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#stile contemporaneo
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cardhousedotcom · 10 months
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Milan Studio An idea for a home studio with gray walls, a regular fireplace, and a concrete fireplace features a mid-sized contemporary freestanding desk, a concrete fireplace, and a gray floor.
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bigbangbloom · 11 months
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Milan Contemporary Living Room Living room library - large contemporary open concept light wood floor and beige floor living room library idea with multicolored walls, a ribbon fireplace, a metal fireplace and a wall-mounted tv
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laceysturmquotes · 1 year
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Traditional Family Room Example of a mid-sized classic open concept family room library design with white walls and a media wall, a medium tone wood floor, a yellow floor, a tray ceiling, and wainscoting.
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lillu-kr · 1 year
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Contemporary Pool (Florence)
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abr · 5 months
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Ho conservato la fede. Dopo la messa di Natale, la peggiore messa di Natale della mia vita: bonghi africani, chitarre americane, predica pronunciata in mezzo ai banchi, alleluia con battiti di mani e rotear di braccia. L’oscena coreografia è stata il momento più turpe (io sbigottito, impalato) di una messa cattoprotestante stile Anni Settanta, assordata da “sottoprodotti sotto-Sanremo” come li chiamava Arbasino. Con un tocco contemporaneo, genderista, rappresentato dalla chierichetta dai lunghi capelli. Più volte ho pensato di uscire ma rischiavo di non trovare altre messe e recare un ulteriore dispiacere a Gesù, già tanto offeso da tanta dissacrazione. Allora ho pregato affinché a bonghista e chitarrista si paralizzassero le mani, ai coristi le corde vocali, alla chierichetta venisse un attacco di diarrea, al celebrante di afonia... Non metterò più piede in quella chiesa (non la nomino perché lo sfacelo della liturgia è generale e perché i parroci sono spesso trascinati dai parrocchiani: la Chiesa puzza sia dalla testa, Papa Francesco, sia dalla coda, i coristi cattochitarristi). Ma ho conservato la fede. Ho troppo bisogno di quel Bambino in cattive mani.
https://www.ilfoglio.it/preghiera/2023/12/27/news/la-peggiore-messa-di-natale-della-mia-vita-6046943/
Grande aristo-sodale tra tanta plebaglia, Camillo Langone.
E' da 'na vita che si assiste a questo degrado, a questo sciogliersi nel finto sociale soviet perdendo ogni caratterizzazione e ogni senso, sempre peggio, purtroppo non limitatamente ai "sottoprodotti sotto-Sanremo". L'unica cosa non ipocrita è che Dio non lo nominano manco più, in quei consessi là dentro. Giustamente si vergognano.
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fashionbooksmilano · 1 year
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Manolo Blahnik
The Art of Shoes. La ricerca della perfezione
Cristina Carrillo de Albornoz
Skira, Milano 2017, 128 pagine,  21 x 30cm, 100 ill.colori, cartonato, ISBN  9788857234991
euro 42,00
email if you want to buy [email protected]
Eleganza raffinata, genio architettonico, stile inconfondibile: le scarpe di Manolo Blahník sono considerate capolavori del design contemporaneo. Sono oggetti al tempo stesso femminili e forti, d’avanguardia e senza tempo, e attingono a una vasta gamma di forme, colori e materiali.A cosa si ispirano le visioni creative apparentemente illimitate di Manolo Blahník? Pubblicato in occasione di una grande mostra internazionale, questo libro esplora attraverso una serie di voci in ordine alfabetico le fonti d’ispirazione e le passioni che si celano dietro le celebri creazioni di Manolo Blahník. Il volume offre uno sguardo inedito sull’arte e l’artigianalità delle scarpe di Blahník, ma anche sulle relazioni e le esperienze che influenzano il suo lavoro: dall’amata famiglia e dai preziosi ricordi dell’infanzia trascorsa alle isole Canarie, fino alle sue muse – Anna Piaggi, Diana Vreeland, Julie Christie, Paloma Picasso – e alla passione per l’architettura, la letteratura e il cinema. Aneddoti molto personali, tratti dalle conversazioni con l’autrice Cristina Carrillo de Albornoz, curatrice della mostra, offrono al lettore la rara opportunità di scoprire dalle parole di una leggenda della moda la visione che sta dietro un paio di calzature.
Milano, Palazzo Morando 26 gennaio – 9 aprile 2017 San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage 28 aprile – 21 luglio 2017
14/04/23
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ars-solitudine · 2 years
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[TRAD ITA] 230614 POST INSTAGRAM DI LOUIS VUITTON:
“J-Hope e il Keepall. Un’estensione della sua forma mutevole, il Keepall iconico di Louis Vuitton viene mostrato dall’ambasciatore di casa, la sua coreografia accentua lo stile contemporaneo della borsa da viaggio continuamente reinventata.
#jhope #LouisVuitton”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Xina)
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Le Tendenze Moda Imperdibili per la Primavera Estate 2024
Mentre ci avviciniamo alla bella stagione, è essenziale esplorare le tendenze moda che caratterizzeranno la Primavera Estate 2024. Prepariamoci a un’esplosione di stili innovativi e rivisitazioni di classici, perfetti per rinnovare il guardaroba e anticipare gli acquisti durante i saldi. Micro Frange: Una Rivoluzione nei Dettagli Le micro frange segnano una svolta nel panorama della moda…
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti 
IL DOMINIO DELLO STILE
Quello di "El Greco", al secolo Domínikos Theotokópoulos, è un frammento singolare e grandioso della storia dell'arte europea. Una mostra al Kunstmuseum di Basilea, nel 2022, ha proposto l'apparentemente ardita comparazione tra l'artista d'origine cretese e Pablo Picasso. E' plausibile. Ed è offerta da alcuni riscontri. Eppure, è più interessante riflettere oltre questa suggestione. Vissuto tra il secondo quarto del '500 e il primo ventennio del '600, El Greco esordì come pittore di icone costantinopolitane: origine stilistica non comune. In seguito, soggiornando prima a Venezia e poi Roma, assorbì nuovi modelli formali: come Picasso, fu una "spugna" di straordinario talento. Infine, si trasferì a Toledo, la sua ultima dimora. Lasciò tracce indelebili ovunque abbia vissuto. Contemporaneo dei grandi artisti veneziani del secondo '500, lo fu anche di Caravaggio. Ma rimase, sempre, intimamente restio a prediligere uno stile: preferì piuttosto la ricerca, la sperimentazione, la genialità creativa, la forma narrativa originale. Così, la sua pittura non stanca mai: è sempre una scoperta, l'effetto di un desiderio di libertà al quale già la "Maniera" aveva dato la stura. Eppure, ancora non mi è sufficiente: per comprendere El Greco, la riflessione mi conduce verso il tema dello stile, quel particolare tratto estetico dal quale passa l'interpretazione dello sguardo e non dell'oggetto. Come accade nell'immagine iconica e nella pittura del vicino Oriente, le figure, i paesaggi, i colori, i racconti, formano una traccia riconoscibile, declinata per modelli simbolici, segni che rimandano a percezioni, a stati d'animo, a riflessi dello spirito. Questo segno stilistico che giace nel profondo, segue El Greco in tutti i suoi testi pittorici, coraggiosi, a volte stupefacenti, indifferenti al reale della "rappresentazione", distanti dall'irreale della "presentazione" astratta. Domina il gusto per la forma piegata dai meandri mai percorsi della mente. Che è sovvertimento dello sguardo. Che vorrebbe giungere fino all'estremo, impenetrabile sogno dell'arte: la fonte della creatività. Forse, a stupirsi di quelle immagini pittoriche fu proprio lui, l'autore, il primo osservatore dell'opera conclusa. La meraviglia divenne piacere eccentrico capace di sollevare l'animo, di spingere la fatica oltre se stesso, oltre l'abitudine della maestria, verso quel confine affascinante che lascia intravedere un'accesso impossibile: l'origine del primo segno, la ragione del primo gesto.  L'arte. Che prima di esistere, è bagliore di ombra. 
Domínikos Theotokópoulos detto "El Greco" (1541 - 1614): "Ragazzo che soffia su un tizzone acceso", "El soplón", 1570 - 1575, Museo di Capodimonte, Napoli
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giallo4ver · 1 year
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Seguire Sanremo con gli "amici" di famiglia vuol dire litigare con il cinquantenne omofobo e razzista guarda caso leggermente simpatizzante della vecchia destra che dice cose tipo: "Io non ho niente contro (minoranza di qualsiasi tipo X/artista contemporaneo X) MA...".
Le cose più banalmente tristi di tale dibattito fallimentare:
1. Tale soggetto si scaglierà contro baci tra uomini o baci tra donne a caso, che questi siano solo scena o che siano tra partner (poi magari è il primo che a tavola in locali raffinati parla di argomenti poco consoni alle circostanze ad alta voce facendo fare figure di merda planetarie).
2. Tale soggetto criticherà gli outfit femminili additandoli come troppo corti e zoommando sulle mutande delle povere cantanti mettendoti a disgaio perché onestamente non ti interessa guardare sotto le mutande dei costumi scenici: sarebbe come andare a guardare sotto i tutù delle ballerine della Scala. Cioè no. Cosa ti focalizzi su certi dettagli di vestiario.
3. Tale soggetto ti dirà che i cantanti della sua generazione hanno fatto tutti successo perché seguivano un certo rigore (ma tutti hanno presente varie scenate accadute nel corso della carriera di svariati soggetti e tutti sanno che UNO SU MILLE CE LA FA, quindi i cantanti che hanno avuto successo dagli anni 70 in poi sono una piccola parte di quelli che hanno tentato la carriera).
4. Tale soggetto criticherà i Coma_Cose per poi ricredersi nel momento in cui scopre che si sposeranno...cringe. Apprezzali a prescindere se ti piacciono veramente.
5. È impossibile spiegare a tale soggetto che l'arte non ha esattamente dei canoni fissi e che anzi si costruisce staccandosi dalle tradizioni e sperimentando e che tutti gli artisti lo fanno, altrimenti non sarebbero poi famosi: il loro modus diventa poi maniera, stile e moda, fino a quando non arrivano nuove spinte sociali e politiche che modificano gli assetti societari e le convinzioni.
6. Tale soggetto arriverà a dire che è meglio suicidarsi come Tenco che accettare la propria natura o il proprio fallimento...a questa penso si sia rivoltato nella tomba pure Tenco stesso.
7. Tale soggetto, con i discorsi più sessisti, banali e misogini, ti costringerà a difendere perfino Chiara Ferragni, persona per cui non nutri né astio né eccessiva stima e che quindi pasce solitamente nell'indifferenza cosmica.
8. Tale soggetto magari è il primo che si fa una pippa su certi siti più o meno leciti, ma non sia mai che Elodie metta una tutina nera per cantare sul palco dell'Ariston, perché "Tu rappresenti la canzone italiana". Tesoro sai questo perbenismo da anni 20 del 1900 dove puoi infilartelo? Ecco.
Dio Caro e la Madonna datemi la pazienza con sta gente perché se mi date la forza vado a finire sul giornale per una minchiata come Sanremo.
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paolochermaz · 2 years
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Il “Glam Style” dell’autunno Lo stile femminile di questo autunno attinge a piene mani dagli anni settanta ed ottanta, fantasie e colori intensi, si rinnovano in pattern che, pur traendo ispirazione da quel periodo, descrivono uno stile dinamico e contemporaneo. Camicie e chemisier tornano prepotentemente protagonisti grazie anche alle temperature miti di questo autunno, realizzati con tessuti stampati fluidi ed elastici sottolineano una femminilità sensuale ma discreta. Le sovrapposizioni di maglie e capi più pesanti saranno sempre possibili non appena le temperature si abbasseranno, al momento godiamo dello splendido autunno romano. . —————————————— In shop ed online —————————————— George’s donna via della Rotonda 5 Roma 📞0668136205 www.georges.it [email protected] Info e direct order Direct Whatsapp 0668136205 ——————————————— #georgesroma #womanstyle #italianstyle #boutique roma #outfitoftheday #fashion #styleinspirations #fashioninspiration #igersitaly #instafashion #styleinspiration #lifestyle #fashionphoto #instagood #influencer #stylish #instastyle #fashionlover #fashionaddicted #fashwiondiaries #details #lookoftheday #womenwithstreetstyle #fashionmood #georgesdonna #fashionstore (presso George's Roma) https://www.instagram.com/p/CkiBl9QqDIN/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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tempi-dispari · 2 years
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New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2022/11/02/letatlin-noi-sappiamo-esprimerci-in-forma-incompiuta-solo-con-la-nostra-musica/
Letatlin: "noi sappiamo "esprimerci" in forma (in)compiuta solo con la nostra musica"
Il post punk è un’etichetta fluida, che non ha confini in quanto a contaminazioni, cambiamenti e ammodernamenti. Come spesso accade in Italia è relegata a genere di nicchia, per pochi eletti. Ma non sembra essere un problema. Rappresentanti della corrente musicale ci sono e continuano a produrre notevoli dischi. E’ questo il caso dei Letatlin, duo reduce dalla recente pubblicazione del loro ultimo disco. In questa intervista a Tempi Dispari Mel de Vivre e Hans Plasma raccontano il recente lavoro, il loro genere, e il loro punto di vista della scena in Italia.
Una veloce presentazione per chi non vi conosce.
Letatlin esiste da fine anni 90. La band ha assunto da tempo una formazione a 2: Marc Mal de Vivre e Hans Plasma. Entrambi suoniamo chitarre, synth, drum machine varie, basso.
Testi scritti rigorosamente mai a 4 mani…insomma tutto (o quasi tutto) lo si fa’ a meta’.
Amiamo la sperimentazione come il garage rock, la new wave e l’elettronica.
Abbiamo autoprodotto il nostro primo LP  “missili sul giappone” nel 2002. “seaside” il nostro nuovo album e’ il 5to (escludendo alcuni EP) della nostra discografia e lo stiamo promuovendo con l’aiuto della (R)esisto distribuzione.
Stiamo già lavorando a un nuovo disco.
Se volete saperne di piu’ www.letatlin.net o potete ascoltare molto materiale su www.letatlin.bandcamp.com
Quanto è difficile essere post punk in Italia? 
Non conosciamo molti gruppi post-punk in Italia oggi. Comunque esprimersi nel nostro paese con questa attitudine musicale è stato sempre piuttosto difficoltoso. Pensiamo ad esempio a un disco notevole, veramente di respiro europeo come “Sick Soundtrack” (1980) dei Gaznevada che è rimasto praticamente (e purtroppo) sconosciuto eccetto per un pubblico super selezionato.
Il vostro disco, un’ esigenza espressiva o una necessità tecnica?
Noi sappiamo “esprimerci” in forma (in)compiuta solo con la nostra musica. Dunque diremmo che è prima di tutto un’ urgenza esistenziale! Suonare e fare nuovi pezzi ci accompagna da tanti anni, sopravvive a tanti cambiamenti. 
Perché il post punk?
Per semplicità di comunicazione, come tutti i gruppi (spesso loro malgrado) per comunicare “cosa suonano” anche noi dobbiamo citare qualche band di riferimento per dire da dove veniamo, insomma dichiarare “piu’ o meno” a quale tribù apparteniamo. 
Per come lo intendiamo noi definirsi “post-punk” è dichiarare di avere un’attitudine che include direzioni stilistiche anche differenti (vedi gruppi come Joy Division, Suicide, Nick Cave, The Fall, Sleaford Mods, Felix Kubin, Pixies, Pavement, Tarwater, Wire, Wall of Voodoo, the Residents, Devo,  etc) che hanno in comune però un mood e dei testi sempre diretti, urgenti, abrasivi e sperimentali. 
Sappiamo benissimo però che il giornalismo musicale ha ingabbiato il post-punk in un periodo molto preciso e con un sound molto più definito, molto piu’ chitarristico, di quello che noi attribuiamo ad esso. Per quanto ci riguarda pensiamo che un’ attitudine “post-punk” possa ritrovarsi già in gruppi garage metà / fine anni ’60 come pure nel primissimo Brian Eno o nei Neu! …e che dire dei Residents! 
E’ un genere ancora così di rottura o è stato edulcorato? 
Se per edulcorato intendi ibridato da altre influenze musicali diremmo di SI. Ma e’ nella sua natura! Vedi Sleaford Mods. Grande gruppo contemporaneo che usa semplicemente un laptop con basi prefatte e la voce del cantante. Sono essenziali, aggressivi e molto originali. Orgogliosi della loro formula.
Circa essere di “di rottura”: rispetto cosa? Il post-punk scalzò i 4 accordi “così di rottura” del Punk perché dopo pochissimo era diventato “stile” pure quello. 
Dunque crediamo che definirsi post-punk abbia un vantaggio: quello di avere libertà espressiva all’interno di una formula comunicativa che rimane underground e che rifiuta dunque la pura tecnica come primo requisito. Noi ci affidiamo più alle intuizioni e ai collages sonori.
I vostri testi sono piuttosto intimisti. Da cosa prendete spunto? Situazioni o sensazioni?
Ci piace sperimentare, spesso più che emozioni vorremmo trasmettere visioni. Le mascheriamo davvero molto usando giri di parole, layers di synth analogici, interminabili ripetizioni, dislessie, etc. In più siamo anche un tantino timidi. 
…ma a parte questi difetti, in “seaside” siamo riusciti a tirar fuori 8 “paesaggi sonori” che ci piace definire post-punk. Ognuno di essi vive di vita propria. Storielle brevi con un sound adeguato e che soprattutto non comunicano fra di loro.
Se mi volessi avvicinare al post punk, quali dischi e band consigliereste?
Il cuore ci direbbe The Fall ma data la relativa ostilità di quel rompicoglioni che era M.E.Smith alla fine sarebbe forse più saggio iniziare da dei classici come Real Life dei Magazine, Unknown Pleasure dei Joy Division, The Queen Is Dead degli Smiths o (insistiamo) anche Divide and Exit dei contemporanei Sleaford Mods.
Il disco sembra voler portare il messaggio che esiste ancora uno spazio in cui si può essere liberi di esprimersi, quel centimetro quadrato di cui parla Moore in V per vendetta. Questo spazio esiste o no? 
Per noi questo spazio deve esistere per forza dato che sappiamo esprimerci solo li dentro. 
Una domanda che non vi hanno mai fatto ma vi piacerebbe vi venisse rivolta?
Una domanda che ci piacerebbe potrebbe essere:
“descrivete un vostro brano di seaside”.
La risposta potrebbe essere: 
“the return of the Yeti” parla della freddezza e dell’ incomunicabilità tra due persone che a volte esiste in maniera inevitabile e naturale. Il sound è composto da suoni elettronici e da una chitarra fredda e tagliente che esprime la difficoltà di questi rapporti. Essi si contrappongono al basso e alla chitarra di accompagnamento che seguono invece un ritmo lento dal sound più caldo e vivo a suggerire che siamo fatti di carne e sangue.
Domanda Tempi Dispari: se foste voi gli intervistatori, chi intervistereste (vivente e non) e cosa gli chiedereste? 
Marc: Yello o Iggy Pop. “quando e quanto” si sono più divertiti nella loro carriera.
Hans: mi piacerebbe intervistare Rose Selavy e passare una notte d’amore con lei.
art cover SEA SIDE inside double final- nuova
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano, La mostra "100+1 Alberto Rosselli per Saporiti Italia"
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Milano, La mostra "100+1 Alberto Rosselli per Saporiti Italia". La mostra ‘100+1 Alberto Rosselli per Saporiti Italia’ in programma all’ADI Design Museum di Milano dal 7 al 30 ottobre 2022 racconta, a 101 anni dalla sua nascita, la figura poliedrica e il lavoro di uno dei padri e grandi maestri del design contemporaneo, l’architetto e designer Alberto Rosselli, in particolare attraverso il suo rapporto duraturo e prolifico con Saporiti Italia, l’azienda fondata nel 1948 da Sergio Saporiti a Besnate (Varese), di cui Rosselli è stato art director dal 1966 al 1976. A cura di Federica Sala e con l’allestimento di Marti Guixé, l’esposizione è realizzata in collaborazione con Centro Studi e Ricerche Sergio Saporiti, archivio Alberto Rosselli, diretto da Paolo Rosselli, CSAC / Università di Parma e Università IUAV di Venezia / Archivio Progetti. La mostra prende il nome anche dalla riproduzione di 100 poltroncine Jumbo, uno degli oggetti più originali e interessanti disegnati da Rosselli per Saporiti Italia, reinterpretate attraverso l’uso del colore da dieci importanti studi di architettura internazionali. Il centunesimo pezzo del titolo della mostra è una chaise longue Moby Dick, vera e propria icona del design italiano, disegnata da Rosselli per Saporiti nel 1968 e utilizzata in alcuni film e serie TV degli anni ‘70.   La mostra è organizzata all’interno dell’ADI Design Museum di Milano, a richiamare quell’Istituzione, l’ADI, di cui nel 1956 Alberto Rosselli fu tra i fondatori insieme a Gillo Dorfles, Ignazio Gardella, Vico Magistretti, Bruno Munari, Angelo Mangiarotti, Marcello Nizzoli, Antonio Pellizzari, Enrico Peressutti, Giulio Castelli, Albe Steiner e Gio Ponti, con cui Rosselli aveva anche creato nel 1954 il prestigioso premio Compasso d’Oro.   Concepita come una retrospettiva non monografica, l’esposizione insiste sul concetto di modernità che ha permeato il lavoro di Rosselli proprio grazie all’incontro con Sergio Saporiti, a partire dall’intuizione di focalizzarsi su materiali e tecnologie non tipiche del settore dell’arredamento, puntando sull’utilizzo di materie plastiche e di materiali compositi, che hanno permesso alla Saporiti Italia di creare oggetti dalle forme e dalle funzionalità sorprendenti, del tutto rivoluzionari per l’epoca e ancora assolutamente contemporanei oggi. Il percorso espositivo si apre con l’installazione lunga 15 metri del divano modulare Dune, che potrà essere utilizzato dai visitatori della mostra per assistere alle proiezioni su ledwall dei materiali storici sul lavoro di Rosselli e Saporiti.   Una lunga teca presenta l’intera collezione della rivista Stile Industria, fondata e diretta da Rosselli, con focus sugli articoli e sugli editoriali più interessanti di Alberto Rosselli e sulle copertine della rivista create da importanti grafici come Giulio Confalonieri, Max Huber, Enzo Mari, Bruno Munari, Ilio Negri, Bob Noorda, Michele Provinciali, Albe Steiner, Pino Tovaglia, Heinz Waibl e altri. L’elemento centrale della mostra è una grande e scenografica libreria in vetro che ospita 100 poltroncine Jumbo in cento differenti colori, scelti da dieci importanti studi di architettura internazionali - Massimiliano & Doriana Fuksas, Marti Guixé, Toshiyuki Kita, Mauro Lipparini, Park Associati, Portman Architects, SITE James Wines, storagemilano, S20M Antonio Ventimiglia, Carlos Zapata - e una chaise longue originale Moby Dick bianca del 1968.Originariamente realizzate in vetroresina e oggi presentate in fibra di basalto, un materiale ecologico e riciclabile, le 100 Jumbo diventano così un grande atlante cromatico, in cui i dieci colori scelti da ciascuno studio aggiungono altrettanti diversi storytelling ad un pezzo che fa parte della storia del design italiano. In mostra sono presenti anche una selezione di oggetti, quali le poltrone Play e P110, il divano Confidential, la libreria P800 e molti disegni originali e immagini e filmati d’epoca, fra cui il film 007 The Spy Who Loved Me e la serie TV di fantascienza Space 1999 con protagonisti i pezzi di Rosselli. Infine, di particolare rilevanza, la presentazione del modulo abitativo della Casa Mobile, realizzato in occasione della storica mostra curata da Emilio Ambasz nel 1972 al MoMA, Italy: the New Domestic Landscape, raccontato in mostra attraverso filmati, disegni e immagini d’archivio. La mostra ‘100+1’ è narrata in un catalogo edito da Quodlibet, che pubblica anche, proprio in occasione della mostra di Saporiti Italia un importante libro sul lavoro di Alberto Rosselli, curato da Paolo Rosselli con Elisa Di Nofa e Francesco Paleari. Le 100 Jumbo reinterpretate dai dieci studi di architettura selezionati dalla Saporiti Italia e la rara chaise longue Moby Dick saranno vendute in un’asta organizzata da Cambi Casa d’Aste, in contemporanea con la mostra, a partire dal 7 ottobre e fino al 7 novembre 2022. Il ricavato sarà utilizzato dalla Saporiti Italia per sostenere e promuovere le attività del Centro Studi e Ricerche Sergio Saporiti nel mondo della cultura, del design, dell’arte, della creatività.... Read the full article
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leparoledelmondo · 2 years
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Plasticene
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La distribuzione e l’abbondanza di macro e microplastiche nel mondo sono così estese che molti scienziati le usano come indicatori chiave del periodo contemporaneo definendo una nuova epoca storica: il Plasticene. Qui sotto potete leggere alcuni suggerimenti per evitare le microplastiche nella vita di tutti i giorni.
E’ molto comodo e veloce cuocere nel microonde, ma attenzione al contenitore! Non cuocere nel microonde cibi in imballaggi di plastica. I contenitori per alimenti in plastica (es. ciotole, sacchetti per il riso o per popcorn) con alte temperature possono rilasciare microplastiche e le sostanze chimiche di cui sono fatte.
Evitate bicchieri monouso da asporto in plastica o polistirolo, soprattutto per bevande calde, meglio usare contenitori di vetro o metallo riutilizzabili. Sapevate che durante il tempo necessario per bere un caffè (15 min) lo strato interno di plastica del bicchiere può rilasciare fino a 25mila microplastiche?
Avete l’abitudine di ordinare il pranzo o la cena takeaway? Meglio scegliere ristoratori che utilizzano contenitori in carta o ancora meglio se avetei un posto di fiducia, chiede di riempire il vostro contenitore in vetro.
Mangiate cibo di stagione e limitate i prodotti coltivati in serra. I teli di plastica per le serre esposti a sole, vento e acqua possono rilasciare microplastiche e sostanze nocive, come gli ftalati, nella frutta e verdura coltivata all’interno.
Leggete le etichette e cercate di evitare i prodotti che contengono microplastiche. I comuni detersivi per la casa spesso contengono microplastiche che vengono aggiunte di proposito nella formula come agenti abrasivi o per controllare l’aspetto e la stabilità di un prodotto. Di solito hanno nomi come butylene, ethylene, styrene, polyethylene, nylon o polyurethane ecc. Scegliete detersivi ecologici per la casa realizzati con materie prime di origine vegetale. Vi stupirà vedere quanto è efficace il potere pulente della natura!
Per ridurre l’usura degli attrezzi da cucina in plastica ed evitare che rilascino microplastiche, meglio non lavare in lavastoviglie piatti, bicchieri, posate e i contenitori di plastica. Il lavaggio ad alte temperature e ripetuto può deteriorare la plastica di cui sono fatti e determinare il rilascio di microplastiche, che finiscono nello scarico assieme alle sostanze chimiche di cui sono fatte.
Vestire con stile si, ma naturale. Sapevate che i tessuti come poliestere, poliammide/nylon, acrilico, elastane sono plastica? Significa che siamo praticamente vestiti di plastica: dalle sneakers ai giubbotti imbottiti, dalla biancheria intima ai costumi. Ogni anno negli oceani finiscono mezzo milione di tonnellate di microfibre di plastica a causa del lavaggio di tessuti sintetici: una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica!
I pneumatici sono tra i rifiuti di plastica maggiormente presenti sul fondo del mare e tra le principali fonti di microplastiche in tutto il mondo. Mentre guidiamo, l’abrasione fa sì che si rompano minuscoli pezzettini di gomma: i fuoristrada, ad esempio, perdono circa un chilo di gomma nel corso della loro vita utile (6 anni in media). Guidate di meno, meglio fare una passeggiata a piedi o in bicicletta, così inquinate meno e fate pure un poco di esercizio. E per i più pigri meglio utilizzare i trasporti pubblici e le infrastrutture ferroviarie. 
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