì, papi?» chiese con voce angelica il piccolo
«Perché qui sul registro c'è scritto che hai preso una nota per non aver fatto tutti i compiti di matematica quando ieri li abbiamo controllati insieme? - fece una pausa per assottigliare lo sguardo - mi hai per caso detto una bugia, Matti?»
Il bambino sbuffò
«Mi sono dimenticato a casa l'altra scheda, ma i compiti li avevo fatti. La maestra non mi ha creduto, ma li ho fatti» Disse il bambino incrociando le braccia
«Quante volte abbiamo detto che lo zaino bisogna prepararlo la sera prima di andare a-»
«Ehi buonasera famiglia, che cos'è quest'espressione arrabbiata amore? Distendi i muscoli della faccia altrimenti ti vengono le rughe prima del tempo. Ciao Matti! Bella doppietta in allenamento, ma d'altronde non potevi non essere un fenomeno, sei mio figlio» Manuel era appena rientrato, con la sorellina di Mattia - Matilde - al seguito, ancora con il borsone di danza grande due volte lei sulle spalle.
«Stavo dicendo a nostro figlio che ha appena preso una nota per essersi dimenticato i compiti a casa che lo zaino andrebbe preparato la sera prima di andare a nanna» disse il moro incrociando di nuovo le braccia
«Mamma mia Matteo come sei noioso, perché invece non ti complimenti per la doppietta di Matti in allenamento? È stato bravissimo, ha dribblato così bene l'altro bambino che mi sono quasi emozionato» Il figlio guardò con occhi pieni di felicità il padre, mentre quest'ultimo tesseva le sue lodi come se fosse il calciatore il secolo. Matteo roteò gli occhi
«Manuel, potresti per piacere aiutarmi nel mio ruolo di genitore autorevole e non distrarmi con queste cose? Lo sport almeno per ora viene dopo la scuola-» Il moro girò la testa per guardare l'altra figlia che nel frattempo si era tolta il giacchetto e stava riprovando quello che aveva imparato quel giorno a danza. «Ommioddio Mati, sei bravissima! Come sei leggera e precisa!» La bimba sorrise e corse verso il papà che la prese in braccio al volo e le baciò una guancia guardandola con gli occhi pieni di orgoglio.
«Grazie papi» disse con la sua vocina bianca.
«Guardiamo i Simpson?» chiese Mattia
«D'accordo, ma prima ci mettiamo il pigiama e ci laviamo i denti, ok?» rispose Matteo che sembrava essersi dimenticato della nota didattica del figlio. I quattro si sedettero sul divano, con Manuel che abbracciava le spalle di Mattia. Matilde guardò l'altro genitore con i suoi occhioni castani, per cui il monzese stravedeva.
«Vieni qui principessa» le disse il moro, prima che la bimba gli saltasse addosso accoccolandosi al suo petto.
Dopo una mezz'oretta, Matilde si era addormentata abbracciata a Matteo, anche lui ormai in dormiveglia, Mattia era caduto in un sonno profondo, e come lui anche Wembley, il loro cagnolino. Manuel era l'unico rimasto ancora sveglio.
«Matte?» il riccio chiamò il marito. Il lecchese dall'altro ottenne solo un mugolio indecifrabile.
«Sai che non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto questo?» gli chiese sottovoce «Quando ho scoperto che Thessa mi tradiva avevo perso le speranze nell'amore. Poi sei venuto a casa mia, a Torino, e lì ho capito che tu per me non eri mai stato un semplice amico Matte. E se penso a quanta strada abbiamo fatto insieme, il matrimonio, Wembley, i bimbi, e quanta strada faremo non posso che ringraziarti all'infinito e ripeterti ogni giorno quanto ti amo, ti amo, e ti amo ogni giorno di più» Il monologo si fermò quando Manuel sentì le sue labbra preferite contro le sue. Matteo lo stava baciando delicatamente mentre con un braccio reggeva Matilde e con l'altra mano gli accarezzava il volto. «Tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo costruito insieme, sei la mia vita, Mattia e Mati sono la mia vita... siete la cosa più preziosa che ho: la mia famiglia. Quella che non credevo di poter mai avere quando ho scoperto di essere gay. Siete quello che ho sempre sognato, vi amo» Questa volta fu Manu a interromperlo per baciarlo.
«Ma che schifo! Bleah. Io vado in camera, buonanotte» Matilde si era svegliata e aveva appena espresso il suo disgusto per l'atto osceno a cui aveva assistito, e in meno di due secondi era sparita nel corridoio.
«Sai, sono parzialmente contento che queste cose le facciano tanto schifo» disse Matteo passandosi una mano tra i capelli.
«Fattene una ragione, papà geloso, un giorno porterà a casa una ragazza o un ragazzo e ti canterà quanto ne è innamorata» Gli disse Manuel per stuzzicarlo un po'
«E allora, io le dirò che suo padre sa dove nascondere un cadavere»
«Matteo!»
Vabbe almeno avvisate se volete uccidermi, sono le 10 del mattino cavolo
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partenopetour · 4 years
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Oggi #scopriamonapoli con una porta, anticipando che sarà anche oggetto della nostra prossima visita...Porta San Gennaro. 🧜‍♀️
E' la più antica di Napoli: conduce alle inaspettate meraviglie della Sanità. Sulla sommità della porta, vi si trova intatto l'unico affresco superstite, a Napoli, tra quelli delle sette porte (Carmine, Nolana, Capuana, di Costantinopoli, Reale e Chiaia) che Mattia Preti aveva dipinto per ringraziare la Vergine e i santi della fine della peste del 1656.
Dopo vari restauri l'affresco è riemerso in tutta la sua bellezza barocca, rispecchiando la descrizione che ne faceva Bernardo De Dominici a metà del '700: "Nella parte superiore L'Immacolata Concezione in mezzo ad una gloria di angeli col Bambino in braccio, dall'un dei lati è San Gennaro e dall'altro San Francesco Saverio...nella parte in basso egli espresse la peste in una gran figurona di donna nuda tutta impiagata con cenci in testa, seduta sopra alcuni scalini in un canto del quadro da qual si morde con rabbiosi denti."
Ancora una volta una testimonianza del legame profondo tra fede, arte e la città partenopea.
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falcemartello · 5 years
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Ciao! Mi chiamo Mattia! Ogni mattina io mi alzo e corro a fare la pipì, poi mi vesto, faccio colazione, mi lavo i denti... La mamma mi aiuta solo un po’ per il resto ci pensa zia Paolo e nonno Mortadella!
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Oliva era onesta, di una onestà incrollabile, perché radicata nella coscienza del male che si sarebbe fatto, cedendo. Questa coscienza appunto le toglieva tutte quelle insulse timidezze de’ finti pudori, e la rendeva ardita e sciolta. Come rideva! Due ciliege, le labbra. E che denti!
Ma, da quelle labbra, neppure un bacio; dai denti, sì, qualche morso, per castigo, quand’io la afferravo per le braccia e non volevo lasciarla se prima non le allungavo un bacio almeno sui capelli.
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal
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Fa male sapere che non le frega di me. Ero incazzata, si, ma sono passati giorni e a lei non è passato per la mente di scrivermi. Eppure sapeva ciò che stavo e sto passando. Fa male perché lei è la mia persona, non solo una migliore amica. È la mia anima. Non pensavo che tutto il tempo passato insieme, tutto ciò che abbiamo condiviso, si potesse cancellare così facilmente...
"Ci credi ancora?
Ti sto pensando
già da un po'.
Una parte di me
vorrebbe vederti
un'ultima volta
e stringerti forte
e magari pensare
che andrà tutto bene
di nuovo,
che possiamo riprovarci
un'altra volta
e che non ci potrà essere
lo stesso finale
due volte di seguito.
L'altra parte, invece,
quella che ragiona
e che non dà retta ai sentimenti,
prende a schiaffi il cuore
urlandogli contro
che è finita
e che anche se il finale
potrebbe essere diverso,
alla fine il dolore
sarebbe sempre lo stesso,
forse peggiore.
Ragiona, gli dice,
merita davvero star male così
per una persona
che non fa più parte della tua vita?
Sì, sussurra a denti stretti,
piange e poi aggiunge: ma forse hai ragione tu. È che non voglio capire. È che ci voglio sperare. È che non mi va di pensare che tutto questo dolore sia inutile. Non è inutile, continua la ragione, se ti fa andare avanti.
Ma il cuore non capisce
e un po' ci pensa sempre."
Di Mattia Ollerongis.
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persinsala · 7 years
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Anna Bolena
Opera che possiede una forza morale e politica rara e di una grande intensità, Anna Bolena di Gaetano Donizetti ritorna alla Scala dopo 35 anni e chiude un ottimo weekend dedicato al belcanto
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paoloxl · 6 years
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Davide “Dax” Cesare, giovane militante dell’O.R.So (Officina di Resistenza Sociale) viene uscciso da un agguato fascista.
Nella notte tra il 16 e 17 marzo 2003, verso le 23,00 in via Brioschi, a Milano, zona Navigli, tre ragazzi escono da un pub, il “Tipota“, uno dei tanti locali frequentati dai giovani che popolano la quotidianità di questa fetta di metropoli; ad aspettarli fuori un gruppetto di neofascisti, il padre e i due figli, armati di coltelli, sono Federico, Mattia e Giorgio Morbi(28, 17 e 54 anni all’epoca del fatto), elementi già conosciuti dai compagni del quartiere. L’aggressione si rivela violenta e veloce, ma soprattutto premeditata, nel tipico stile mafioso con cui sono soliti rispondere a quelle che ritengono “offese all’onore”: quelle di chi da sempre lavora contro razzismo e ignoranza, quelle di chi si oppone in prima persona al ritorno di ideologie che su questi sentimenti pongono le loro basi.
Alla fine Davide Cesare, “Dax”, rimane a terra, riceve dieci coltellate: colpito alla gola, alla schiena e in altri punti vitali, cade al suolo. Anche una volta a terra, continuano ad infierire su di lui. Vicino a Dax, c’è Alex, che viene accoltellato otto volte alla schiena. Anche lui rimane a terra. Un terzo ragazzo, Fabio, è ferito. Tutto si svolge in pochi secondi e dopo aver colpito vigliaccamente, i tre aggressori si dileguano.
Partono le chiamate e dopo poco arrivano anche polizia e carabinieri, che bloccano le strette stradine di via Broschi con le auto di pattuglia, (come testimoniato dai video reperibili facilmente in rete) contribuendo così al ritardo delle ambulanze, bloccate nel traffico, mentre i ragazzi feriti restano a terra. Segue la corsa all’ospedale San Paolo. Sulla prima ambulanza viene caricato Dax, dopo qualche minuto anche Alex viene trasportato al Policlinico. Operato d’urgenza ai polmoni, si salva per miracolo, Dax non ce la farà, morirà dissanguato prima di arrivare in ospedale.
Nel frattempo tra i compagni partono le telefonate per raggiungere i loro amici in ospedale, già presidiato dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Una ventina di ragazzi si raduna all’interno del pronto soccorso aspettando notizie. Poi l’annuncio: Dax non ce l’ha fatta. La rabbia, il dolore, l’amarezza per quanto accaduto si fa palpabile. Nel frattempo si moltiplica, dentro e fuori al pronto soccorso, la presenza delle forze dell’ordine. La tensione è altissima.
Le forze dell’ordine, che fino ad allora avevano presidiato l’ospedale, fanno partire una violenta carica, il questore di allora Vincenzo Boncoraglio cercherà di giustificare il pestaggio affermando che la carica fu fatta “per riportare la calma tra i giovani che sia pur in un momento di dolore hanno occupato il pronto soccorso”. Come riportano le testimonianze dei presenti “sono lunghi minuti di pura violenza poliziesca, durante i quali gli agenti, con manganelli, calci, pugni e mazze da baseball, si accaniscono sui ragazzi, spaccando teste, nasi, denti, braccia. Pestaggi, ragazzi immobilizzati a terra, ammanettati, sanguinanti“ trascinati nelle auto dei carabinieri.
I medici e gli infermieri si mobilitano per soccorrere i feriti, increduli e attoniti di fronte a questa ferocia. A farne le spese oltre ai ragazzi anche i cittadini che si trovavano al momento all’interno dell’edificio. Il professor Marco De Monti, chirurgo vascolare, era di guardia al Pronto Soccorso. Con lui, l’infermiere professionale Alfredo Cavasin: «Io ero qui dentro, impegnato nel disperato tentativo di vedere se ci fosse ancora qualcosa da fare per quel giovane, che l’équipe dell’auto medica aveva intubato sul luogo del ferimento. Ma purtroppo era già morto quando è arrivato. Presentava una profonda ferita sulla destra del collo, appena sotto la nuca, un altro colpo di arma da taglio al torace, e numerose coltellate alla schiena.  Non ho visto cosa succedeva fuori. Posso soltanto dire che ho sentito urla e rumori che provenivano dal viale d’accesso al Pronto Soccorso, poi altre urla più vicine, e i rumori di un grosso tafferuglio». Dopo aver tentato inutilmente di rianimare Davide Cesare, hanno curato il ferito portato in ambulanza («Una coltellata a livello del rene destro, ma l’ecografia ci ha dimostrato che era superficiale, e abbiamo potuto dimetterlo»). Poi è iniziato l’incredibile. Raccontano: «Invocando aiuto, hanno cominciato ad entrare dall’atrio persone insanguinate. Era sangue fresco, botte appena prese. Abbiamo medicato sette giovani, e un vigilante dell’ ospedale. C’erano due giovani con il naso rotto. Uno è stato ricoverato, per essere operato in chirurgia maxillo-facciale».
Gli abitanti delle vicine case di via San Vigiliosono abituati alle sirene delle ambulanze e delle forze dell’ordine. «Ma questa volta erano tante, troppe. Ci siamo affacciati e abbiamo contato non meno di una trentina di automezzi, tra polizia e carabinieri. C’era un fuggi-fuggi, con una settantina di persone che scappavano e agenti che le inseguivano». L’obiettivo è chiaro: reprimere preventivamente le possibili risposte collettive all’omicidio fascista. «È stata una mattanza», racconta qualcuno. Perché i giovani sarebbero stati manganellati con i calci dei fucili, gettati in terra, malmenati. La verità avrebbero potuto dirla le telecamere a circuito chiuso, ma non erano in funzione. E c’erano gli altri pazienti (tra cui una ragazzina), spaventatissimi. Con grande professionalità, medici e infermieri li hanno rassicurati, spostandoli nell’area pediatrica. Al 118 è stato segnalato che il Pronto Soccorso veniva chiuso per tutta la notte. Ma molte altre sono le testimonianze, come il comunicato dell’USI SANITA del 17 marzo 2003 sui tragici fatti della notte del 16 marzo e sui pestaggi effettuati dalle forze dell’ordine all’interno del pronto soccorso dell’ospedale San Paolo.
I giorni successivi si mette in moto la macchina della disinformazione. Questura e giornalisti tentano di ridurre i fatti a una banale ‘rissa tra balordi’, nascondendo la matrice politica dell’accaduto. Per legittimare lebrutalità poliziesche avvenute dentro al pronto soccorso, sempre il questore Boncoragliodichiara che gli agenti erano stati costretti a intervenire per impedire “che i giovani portassero via la salma dell’amico”. Fin da subito è stato necessario per i compagni di Dax difendere e riaffermare la verità di fronte a un’infamante opera di disinformazione: lui un balordo e i suoi compagni dei pazzi trafugatori di salme.
Oltre al danno, la beffa. Nonostante la presenza di prove evidenti, come filmati amatoriali che hanno ripreso i pestaggi indiscriminati e le tante testimonianze rilasciate dal personale medico sanitario, il processo per i fatti del San Paolo si concluderà nel 2009, imputati un carabiniere e due poliziotti accusati di porto d’arma impropria (una mazza da baseball tra le altre cose) e abuso d’ufficio, piena assoluzione, invece condanne a un anno e otto mesi per due dei compagni di Dax, accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Alla condanna penale si sommerà una multa per un totale di 130.000 euro, tra spese processuali e risarcimenti, un vero e proprio ergastolo pecuniario. Nel 2011 comincerà il pignoramento di un quinto dello stipendio, tutt’ora in corso, ai danni di uno dei condannati e di conseguenza a carico anche dei suoi figli.
Per quanto riguarda gli assassini di Dax, nella loro casa, che si trova nella zona della tragedia, «è stato sequestrato materiale importante», come spiegò la polizia, per risalire alle loro simpatie di estrema destra, oltre a indumenti sporchi di sangue gettati nella vasca da bagno.
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giancarlonicoli · 4 years
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6 mar 2021 14:52
IL RE DELLE “CAMMELLATE” - VITA E AMORI DI ORLANDO PORTENTO, MENTORE DI BEPPE GRILLO ED EX MARITO DI ANGELA CAVAGNA - “HO UNA PENSIONE DI 646 EURO E HO FINITO I RISPARMI. PER SBARCARE IL LUNARIO, A 75 ANNI, LAVORO IN UN RISTORANTE COME INTRATTENITORE. QUANDO CONDUCEVO SU RAI3 LIGURIA IL MIO PROGRAMMA, UNA SERA MI SONO TROVATO UN CARTELLO CON SU SCRITTO “LA RAI PAGA UN FASCISTA!” - GRILLO AVEVA ALLE SPALLE UNA BUONA FAMIGLIA, MA ERA AFFETTO DA UNA TIRCHIERIA INNATA! ANDAVA IN GIRO CON LA TUTA SENZA TASCHE. UNA VOLTA MI CHIAMO’ SUO FRATELLO E…”  
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Mattia Pagliarulo per Dagospia
Orlando Portento è un fiume in piena. Settantacinque anni di vita vissuta tra alti e bassi, tra successi e sconfitte, tra ricchezza e difficoltà economiche e tra vecchi e nuovi amori.
Molti lo ricorderanno per essere stato il marito della soubrette non che infermiera di Striscia la Notizia Angela Cavagna, altri per essere stato mentore di un’ esordiente Beppe Grillo, ma la maggior parte delle persone lo ricorderanno sicuramente per la sua sfuriata durante una puntata del reality La Fattoria nel 2006, in cui a suon di cammellate e triccheballacche ha raggiunto il centro dello studio accanto alla padrona di casa Barbara d’Urso ed ha iniziato ad inveire contro quest’ultima e contro gli autori del programma perché, a suo dire, la consorte Angela Cavagna era stata eliminata in maniera irregolare.
Questi suoi originali e stravaganti cavalli di battaglia verbali entrano con prepotenza nel linguaggio comune rivelandosi dei veri e propri tormentoni ancor oggi attuali. L’ultima sua apparizione televisiva risale all’autunno 2019 ospite a Pomeriggio 5 nel quale accusava l’ex moglie e in cui lamentava serie difficoltà economiche. Oggi a distanza di tempo incontriamo e conosciamo meglio un Portento chiamato Orlando.
D. Orlando, nel 2019 ha dichiarato di essere in serie difficoltà economiche, percependo una pensione bassa, pagando un affitto alto e avendo quasi finito i risparmi, la situazione è migliorata?
R. Niente affatto! La pensione è di 646€ mentre l’affitto è di 580€, i risparmi di una vita sono ufficialmente finiti! Sono sempre più rovinato...
D. È vero che per sbarcare il lunario fa il jolly presso un ristorante delle colline genovesi ?
R. Eh già, sono pensionato e ho settantacinque anni ma ugualmente lavoro presso il ristorante Forchettone da Leandro sulla collina genovese di Fontanegli dove faccio l’entrenouse, l’intrattenitore, il direttore, il primo cameriere, primo sanificatore, primo sommelier, ma ho rifiutato il titolo di primo lavapiatti. Errata Cocige! Non sono un jolly sono un mazzo di carte, ma manco quelle mi posso giocare più con il Gomit!
D. Forse intende dire Covid Portento?
R. Eh no, gomit! Tutti si salutano con il gomito quindi è gomit, e con il gomit sono più rovinato del solito dato che nemmeno al ristorante si lavora con continuità con ste zone gialle, verdi, blu, rosse ecc ecc
D. Qualche tempo fa abbiamo assistito ad una guerra mediatica verso l’ex moglie Angela Cavagna, che pare sia  finita nelle aule di tribunale. Come stanno realmente le cose?
R. Penso che Angela abbia preso la querelite, una rara e difficilmente curabile forma di querelite; la scienza si sta adoperando per cercare una soluzione medica per farla guarire da questa patologia. Ahimè di rimbalzo però ha infettato anche me quindi attenzione perché querelo tutti anch’io come ha fatto la signora!
D. Non pensa sia giunto il momento di seppellire l’ascia di guerra nei confronti della sua ex moglie?
R. Dobbiamo sottolineare che i pellerossa si sono estinti da un po’ e quindi non vedo asce di guerra da sotterrare. Mi è rimasto un totem somigliante ad Angela Cavagna come ricordo...
D. Il settimanale Oggi qualche tempo fa la dava come papabile naufrago dell’Isola dei Famosi ma alla fine non è figurato nel cast ufficiale, come mai?
R. Perché sono sull’ammuffimento totale. Ho rifiutato L’Isola dei Famosi anche se avevo bisogno di quattrini. Ad una certa età inizi a prendere qualche chiletto ma se fossi andato in Honduras senza mangiare la mia pasta e senza bere il mio buon bicchiere di vino dimagrivo troppo, mi si scavava il viso come quello di Edoardo De Filippo “‘adda passá ‘a nuttata! ”: non era il caso di naufragare e rischiare la vita alla mia veneranda età!
Tra una sciatica e l’altra mi piacerebbe semmai partecipare ad una specie di “Grande Casa di Riposo Vip” ambientato in un bell’ospizio risanato. Mi immagino già lì con Sandra Milo, Tony Dallara, Gina Lollobrigida, Luca Giurato ecc ecc, mentre a condurre metterei i quasi centenari Pippo Baudo dai piani della casa di cura e Maurizio Costanzo dalla portineria in accettazione!
D. L’8 marzo uscirà il suo primo libro dal titolo “Due Quori e una Cavagna”, di cosa parla?
R. Il libro è edito da Pathos Edizioni di Torino e la prefazione me la sono fatta io perché nessun critico letterario, storico, idraulico, dentista, elettricista, netturbino ha voluto scrivermela, ho dovuto cantare e portare la croce, nemmeno il mio prete confessore di colore ha accettato il mio invito!
Il libretto parla di vent’anni e più di cronaca italiana, di curiosità, di incazzicchiamenti, di amarezze, di successi e sconfitte, ambedue impostori, frammenti di vita vissuta, illusioni perdute, sogni sempre attuali. Realtà tramontate, svanite e confuse tra le nebbie dei ricordi, dolci e amari, e degli anni che volano come aquile che con il tempo perdono la proverbiale s...vista. Gli intermezzi, i fatti e i riferimenti descritti, sono realmente accaduti. Unica qualità positiva? Genova...È una lettura simpatica e di facile comprensione, cerco in un goffo tentativo di emulare il Giovannino Guareschi, vedi lo Zibaldino ecc ecc
D. Non ha mai nascosto di essere un uomo di destra, le ha causato problemi questo nella sua carriera?
R. Sempre e dico sempre! Purtroppo di rimbalzo anche la Cavagna ci è andata di mezzo.
Racconto un aneddoto: conducevo ogni lunedì su Rai3 regione Liguria il mio programma “Sport...ento” e all’ingresso della sede Rai di Genova di Corso Europa una sera mi sono trovato un cartello con su scritto “La Rai paga un fascista!” riferito a me medesimo; morale della favola? La portineria non aveva visto nessuno e il cartello sparì.
Solo per farle capire l’accanimento che i sinistroidi avevano con me!  A me e ad Angela ci hanno cacciato due volte dalla Rai senza rinnovarci il contratto solo perché di destra.
Una volta però dopo il non rinnovo mi rivolsi direttamente a Gianfranco Fini, ci recammo presso la sede di Alleanza Nazionale a Roma, io attesi fuori mentre Angela entrò nel suo ufficio chiedendogli aiuto, lui da gran signore senza dire troppe cose alzò il telefono e chiamò Confalonieri, pochi giorni dopo la nostra visita arrivò un contratto per Angela da parte di Mediaset per un programma.
D. Perché ama definirsi un ex di tutto?
R. Perché è così belin! Sono stato autista, preparatore atletico, autore, conduttore, ristoratore, manager, cabarettista, allenatore di calcio, calciatore, insegnante di tecnica calcistica, ho gestito negozi di abbigliamento...se non sono un ex di tutto io chi può esserlo?!
D. Sembra che abbia dimenticato la Cavagna con un nuovo amore, Nicoletta...
R. Bah non è un nuovo amore, è un amorino.
Nicoletta fa la guardia cinofila e mi ha accalappiato, d’altronde ero solo come un cane! Ognuno vive a casa sua, dopo Angela nessuna donna ha più dormito nel mio letto!
D. Lei è stato co-autore non che amico di un esordiente Beppe Grillo, che ricordi ha di lui e di quel periodo?
R. Siamo stati amici nel nostro periodo di adolescenza quindi un centinaio di anni fa circa, abitavamo nello stesso quartiere, San Fruttuoso a Genova dove io vivo tutt’oggi.
Grillo era molto simpatico, era questa la sua carta vincente per conquistare le donne, i denti storti la bellezza non di certo!  Giuse, noi amici lo chiamavamo così aveva alle spalle una buona famiglia, ma nonostante tutto era affetto da una tirchieria innata, non aveva il braccino corto, era totalmente mutilato!
L’Avaro di Moliere è un filantropo al confronto di Grillo! Andava in giro con la tuta senza tasche apposta per non offrire mai neanche un caffè, a lui il pacchetto di sigarette durava tantissimo perché andava sempre a scrocco per non consumare le sue!
Sono stato un mezzo profeta nel 2013 quando fui ospitato da Paolo Del Debbio a Quinta Colonna, in quell’occasione ho definito i cinquestellini dei sonnambuli, che appena si sarebbero svegliati sarebbero caduti dal balcone prendendo una facciata per terra che li avrebbe frantumati, e guarda un po’ che è accaduto tra gennaio e febbraio al governo...
D. Come mai la vostra amicizia poi è finita?
R. Io presentavo nella nostra città degli eventi presso i giardini dell’ Acquasola chiamati “Le Serate di Genova” ed una sera era ospite Pippo Baudo. Il mio impresario Morelli dietro le quinte si avvicina a Pippo dicendogli: “è più grande Portento di Grillo, aiutalo!” e lui risposte: “e come faccio ad aiutarlo?! Grillo non vuole!”. Ascoltai questa conversazione a distanza, e nessuno si accorse di me. Da quel giorno io con Grillo ho chiuso, lo pensavo un amico invece non si comportò da amico.
Lo vidi circa quindici anni fa ad un funerale ma non ci siamo salutati, poi cinque anni fa incrociati a piazza Martinez ma sono andato via dritto a passi lunghi e ben distesi.
Bella riconoscenza e gratitudine quella sua, e pensare che all’inizio della sua carriera sono stato il primo ad accorgersi del suo talento e a motivarlo, in merito a ciò racconto un episodio inedito di cui non ho mai parlato.
Era agli inizi Grillo, ricevo una telefonata accorata e di supplica da suo fratello Andrea che tutti chiamavano Andreino in cui mi veniva chiesto di convincere Giuse (Beppe) a ritirarsi dalle scene e a tornare a lavorare nell’azienda di famiglia perché avevano bisogno di lui; io risposi al fratello di non avere fretta, di aspettare e dargli tempo un anno, nel caso la carriera di comico non avesse preso il volo mi sarei adoperato io a convincerlo di smettere e tornare a Genova a lavorare nell’azienda di famiglia. Giuse ascoltava molto i miei consigli, era   condizionato, in maniera buona intendo, da me. Quindi se avessi ascoltato il fratello ora Giuse non sarebbe quello che è! Con il senno di poi forse era meglio...
D. Nel 2006 ha raggiunto il suo momento di maggior popolarità irrompendo in studio a La Fattoria e polemizzando con la conduttrice Barbara d’Urso a suon di cammellate e triccheballacche; era una scena studiata a tavolino?
R. Ero incazzaticchio veramente, altro che scena studiata a tavolino. Ero nero perché a mio avviso avevano eliminato la Cavagna in maniera irregolare e così sono andato al centro dello studio accanto a Barbara d’Urso e ho iniziato a sfogarmi a suon di cammellate e triccheballacche. Finito tutto sono andato nel residence e mi sono fatto due spaghetti con l’olio senza nemmeno il grana grattugiato perché manco c’era.
Il giorno dopo tutti parlavano di me e sono iniziati gli inviti in tutte le principali trasmissioni di Mediaset: un grande successo travolgente ma inaspettato. Ancora oggi la gente mi ferma per strada per un selfie e vuole che faccia il gesto del triccheballacche! Incredibile, dopo quindici anni ancora mi ricordano per quei cinque minuti di incazzicchiamento vero però!
D. Ha compiuto da poco 75 anni, come si immagina Portento tra 10/15 anni?
R. Non mi vedrò perché toglierò tutti gli specchi di casa! Andando al bar vicino a casa mi consolo, lì incontro coetanei messi molto peggio di me, ammuffiti che prendono la pillola blu perché non gli tira più, o di duecento chili, o con sette motorini nel cuore, o con problemi alla prostata, io a parte la pastiglia che prendo per la pressione alta e la sciatica non ho altre patologie! Quasi quasi rimetto gli specchi a casa a questo punto...
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joaquimblog · 8 years
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Fondazione Teatro La Fenice RICHARD WAGNER, TANNHÄUSERDirettore Omer Meir Wellber Regia Calixto BieitoPhoto ©Michele Crosera
Fondazione Teatro La Fenice RICHARD WAGNER, TANNHÄUSERDirettore Omer Meir Wellber Regia Calixto BieitoPhoto ©Michele Crosera
Fondazione Teatro La Fenice RICHARD WAGNER, TANNHÄUSER Direttore Omer Meir Wellber Regia Calixto Bieito Photo ©Michele Crosera
Alguna vegada Bieito m’ha exasperat perquè la radicalitat de la seves propostes ha aconseguit el que estic segur que ell pretenia, en altres ocasions senzillament no m’ha agradat i en altres m’ha convençut plenament, sense objeccions possibles, però sempre he reconegut que en tots els seus treballs per l’escena operística hi ha un treball teatral intens, tot s’explica i encara que en moltes ocasions topa amb els inevitables anacronismes que suposa afrontar la modernitat del missatge pretès amb un llibret que l’encotilla, però quasi sempre aconsegueix rompre aquesta barrera i enfortir l’essència que mai traeix, malgrat que els que no accepten que la creativitat artística alteri les acotacions del llibret original, no l’acceptaran mai. És un debat permanent que una vegada més ha sorgit arran de la nova producció del Tannhäuser estrenada a La Fenice de Venècia en coproducció amb la Vlaamse Opera d’Anvers , el Teatro Carlo Felice de Gènova i el Konzert Theater Berna.
El cast no és un gran què, no hi ha grans figures i alguns cantants són massa discrets per  a una òpera de vocalitats rotundes, però el conjunt funciona perquè precisament al darrera hi ha dues direccions que garanteixen la solidesa musical i la dramàtica.
Omer Meir Wellber, el director israelià que va passar fugaçment per Les Arts amb l’encàrrec impossible de succeir a una figura com Lorin Maezel, va ser l’encarregat de la direcció musical. La versió utilitzada va ser la de París (1861) en el primer acte i la de Dresden (1843) per els altres dos, i la veritat és que no sé si això és més trencador o provocador que el controvertida cunnilinció  que Venus obliga a fer a Tannhaüser i que tants comentaris, queixes i protestes ha provocat en la parròquia més ortodoxa.
La direcció és solida, molt teatral i dramàtica, obtenint de l’orquestra del teatre venecià una resposta esplèndida, amb sonoritats corpòries, càlides, sempre preservant l’equilibri i la tensió entre el lirisme intimista de les solituds del tercer acte o l’exaltació sensual de tota la llarga escena inicial al Venusberg. És una direcció més eficaç que genial, però que mai enterboleix la representació i sobretot afavoreix als cantants i jo diria que fins i tot els potencia, ja que sense ser grans i rellevants noms, enforteix el conjunt amb la força que sap extraure des del fossar.
El tenor irlandès Paul McNammara va substituir el dia del streaming a Stefan Vinke, que segons he llegit no va està gaire reeixit en les primeres representacions. No és una veu bellíssima, ni un cantant molt expressiu, però la veu és solida, els aguts són segurs i la línia és resistent, garantint la tranquil·litat en el extenuant tercer acte.
El baríton alemany Cristoph Pohl interpreta un Wolfram von Eschenbach esplèndid, per a mi és el millor de tota la companyia,  mentre que el baix ucraïnès Pavlo Balakin em va semblar massa jove per interpretar el Landgrave i sobretot massa impersonal.
La vessant femenina va estar ben servida per dues cantants bàltiques la intensa Venus de la soprano lituana Ausrine Stundyte, potser massa gèlida ui mancada de la deguda sensualitat i la letona Liene Kinča com a virginal i mística Elisabeth.
Magnífics els cantors Cameron Becker (Walther) i Paolo Antognetti (Heinrich)
Bieito, com no podem imaginar d’altra manera, escenifica el Tannhäuser en una contemporaneïtat poc definida, enmig d’un Venusberg sorprenentment situat en un obscur entorn natural amb els arbres de cap per avall i sense els excesos sexuals d’una bacanal inexistent, que hom podria imaginar del director burgalès, o un saló de Landgrave que més aviat sembla el vestíbul d’una estació de tren o aeroport que una “Dich teure halle”, tot plegat per moure els seus personatges molt ben definits i que construeixen unes situacions dramàtiques ben treballades i millor explicades que no traeixen la dualitat espiritual i sensual de l’original.
Els aspirants cantors són sectaris violents que sotmeten als seus membres (Tannhäuser no se’n lliura) a estranys rituals de sang, Elisabeth és un esser gèlid, un obscur objecte del desig de façana immaculada, mentre que Venus és la creu de la mateixa moneda, tota ella sensualitat. Òbviament no hi ha peregrins en escena i només en el final més obert possible, apareixen com ànimes poc definides a la recerca d’un encontre en la tercera fase. Impossible no reflexionar sobre el que Bieito ens posa sobre l’escenari. Potser la reflexió no ens agradarà, però el que estic segur és que quan la darrera nota s’hagi esvaït no tindrem la sensació d’haver assistit a un espectacle d’entreteniment, sortosament no.
Richard Wagner TANNHÄUSER
Hermann, landgrave de Turíngia, senyor del Wartburg: Pavlo Balakin Heinrich Tannhäuser, un minnesinger, poeta i cantor de l’amor: Paul McNamara Wolfram von Eschenbach, un minnesinger, company de Tannhäuser: Christoph Pohl Walther von der Wogelveide: Cameron Becker Biterolf: Alessio Cacciamani Heinrich der Schreiber: Paolo Antognetti Reinmar von Zweter: Mattia Denti Elisabeth, neboda del Landgrave: Liene Kinča Venus, deessa de l’amor: Ausrine Stundyte Un jove pastor: Chiara Cattelan Patges: Anastasia Bregantin, Laila D’Ascenzio, Emma Formenti, Veronica Mielli, Gianluca Nordio, Francesca Pelizzaro, Matilde Preguerra, Sebastiano Roson, Edoardo Trevisan
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice Director del cor: Claudio Marino Moretti Solistes del Kolbe Children’s Choir du Centre Culturel p.M.Kolbe de Mestre-Venezia Director musical: Omer Meir Wellber
Director d’escena: Calixto Bieito Disseny de vestuari: Ingo Krügler Disseny de llums: Michael Bauer Escenografia: Rebecca Ringst
Teatro La Fenice, Venècia 28 de gener de 2017
Mentre es pugui:
Possiblement el Tannhäuser signat per Bieito no esdevindrà icònic com altres produccions seves, però com tot el que ens proposa i moltes de les seves produccions ja han passat per aquí amb el seu corresponent apunt, motiven sempre reflexions a l’entorn de la proposta i això no ho poden dir totes les produccions, ni molt menys aquelles que es queden amb la literalitat del llibret.
LA FENICE 2016/17:TANNHÄUSER (McNamara,Pohl,Balakin,Kinča,Stundyte;Bieito,Meir Wellber) Alguna vegada Bieito m'ha exasperat perquè la radicalitat de la seves propostes ha aconseguit el que estic segur que ell pretenia, en altres ocasions senzillament no m'ha agradat i en altres m'ha convençut plenament, sense objeccions possibles, però sempre he reconegut que en tots els seus treballs per l'escena operística hi ha un treball teatral intens, tot s'explica i encara que en moltes ocasions topa amb els inevitables anacronismes que suposa afrontar la modernitat del missatge pretès amb un llibret que l'encotilla, però quasi sempre aconsegueix rompre aquesta barrera i enfortir l'essència que mai traeix, malgrat que els que no accepten que la creativitat artística alteri les acotacions del llibret original, no l'acceptaran mai.
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stillhere24 · 7 years
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Come te nessuno mai: elogio alla diversità
Mi sono rotta con questa storia che bisogna essere sempre tutti uguali, belli perfetti, alti… con un sorriso bianchissimo e tutti i denti bianchi come dei Tic tac. E chi non lo è? Chi non lo è deve sentirsi una merda! Chi magari ha le tette piccole, il naso storto e le labbra sottili si sente sbagliato e si rifà! Vedrai tra dieci anni… tra dieci anni saremo tutti uguali, tutti identici. Toccherà poi andare dal chirurgo estetico e dire: “Senta… mi può spaccare il naso cortesemente? Voglio averlo un po’ storto per darmi quel tocco di diversità”…. “Guardi. Ho le tette della quarta, me le fa della prima scarsa? Perché sa le quarte ce le hanno tutti. Mi fa le tette di un gatto maschio per piacere?”.
Secondo me la bellezza non vuol dire essere perfetti, ma vuol dire essere armonici dentro e fuori. Accettarsi per quel che si è. Lo dico per tutti i ragazzi che patiscono a scuola e tra gli amici, quelli che sono spesso vittima dei bulli. Ho una lettera per voi..
Cara Francesca, Alessia, Cecilia, Rosa, Martina… e poi aggiungete voi. Caro Mattia, Alberto, Riccardo, Filippo, Osvaldo, Mimmo e Fred… e poi aggiungete voi. Può capitare che in certi periodi della vita uno si senta fragile, si senta come le barrette ai frutti di bosco… che basta un niente a frantumarle. È normale. È assolutamente umano. Viviamo in un tempo fetente che ci vuole sempre al top, fichissimi, intelligentissimi, bravissimi a scuola, amatissimi… e anche pieni di like. Capirai?!
E se invece non sei così bella? Se sei tonda e gentile come la Nocciola delle Langhe… e nessuno ti guarda? Se c’hai sempre qualche brufolo pellegrino che fa il cammino di Compostela sulla fronte? Se la tua caviglia non è stretta come il cervello di chi ti critica? Se vivi nella vita reale e non vivi in Photoshop? E tu invece? Tu invece che sei maschio e ti senti medusa. Che non sei alto 1,90m, che non hai settemila muscoli che ballano sotto la maglietta… e quando giochi al calcio sembri un po’ il Gabibbo. Tu che porti la stessa felpa da un mese, perché solo con quella ti senti un po’ corazzato. Che porti i capelli lunghi fino al naso così non si vede che ogni tanto piangi. Che devi fare? Nulla devi fare. Nulla. Solo lasciarti crescere in pace. Amarti… questo si.
Perché la gente non sa quante cose belle ci sono dentro di te… è per quello che ti tormenta. Ma guardali… guardali! Vale la pena dar retta alle stronzate che dicono? Sono budini. Budini che si credono torroni. Solo tu sai quanto vali. Sei diverso? Minchia… Evviva! Vuol dire che sei un pezzo unico e originale. Come te nessuno mai. Io questo ho imparato con il tempo. A diventare un po’ speleologi di se stessi, tipo palombari. Solo quelli lo fanno nel mare. Tu ti metti lì e cominci a scavare… e ti ascolti.
Il tuo cuore è una conchiglia, se lo ascolti bene si sente un sacco di roba. Si sentono le onde, le maree, le burrasche, le bonacce… si sentono gli slanci del tuo cuore e le paure mescolate alle tue forze. E poi leggi… leggi tanto, leggi tutto, leggi anche quando sei al cesso, leggi anche le istruzioni del detersivo, leggi anche quello che ti sembra difficile. Lo hanno scritto degli uomini, c’hanno speso del tempo, qualcosa dentro che serve ci sarà. E perché attraverso le storie degli altri che si scopre di non essere solo… e che le cose che succedono a te, sono successe non sai a quanti. E poi ascolta la musica, fai che il tum tum del tuo cuore si mescoli al tum tum della batteria. E poi canta. Canta anche se sei stonato. Riempiti l’iPod e cammina, fino a quando ti fanno male i piedi e va via la voce.
Tirati su da quel divano, mettiti su una maglietta che ti sta bene… un po’ di rimmel se sei una femmina e un po’ di gel se sei un maschio. Tutti e due se sei gay. Impara prima di tutto a piacere a te stesso, quello che pensi di te è molto più importante di quello che gli altri pensano di te. Lo diceva Seneca, che non era affatto uno stupido.
-Luciana Littizzetto
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Come rideva! Due ciriege, le labbra. E che denti! Ma, da quelle labbra, neppure un bacio; dai denti, sì, qualche morso, per castigo, quand’io la afferravo per le braccia e non volevo lasciarla se prima non le allungavo un bacio almeno su i capelli.
Il fu Mattia Pascal - Pirandello
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