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Similes Countdown (longplay) for the ZX81
#youtube#Similes Countdown#ZX81#Educational#Edutainment#Education#Educational Game#Quiz#Quiz Game#Similes#Simile#Longplay#AVC Software
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I'm a profesional saxophonist, of twenty-odd years now, christ I'm old, and your "Sax o phone chord practice !👍" came onto my dash, and, thought I'd spend a minuet to comment on it, thought you'd be interested, maybe.
The ranges are a tad odd, if I were to arrange it, I'd use a bass saxophone for the low ranges, but, by my shit ear, it could be played on a bari
The tambres are bizzare, they're all possible, easily, but, not ones you'd ever see in the same musical context, to explain, picture (sound?) a vivaldi string piece, acompanied by early-80s synthpads, and a "weird al" yankovic polka meddley. They sound fine, it's just odd.
One bit sounds like "The Final Countdown"
Overall, sounds good, you wouldn't get a similer tone if you gave this to a bundle of session players, but they could play it easy. You'd be shocked how many pices I get given to work with that are unplayable, I can't do sixty-fourth note scale runs, or hold a note for ninty seconds. (ok, I can do the latter, but not most notes, or contexts, circular breathing is hard)
Thank you for the insight, mister saxophone. I am not privy to the typical ranges of most wind/brass instruments, at least not by their upper and lower limits, but I knew I was definitely overextending the lows in many spots, spots that'd probably suit a different brass/wind instrument a bit more comfortably. The note on timbre is something I noticed really quickly, they definitely don't cohere as well as I'd like, despite them using the same emulated room environment, which ultimately means the timbre of the instrument itself is off - and it is. I am trialing a certain physically-modeled synth that emulates the sax, so it's not actually a traditional sample library - that comes with some benefits, like easy articulations, no delay and much more custom timbre and room-tone/space, but obviously it doesn't really sound like a real wind section. I could probably do that but it'd take a lot of fiddling, and that was more made for composition practice :P Bye mister saxophone
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Hard day at the office
E' ecco che è arrivato.
Come quando sei a passeggiare tranquillo al sole, nelle cuffie suona quel nuovo gruppo che avevi salvato in playlist per momenti come questo... tu e la musica. Cammini, pensi, ma ad un certo punto, splash! Pesti una cacca di un cane e torni violentemente sulla terra. E' stato bello, finchè è durato.
Nella corsa anche funziona allo stesso modo, ma l'atterraggio è forse più duro da assorbire della cacca di un cane.
Sono passato da un blocco di un paio di mesi in cui ho corso come non avevo fatto mai prima. Andavo veloce, velocissimo, non sono mai stato così veloce. Sono una pippa e non scrivo qui i tempi del mio andare velocissimo che sicuramente vi farebbero ridere, però per me ero velocissimo e questo è quello che conta. Anche se non mi è mai fregato nulla, però diciamolo, quando vedi quella medaglietta su Strava color oro un po' ti senti soddisfatto. E' in fondo una piccola pacca sulla spalla. Significa che adesso sei meglio di prima, oggi sei andato più forte di ieri. Bravo.
Poi arriva il giorno in cui, si magari sei un po' stanco, i volumi aumentano, qualche acciacchetto viene fuori, è qualche giorno che non hai così tanta voglia di uscire a correre, però in fondo che potrà mai succedere. Scaldati e vedrai che quando il countdown del Coros inizierà a ticchettare, si partirà a girare alla grande, come l'altro ieri, quei 5 minuti di ripetuta sono volati. 3,2,1, via
...mmm...
Diciamo che la prima ripetuta del blocco è sempre per me la più difficile, anzi forse la seconda perchè devo spezzare il fiato, vedrai che dalla terza andiamo a blocco
... niente!
Kaput!
Non va! Che succede amico?
Entro in un turbine di pensieri, non può essere così, perchè non va? perchè giro 10/15 secondi al chilometro più lento e sembra che stia facendo lo sforzo più grande di sempre.
Arrivo all'ultima ripetuta a pezzi, il cuore alle stelle, dolori ovunque, fiato corto. Gli ultimi 15 minuti di defaticamento sono un macigno. Li passo a rimuginare sul perchè, come è possibile, cosa è successo? Eppure ho mangiato bene, dormito, riposato, perchè sembra che stia per esplodermi il petto dopo 5 fottute ripetute da 6 minuti di merda! Ho fatto molto di peggio due settimane fa e pure non stavo così. Il Coros suona di nuovo e mi dice che per oggi può bastare. Grazie, lo sapevo! anzi, avrei smesso mezz'ora fa almeno. Poi rientri, ti fai la doccia e piano piano ti ricordi che era già successa una cosa simile l'anno prima. Che eri già passato dal dire Non ho mai corso così forte a Non sono mai stato così male in pochi giorni e alla fine che è successo? Niente, hai continuato a correre. Passi qualche giorno a farti mille seghe mentali e poi il giorno dopo comunque rimetti le scarpe e, si dai oggi sempre una merda ma un po' meglio di ieri. Non gira come prima ma almeno gira. Poi il giorno dopo, il lungo da tre ore ti fa staccare un po' la spina e ti perdi tra i pensieri in un bosco mentre si fa giorno. Stai meglio e ti diverti. Ti torna la voglia di stare fuori a correre e così piano piano torna il sorriso.
La domenica c'è il sole. Faccio una passeggiata almeno sciolgo anche un po' le gambe. Metto la pettorina a Brando, le scarpe a Valerio e passo il piumino a Betta e andiamo fuori a camminare.
Parliamo, stiamo in silenzio, camminiamo.
Ognuno con i suoi pensieri.
Ad un tratto, splash!
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Con il countdown di Natale alle spalle rimangono tante altre serate per giocare in compagnia di amici e partenti, almeno sino alla Befana, proprio per questo non poteva che capitare meglio dagli amici di Hirtemis: On Air, Play Like a DeeJay il partygame creato da Ciccio Lancia, che ci farà diventare per una sera come Linus, Wad, La Pina, Albertino, il Trio Medus, Alessando Cattelan, Marisa Passera, Nikki, etc etc... insomma ci farà diventare come uno dei mitici speaker di @mydeejay
Creando On Air, Play Like a DeeJay, @FrancescoLancia ha immaginato un gioco facile da imparare ma niente affatto banale: dovremmo presentare delle canzoni a partire da una notizia o un messaggio dagli spettatori da casa, MA, un solo giocatore ha davvero la notizia o il messaggio mentre tutti gli altri dovranno inventare come presentare la canzone senza alcun indizio. Una volta che tutti avranno presentato la loro canzone si faranno punti in base a chi ha indovinato e chi è stato più bravo a bluffare e con la modalità avanzata avrete tutta l'esperienza dei veri deejay!
Con un sistema di gioco simile a quello di Dixit, On Air, Play Like a DeeJay, porta il mondo della sui tavoli dei boardgamer, con un gioco da tavolo molto divertente nelle dinamiche ma anche affascinante, un boardgame con tematiche e componentistica che vi conquisteranno!
On Air, Play Like a DeeJay un party game da 3a8 giocatori, consigliato dai 10 anni in su, per una durata stimata di TUTTO IL TEMPO CHE VOLETE, creato da Ciccio Lancia, edito in Italia da Asmodee
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S4e7 Silence in the Library Part 2
Relationships: 10th Doctor x reader, River x reader (platonic), River x Doctor (platonic), Donna x reader (platonic), Donna x Doctor (platonic)
Summary: rewrite of S4e7 Silence in the library and S4e8 Forest of the dead. No romantic Doctor x River, l'm sorry. The Doctor, Donna and you find yourselves in the biggest library in the universe. You meet a woman called River Song, and then the shadows turn against you.
Warning: mentions of death, people are eaten by the shadows, River dies
"It's a carnivourus swarm, you can't reason with it!" River yelled at the Doctor.
"Five minutes!" Of course he wanted to talk to Vashta Nerada. What were you expecting?
"Y/N, you come with me," she ordered then. If there was one thing she could do, then by god she would keep you safe.
"Other Dave, stay with the Doctor, pull him out when he's too stupid to live. The rest of you, follow me!"
~
"You know, l keep wishing you were here. That you and the Doctor were here." River was kneeling with you by the circular trap door. The room was, for the time being, clear of shadows.
"But we are. River, l'm here," you assured her.
She opened her mouth, and then stopped. She looked at the floor and started again. "You know when you see a photograph of someone you know, but it's from years before you knew them. And it's like... like they're not finished, they're- they're not done yet." She took a deep breath.
"Well..." This is where she met your eyes. She looked broken. "Yes, the Doctor is here. You are here, you came when l called like you always do."
River sighed and you knew that what was coming would break you too. "But not my Y/N.You're not mine," she admitted, shaking her head. Tears welled up in your eyes. "And he's not my Doctor."
She went on, because she had to. If she stopped, you didn't know what would happen to the two of you. "I've seen whole armies turn and run away, and he'd just swagger off, back to his TARDIS and open the doors with a snap of his fingers." She snapped hers now.
"Y/N Y/S," she called you, "with the Doctor, in the TARDIS. Next stop everywhere," she whispered to you close.
"Spoilers," the Doctor's hollow voice rang out, echoing in the room. You and River whirled around.
He started descending the stairs. "Nobody can open a TARDIS by snapping their fingers." He jumped the railing, "Doesn't work like that."
He walked by you, but River's calm voice stopped him. "It does for the Doctor."
"I am the Doctor," he told her with sudden anger in his voice.
She just nodded sadly, "Yeah, someday."
~
"Lux will manage without me. You can't." River surged past you and nocked the Doctor out with a quick blow to the head. She looked at you and you knew she was ready. She brought her fists up for a second time.
"River," you begged.
"I have to," she told you with tears in her voice.
"River, you know his name," you begged her to understand. "He needs you." He doesn't need me. At least not as much as you.
"Oh. Oh no," she started shaking her head, eyes wide. She had known this was going to be a problem. "Oh no, no-no-no-no." She couldn't stop her head from shaking, all of her was just going No.
She rubbed her face with her hand then looked at the ceiling for a second to collect herself. Her gaze came back to you. "Right, Y/N, listen. We don't have a lot of time, so - he needs you more." She went on before you could object. "And even if he didn't," her blue eyes went soft, "l love you too much to let you die."
You didn't know what to do. This wasn't what you had expected, so you just stood there for a second.
She brought her hand up and softly caressed your cheek, now so much closer than before. "You're staying," she told you, almost like an order. "And l'm not." Her voice was final and her eyes- loving and utterly fond, shattered and strong eyes and how were you going to let her go?
"River l-" Before you said anything else her eyes were back to how they had been - determined.
"Either you let me tie you up or l'm knocking you out," she told you, the hardness in her eyes reflected in her voice. "And l know you, so don't think you'll win that fight." She was tense, shoulders rigid and arms up, as if waiting for you to attack.
You would never, and you knew her enough to know she was right. The whole truth of this situation came crashing down on you.
"Let me stay," you asked, voice certain but throat tight. "Tie me up, but let me stay with you." Hot tears welled up in your eyes and blurred your vision.
"Hands," she commanded, and you brought them up at once. She hurriedly chained you to the pipe in the wall, then did the same with the unconscious Doctor.
~
"You wouldn't have a chance and neither do l!" River's desparate voice rang out.
Your tears had dried and you refused to shed any more.
"River please, no," the Doctor begged.
"Funny thing is, this means you've always known how l was going to die. All the time we've been together you both knew l was coming here." Her voice trembled.
"The last time l saw you two, the real you, the future you, you showed up on my doorstep, all dressed up." She smiled and nodded to herself. "You took me to Derillium, to see the Singing Towers. Oh, what a night that was. The towers sang, and you both cried. You wouldn't tell me why, but l suppose you knew it was time. My time, time to come to the library. He even gave me his screwdriver," she nodded at the Doctor and smiled sadly. "That should've been a clue."
"River-" you began, trembling. This can't be happening no please nonono-
"There is nothing you can do," she told you gently.
The Doctor was still struggling, tugging desparately on his handcuffs no matter what pain it caused him. "Let me do this!" he begged in tears.
"If you die here it'll mean l never met you!" she answered with just as much desparation.
"Time can be rewritten!"
"Not those times, not one line, don't you dare!" There was something final in her voice. You took the Doctor's hand and he pulled you closer. He put his free arm around you and held you tightly.
"It's okay, its okay, it's not over for you two," she told you, voice oh so gentle. "You'll see me again.You've got all of that to come," she whispered, but the words echoed in your mind. "You, and me, time and space," she sighed. "You watch us run." There was such strength in her then you could only watch in awe. Then a single tear appeared in the corner of her eye.
"River, you know my name." The Doctor had to stop after such a sentence. "You whispered my name in my ear. There's only one reason l could ever tell anyone my name. There's only one time l could." Trembles wracked his body, his hair waving in the air.
"Husssh now," she whispered to him and smiled. "Spoilers." Her tear was now glistening on her cheek.
"And you're wrong," she told you, her blue eyes suddenly holding yours. River knew who you thought she was, but the Doctor could tell someone his name if they were family, it was broader than just romantic love. That would have been an awful way to live.
"Just remember, you're wrong."
What? "Three." You could suddenly hear the countdown. "Two. One."
"RIVER!" you screamed her name with everything you had as she connected the handles. Your vision went white.
The Doctor pressed you into his chest. He had turned around to shield you from the flare.
When it passed, he held you to him as you both sobbed.
~
"Why! Why would l give her my screwdriver, why would l do that?!? Thing is, future me used to think about it. All those years to think of a way to save her! What he did was give her a screwdriver! Why would l do that!?!?" The Doctor held the thing in question up, staring at it like a madman.
You were grinning. Hope really was like the sun.
He took off the lid, and there they were. The green lights in a row - River's life. You could fly.
"Oh," the Doctor breathed.
"Oh."
"Oh!"
"Look at that! I'm very good!"
"What-" Donna started.
"Saved her," you told her and tugged on the Doctor's arm.
You ran.
~
In the end, you stood in front of the TARDIS, side by side with the Doctor. He looked at you, similing so wide it reached his brown eyes.
You smiled back and brought your hand up in sync with his.
Two snaps were heard as one, and the TARDIS door opened.
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okay so i saw your recent post about wanting morcia requests and this is more of like a suggestion??? i guess i don’t know but it just came into my head and i think you could write it so well omg idk if its already been done BUT
morcia in that episode where morgan is driving the ambulance and its about to explode right well he’s asking garcia to keep talking to him right?? and she just like blurts out in her rambling that she loves him like for real for real
🥺🥺🥺🥺🥺🥺🥺 the dialogue of the beginning is taken straight from the episode, which is 4x01 Mayhem.
———
Penelope worked quickly with Officer Bartelby to triangulate the signal and shut down the cell towers. Then, she called Derek through her earpiece. “Morgan?”
It felt like an eternity before he replied, “Yeah, baby.”
His breathing was labored, his voice slightly threadier than usual. She kept her tone as even as she could, though her nerves began to build. “You sound stressed.”
“Do I?”
She would have said something snarky, bantered a little, but there was a knot growing in the pit of her stomach. “Where are you?”
He took another heavy breath. “Not where I wanna be right now.” There was a pause. “Garcia, take this down for me: FDNY 108.”
“That’s an ambulance,” she said cautiously, and the nerves became amplified. “Are you okay?”
“Yeah, I’m fine,” he replied, and she didn’t believe him for a second. “Just track it for me.” And then he let out a stressed, frustrated sigh.
Penelope didn’t say anything, just worked with frantic fingers to get the information he asked for.
Thirty seconds later he was back over the comm. “Oh my god,” he muttered, not meant for her to hear. Then, “Garcia, how long can you keep jamming the cell phone lines?”
Nothing good ever followed an inquiry about a time limit. “Uh— a few minutes. Max. Why?”
“‘Cause I’m gonna have to get this ambulance out of here.”
Her heart went cold. “Or you could just evacuate the building like everybody else,” she corrected, a little desperately.
“No,” he answered. “As soon as the airways are clear this thing’s going up.”
The determination in his voice was enough to have her scrambling. “Going— oh, my god, that’s in, like, three minutes because that’s when the satellite moves position.”
He didn’t respond, and she could hear the slamming of the ambulance door, an incessant beeping sound, and Derek fumbling around, muttering out a, “Come on.”
She could feel the tears starting to well up, watched helplessly as the blocked cell towers blinked on her computer screen. This could not be happening. She was not going to lose Derek Morgan like this.
“Garcia, listen to me.” His voice broke her out of her spiral. “I need you to find an area of town I can drive this thing, and you tell everybody— you hear me, everybody— that I’m comin’.”
She nodded even though she knew he couldn’t see her, fingers slamming over the keys to find the closest open area she could. She heard Derek begging the ambulance, “Come on, baby. Do it. Go.”
And she knew it wasn’t her he was talking to, but it gave her the boost, the motivation she needed to figure this out. To save his ass, like she always did.
“All right, talk to me, Garcia.”
His voice was frantic, and she worked to keep hers level, even though she felt like screaming. “Okay, head north... and floor it. I’ll tell you where to turn.”
She heard Derek’s breathing, the squealing of the ambulance tires, and then what sounded like fireworks. “What was that?” she demanded.
“It was nothing, it was noth— just talk to me.”
She murmured quiet directions to him, tried her best to soothe him, keep him calm and focused. Turn left here, use this side street, keep going north. Derek’s frantic breathing dominated her ears more than the blaring of the siren. He didn’t speak at all, just listened and navigated and drove a ticking time bomb through the streets of New York.
“How am I doing, Garcia?”
“How’s he doing?” she asked Bartelby.
“One minute, fifty seconds,” came the response.
Less than two minutes left with this man who had spent the last five years teasing her, supporting her, building her up, cherishing her— just as she was, and she couldn’t keep it together any longer. “Why does it always have to be you? Why do you always have to do this?”
He didn’t respond to her, and now the panic was turning to anger. “Derek, you don’t have much time. Please be smart about this. Signal’s coming back online.”
“30 seconds to full coverage,” Bartelby warned.
“Derek, drive to the opening and then get the hell out,” Penelope demanded.
“There’s something I really want you to know, Garcia,” he murmured.
“20 seconds.”
“Save it,” she begged, because there was no reason to be doing final confessions. He was going to be fine. “Just get out.”
“No, no, no, I’m not quite there yet.”
The tears bled through in her voice as they rolled down her cheek. “Morgan... please.”
Bartelby’s countdown rang in her ears, and then Derek tried again. “Just listen to me.”
“No, you listen to me, Derek Morgan,” she shot back. “Because you’re not gonna die in that stupid ambulance, but since you’re acting like you will, I’m gonna yell my love at you, and you’re gonna listen.”
She stared at the countdown of the cell towers. “You’re strong and kind and patient and supportive. You’re chivalrous without being chauvinistic, and you’re protective without being patronizing. You’re a hero and the best man that I know. You’re— you are my absolute favorite person.”
She was crying now, tears running hot down her cheeks and burning tracks that she was sure she’d still feel long after the saline dried up. But he needed to know, and she was angry with him for putting himself in this position, and she was angry with herself for being such a coward for so long.
“You can’t die, because I don’t know how I’m supposed to live without you, Derek. I— I love you. I know we’ve said it before, and I meant it then, in that way. But I’m— I’m in love with you. I don’t know when it happened, but it’s— it feels as natural as breathing. Like a fish loves water, like dry ground loves rain, all those pretty, flowery similes they write on planners and coffee mugs.”
Bartelby informed her they had ten seconds, and she rushed out the rest, all the things she’d been holding inside because she wanted to keep Derek in any way she could have him. “But I also love you when it’s hard, when we’re not in very good moods, when we’re struggling with demons that we thought we’d conquered. And I— I’ve never loved anybody like that.” She let out a shaky breath, shook her head and felt a sob building in her chest. “I need you to get the hell out of that stupid ambulance, because I can’t do this without you.”
“We just lost tracking,” Bartelby murmured.
The breath caught in Penelope’s throat, and she closed her eyes. “Morgan?”
The explosion rattled through the earpiece, Bartelby dropped her elbows to the desk in defeat, and Penelope couldn’t breathe. “Derek?”
For a long moment, there was nothing, and she was sure that she’d lost him. The man she should have been able to fix up houses with and play scrabble with and bake vegan treats with and raise children with and grow old with— was gone. And then...
“You know what you are Garcia?”
Penelope’s heart jump started and relief rolled through her like a tsunami, and then she rolled her eyes with absolute and pure (loving) disgust.
“I’ll tell you what you are to me,” Derek panted. “You’re my god-given solace.”
Penelope closed her eyes, brought a shaky hand up to wipe the tears from her cheeks. From the corner of her eye, she saw Bartelby lean back with a small smile.
Derek continued, “Woman, you promise me one thing— whatever happens, don’t you ever stop talking to me.”
Penelope huffed. “I can’t right now because I’m mad at you.”
“I can wait.” He sighed into her ear piece, and it was the most beautiful symphony she’d ever heard. “And Penelope?”
She sniffed in response, and he laughed a little at her pettiness. “Ditto, baby girl.”
#morcia#penelope garcia x derek morgan#morcia fanfiction#morcia fanfic#morcia imagine#homoose 1k 💎#homoose writes
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2, 5, 8, 25
Thanks for the ask!
2) what work of yours, if any, are you the most embarrassed about existing?
That has got to be: System update pending
You see, it has a complex lore behind it. I had the idea, started writing it around midnight (?) one night, fell asleep, woke up and the rest of the story was finished, and it was posted. I do not remember doing this. In fact, turns out I had most likely sleep written most of it. (even more lore: i sleep do a lot of things. Sleep walked the other night and woke myself up when I walked into a wall. Tried telling a doctor about it and they said, "which wall?" wtf)
So I am embarrassed about the, circumstances it was written in, and I think writing while you're asleep is not a way to get good writing. I dare not even reread it. Now this is probably proof that I write too much fanfiction.
5) character you were most surprised to end up writing
Hank, because I wasn't sure I'd get his tone and character right so I held off writing dbh fanfiction for ages because of him. Hencewhy I'm surprised I ended up writing for him. Also, probably that one time Gavin was nice in one of my stories. (sorry)
8) favourite genre to write
Does angst count as a genre? Because I am filling that genre.
Aside from fanfiction though I love writing fantasy, dystopias, YA fiction, and horror, surprisingly enough.
25) copy/paste a few sentences or a short paragraph you're particularly proud of
okay so this is a sentence from my most recent fic, New Year's Countdown to Your Death.
"The floor was carpeted, and the ceilings were green. Dim lights, flickering in and out like the frail beat of a moth’s wings."
Now that's a fancy simile if I say so myself. Surprised it came out of my brain so early in the morning, and during,, unfavourable times. I do write my best works from direct inspiration however.
#ask for egg#in which I write a lot#but yeah still laughing at what the doctor asked me. i replied: it was a brick wall if that helps. they did not find me funny#anyway I went off at a tangent. enjoy this post (threat)
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INTERVISTA A… Come ti chiami? Mi chiamo essere e dicono che io sia umano, ma di umano ho ormai ben poco. Un tempo il mio nome era apprezzato e condiviso dalla comunità alla quale appartenevo, adesso ognuno di noi è sconosciuto all’altro, invisibile ai suoi occhi, messo da parte, scartato se inservibile. Ma di quale comunità parli? Dove si trova? Si trova sul pianeta chiamato Terra che in molti hanno distrutto, nel corso del tempo, trasformandolo nella Terra di nessuno. Una Terra senza più futuro, a causa dell’egoismo, dell’ingordigia di quanti si sono arricchiti a dismisura, spesso in modo fraudolento, affamando, portando alla disperazione milioni di altri esseri umani inermi, costretti a fuggire dai loro paesi d’origine. Non avete chi vi possa sostenere, supportare, guidare? Esiste qualcosa di simile, la chiamano politica. I suoi esponenti dovrebbero agire per il bene della collettività, anteponendo i loro interessi personali a quelli degli esseri umani che rappresentano. Un tempo era così. Adesso urlano, urlano, urlano, e se non urlano non agiscono, celandosi dietro ad un indefinito, ambiguo, atteggiamento di “attesa” di qualcosa che non si potrà mai concretizzare davvero senza un intervento fattivo nei confronti di tutti quegli altri esseri umani che soffrono, si disperano, subiscono. Non capisco… Quali sono questi interessi da salvaguardare? Vedi, sulla Terra occorre mangiare per poter sopravvivere. Servirebbe, quindi, che a tutti fosse offerta la possibilità di poterlo fare, distribuendo le risorse in modo equo ed offrendo a tutti il lavoro. Servirebbe, anche, che l’accesso all’istruzione fosse garantito in modo equanime. E poi…garantire una buona sanità pubblica, dare il giusto peso alla scuola, alla ricerca, proteggere l’ambiente, riconoscere i diritti più elementari, senza discriminazioni di sorta nei confronti di chi abbia un orientamento sessuale, religioso diverso dagli altri. Beh, forse ti ho confuso con tutte le mie ciance ma, vedi, qui da noi siamo davvero ridotti al lumicino e penso che, se continueremo così, saremo senz’altro destinati all’estinzione. Dici che posso espatriare sul tuo pianeta? Il mio fa ormai acqua da tutte le parti e credo, ahimè, che il countdown finale sia già in atto… -3 -2 -1… Ci vediamo su Marte! Anna Neri
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countdown conspiracy board
maurice moss is a countdown champion
one of moss' friends is jen barber, doppelganger of katherine parkinson
katherine parkinson is on a show co-hosted by alex horne
alex horne qualified for more countdown episodes but couldnt come due to comedy commitments
alex horne regularly plays a game with his friends, during which he was given the nickname "Boggle"
Boggle is the preferred game of rudyard funn
rudyard funn's only real friend in the world is madeleine, sunday times bestselling author and volunteer accountant
accounting requires arithmetic
arithmetic expert rachel riley provides her expertise to countdown, where she was once impressed by maurice moss' consistently lengthy words
maurice moss, much like his friend jen barber, has a doppelganger: richard ayoade
richard ayoade is shit at countdown and once arrived at a target number using exponents (not allowed in countdown). he was advised that if he wanted to square and cube things, he should "get a job in a fucking jelly factory, mate"
maurice moss once made an offhand comment about people throwing him and his friend away like "yesterday's jam," a simile that doesnt make sense featuring a substance similar but distinct from jelly
another substance similar but distinct from jelly? marmite
alex horne once had five people make homemade marmite, then tasted them to see how close each attempt was. one attempt was just a jar of absinthe
absinthe is a type of alcohol, which is a beverage that has been known to make alex horne think stealing things is a good fun idea
stealing is a frequent pastime of eric chapman, who steals all the funns' clients, as well as a brief vice of maurice moss, who once shoplifted multiple copies of one series of grand designs
#wooden overcoats#countdown#it crowd#taskmaster#8oo10cdc#long post#i feel like charlie kelley. i need to drink some coffee and calm down#i still want to see moss and rudyard/madeleine face off on countdown!!!#now i also kind of want alex to be there???#sidenote: 'comedy commitments' was the phrase on the countdown wiki and its the funniest thing ive ever read#'why didnt you come to class today?' 'sorry had some comedy commitnents :('
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ASTROTRAIN ( Leader ) War for Cybertron EARTHRISE

Uno dei ( pochi ) difetti in generale della trilogia War for Cybertron, purtroppo, è quello di presentare nella classe Leader anche personaggi che di fatto, nella nuova scala della linea, sono solo Voyager, ma con qualche aggiunta a livello di accessori per rimpolparli e raggiungere la "massa" necessaria per essere definiti effettivamente tali.
Se Ultra Magnus e Optimus con rimorchio vanno bene, non si può dire proprio lo stesso di Shockwave con l'inedita armatura, così come questo ASTROTRAIN col suo vagone trasformabile, ( modello uscito alla fine della linea Siege ma riproposto subito dopo anche in Earthrise con nuova scatola ); anche perchè, appena ho saputo che usciva come Leader, speravo che ne facessero una versione citazionistica della navicella del Micromaster Skystalker, con una navetta aggiuntiva pilotabile o simile, dato che avevano aggiunto al Titan Omega Supreme il robottino Countdown, "rivale" appunto di Skystalker e associato alla base lanciamissili, modalità alternativa simile a quella di Megarobot, appunto.

Visto che ne abbiamo citato il vagone aggiuntivo, partiamo dalla modalità di TRENO A VAPORE del nostro Triple Changer, modalità classica come l'originale G1 e difficile da riprendere, saltata nelle precedenti versioni Classic e Generations di Triplex Uno: di primo acchito sembra davvero ben fatta e citazionistica del giocattolo originale, ma guardando meglio abbiamo il muso ben più stretto del resto del largo corpo, cosa che viene accentuata dalla stramberia di avere il primissimo paio di ruote non linea con tutte le altre del mezzo. In un treno che dovrebbe correre su dei binari!! ^^'''

A parte questa "licenza poetica" il treno è davvero ben fatto e pieno di dettagli, principalmente viola e con solo il muso nero, al contrario del G1 che aveva la metà anteriore nera, ma qui abbiamo pure i vari minuscoli tubi che percorrono le fiancate dipinti di grigio! Bei tocchi anche i simboli di azione ai lati dello stretto muso, ed il faro frontale argentato, mentre a livello di fori per armi abbiamo solo due lungo la parte superiore, ma basta attaccargli dietro il vagone aggiuntivo, per avere un surplus di ben 4 fori in più al veicolo combinato.
Come accennavo sopra, nell'economia di una modalità veicolare di un treno, un vagone in più come accessorio risulta azzeccato, ma il vagone non è semplicemente tale, dato che può aprirsi rivelando al suo interno abbastanza spazio e fori per ospitare le numerose armi comprese con il nostro Tripla Azione, ovvero ben 4 fucili di cui due gemelli / speculari più una piccola batteria di missili.

Nella sua modalità aperta il vagone diviene una base / postazione mobile, dotata di rotelle, con due rampe laterali che si possono agganciare alle varie città dei Titan o alle basi dei Modulator Earthrise, e nella parte posteriore, sempre grazie alle 3 spine che formano un triangolo, vi si può sistemare il nostro nella modalità di SPACE SHUTTLE.

Questa si ottiene con una TRASFORMAZIONE che giocoforza richiama il G1, con le pareti posteriori che si aprono divenendo le ali, non prima che il pannello con le ruote ... ruoti di 180°, e mentre i pannelli con le ruote anteriori si ribaltano verso l'alto, il muso si divide in due, con le due metà della ciminiera che si ripiega all'interno ed il paraurti si accorpa, ruotando quindi il muso e rivelando quello della navicella spaziale ( un po' come succedeva per il Titans Return, se vogliamo ). Infine, quello che sarà il petto del robot si ribalta a coprire la testa ed a rivelare l'alettone verticale, che si incastra nella parte posteriore del velivolo.

La NAVICELLA SPAZIALE del giocattolo originale era un po goffa nella parte anteriore, con la punta del muso che spuntava appunto da una sezione un po' più larga e del resto del velivolo, e purtroppo questo inestetismo è stato ereditato dal WfC, con inoltre la parte posteriore non così liscia nelle forme, ma pure un po' frammentata, per via di come sarà poi la trasformazione in robot.
Magari di primo acchito pare migliore il treno, ma direi che gli preferisco lo shuttle, comunque più giocabile grazie ai numerosi fori per armi che lo costellano, dai fianchi, fin sopra al velivolo e sulle ali, e lo stesso vale per l'interazione con la base a rotelle del vagone. Anche qui i dettagli si sprecano, ma è davvero un peccato per la parte posteriore che appare spoglia e raffazzonata.

E quindi vediamo se la TRASFORMAZIONE in robot giustifica effettivamente il design poco aerodinamico dello shuttle, partendo dalla grossa parte anteriore che slitta in avanti, inglobando la punta del velivolo, diventando quindi classicamente le gambe e rivelando le cosce, con i piedi che saltano fuori ribaltandoli da dietro i polpacci. I copri anche frontali si ribaltano, così come il pannello con l'alettone verticale, che diviene il petto, non prima però di aver slittato i tre reattori all'indietro, potendo poi abbassare tutto il modulo con le ali, e quindi le braccia sopra la testa possono posizionarsi al loro posto, ripiegandosi lateralmente.

Alla fine la modalità migliore è ovviamente quella del ROBOT, iconicissimo nell'aspetto, anche se pieno zeppo di dettagli scolpiti come nella migliore tradizione dei Siege, con in mezzo i rimandi al settei dei cartoni, ovvero il rettangolo rosso con cornice gialla ai lati delle gambe ( anche se questa è relativa allo shuttle .... ), la decorazione rossa e nera sull'addome, le protuberanze fra testa e spalle, che servono per ripiegare le braccia nella trasformazione ( trovata questa ingegnosa per farle sparire nelle modalità veicolari ), così come la colorazione è quella vista in tv, con il grigio scuro principale anzichè il bianco del giocattolo originale.

Anzi, in realtà le ali dovrebbero essere tutte viola, ma qui sono in gran parte grige dato che si basano su una variazione della colorazione del settei visto ad esempio nell'episodio G1 che lo vede protagonista col collega Blitzwing, "Triple Takeover".

Il settei stesso, oltre alla colorazione, differiva dal giocattolo G1 per altri piccoli particolari, come gli occhi normali al posto del visore, l’assenza dell’alettone verticale diviso in due sul petto, posto invece sulla schiena: nel nostro Generations, abbiamo ovviamente tutto ciò, tranne la “pinna dorsale”, dato che invece mantiene i 3 reattori come nel giocattolo del 1985.

Numerosi anche qui sono i fori per armi, gli stessi citati nello shuttle misti agli standard da WfC, così come interessante la possibilità dei suoi 4 fucili più la piccola batteria di missili di unirsi in un super fucilone.
Anche il vagone interagisce col robot, potendo estrarre due piattaforme che sistemate sotto i piedi, grazie ai talloni prolungati, lo aiutano a sopportare il peso del resto dell'accessorio che va ad attaccarsi sulla schiena, che funge da ... uh, scatola semi aperta appesa dietro la schiena. ^^'

O magari, volendo la si apre e si rivolgono i pannelli laterali verso avanti, all'altezza delle gambe sì, ma potendo così sistemare ulteriori armi e rendendolo così un reggi arsenale ambulante. ^^
Tornando all’argomento Voyager / Leader del nostro, Astrotrain è alto come un Voyager medio tipo Grapple o Starscream, e con i succitati zatteroni aggiungitivi raggiunge giusto Megatron o Optimus sempre WfC, ma resta lontano di una testa abbondante dal suo precedente omonimo uscito per Titans Return; può consolare però che, a livello di massa, il suo peso complessivo con il vagone non arriva a quello di Magnus Siege, ma non è neanche quello di Shockwave ed armatura, e che il robot preso da solo senza accessori pesa comunque di più del succitato TR! ^^’

Al nostro, infine, non manca la solita eccelente alta posabilità, con tanto di rotazione del bacino ( pare scontata, ma vale sempre bene ricordarla ), ma non quella dei pugni, peccato.
In definitiva, un buona versione di Astrotrain, fedele al G1 anche se un po' zoppicante a livello di estetica nelle modalità veicolari, ma rimane sempre il discorso che non è il massimo pagare un Voyager-e-roba-varia come un Leader nonostante l'aggiunta di un accessorio non richiesto e non così indispensabile, ma almeno questa volta il vagone, anche se non è il rimorchio di Optimus, è abbastanza giocabile ed il fastidio di questa forzatura è quindi abbastanza attenuato.
#transformers#astrotrain#triplex 1#generations#wfc#war for cybertron#siege#earthrise#leader#triple changer#tripla azione#decepticon#distructor#review#recensione
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🍎 Tᴏʀᴛᴀ Cᴜᴏʀ ᴅɪ Sᴛʀᴜᴅᴇʟ Non sapevo davvero che nome dare a questa torta... 😁 Parte come la classica torta invisibile alle mele, ma grazie a dei tocchi in più qui e li cambia completamente sapore, anche se la veste rimane molto simile. Con l’uvetta al Rum, i pinoli e la crosticina esterna con lo zucchero e la cannella, questo dolce ricorda da morire il ripieno dello strudel 😍 Ecco come è nato il nome probabilmente più stupido della storia 🤣, ma che vi devo dire, penso renda bene l’idea della torta e non ho mai avuto velleità di autrice di nomi per torte 🤣 quindi bon ! A dire la verità ho pensato anche molto sul se presentarvi questo dolce o meno, visto che la ricetta è davvero di un basico disarmante. Alla fine mi sono convinta, perché è una di quelle torte che in autunno preparo spesso ed è sempre quella che finisce prima di tutte. Davvero non scherzo! Sembra quasi che appena terminata la cottura il forno inizi il countdown e ne rosicchi un pezzetto ogni ora, fino a farla sparire per magia 🤣 Sarà per via della sua consistenza, sarà per il suo sapore cosi meloso e rinfrescante, ma vi assicuro che va via che è una meraviglia 😎 Questo dolce ha solo una nota negativa : se invitate qualcuno a casa per il té vi consiglio di prepararne due !! La torta mette tutti d'accordo, quindi anche l’amica che è sempre a dieta e storce il naso su tutte le proposte del mondo, di questo dolce ne vorrà due fette… ….e poi lo sappiamo che una se la mangia il forno 😉🤣 . #TheKitchenTube #sweetthooth #backenmachtglücklich #heuteaufmeinemteller #homemadedessert #dolcifattiincasa #ricettedolci #ricetta #colazione #ricettadelgiorno #dolcidacolazione #frühstücksideen #ifpgallery #tortadimele #tortadimele🍎 (presso Merano, Trentino Alto Adige, Südtirol) https://www.instagram.com/p/CHPS4Nsl31u/?igshid=1q2ugetrmy7bk
#thekitchentube#sweetthooth#backenmachtglücklich#heuteaufmeinemteller#homemadedessert#dolcifattiincasa#ricettedolci#ricetta#colazione#ricettadelgiorno#dolcidacolazione#frühstücksideen#ifpgallery#tortadimele#tortadimele🍎
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Problema agli ugelli rimandato il viaggio sulla Luna
Artemis 1, annullato il lancio di oggi, forse un nuovo tentativo il 2 settembre. Interrotto alle 14:34 ora italiana di oggi il primo tentativo di lancio del razzo Space Launch System e della navicella spaziale Orion. La finestra di lancio di due ore non è stata sufficiente a completare l’esame di un problema emerso durante un test condotto sui motori RS-25 per controllare che venisse raggiunta la temperatura richiesta per il decollo. Il lancio previsto per oggi della missione Artemis 1 della Nasa è stato annullato per l’impossibilità di riparare il guasto insorto nel terzo motore RS-25 del lanciatore Sls. Lo annuncia la Nasa nella diretta tv. Il lancio potrebbe dunque slittare a venerdì 2 settembre: la finestra si dovrebbe aprire alle 18:48 ora italiana per una durata di 120 minuti. In quel caso la missione dovrebbe durare 39 giorni invece che 42, concludendosi con un ammaraggio nell’Oceano Pacifico previsto per l’11 ottobre.

Crediti: Nasa/Joel Kowsky Il countdown era stato sospeso quando mancavano 40 minuti al lancio – inizialmente programmato per le 14:33 ora italiana – per dare modo ai tecnici della Nasa di tentare di risolvere i problemi sorti con uno dei quattro motori RS-25. È importante garantire la sicurezza dei lanci, e la missione Artemis 1 non fa eccezione. Lo dice il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (Esa), Josef Aschbacher, commentando su Twitter la cancellazione del lancio di oggi. «Nei lanci è sempre meglio essere sicuri che dispiacersi dopo», scrive Aschbacher. «È importante che i team si sentano a proprio agio al 100 per cento con il lancio, ogni volta, senza eccezioni. Sono fiducioso che presto avremo una nuova data per il lancio». L’Europa è fra i protagonisti di questa nuova pagina dello spazio: in cambio della fornitura del Modulo di servizio europeo (Esm) della capsula Orion, alcuni elementi del quale sono stati realizzati in Italia dalla Thales Alenia Space, l’Esa ha ricevuto dalla Nasa il via libera alla partecipazione del programma Artemis di almeno tre astronauti. «Il volo spaziale è estremamente complesso e farlo per bene è molto più importante che farlo nei tempi previsti». Lo scrive l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Luca Parmitano su Twitter, commentando la cancellazione del lancio di oggi della missione Artemis 1. «Tante lezioni apprese per gli ingegneri e, si spera, presto un nuovo tentativo». «Una volta risolto il problema, voleremo». Ne è convinto il numero uno della Nasa, Bill Nelson, che commenta così su Nasa Tv la cancellazione del lancio previsto per oggi della missione Artemis 1. Abbiamo a che fare con «una macchina molto complicata, un sistema molto complesso e tutte queste cose devono funzionare», sottolinea Nelson. «Io stesso ho avuto una simile esperienza personale con un volo dello Space Shuttle, annullato per ben quattro volte in rampa di lancio. Fa parte dello spazio e in particolare di un volo di prova come questo. Stiamo stressando e testando il razzo e la navetta in un modo che non si verificherà con l’equipaggio umano a bordo: questo è l’obiettivo di un test di volo». Alle squadre di tecnici al lavoro al Kennedy Space Center, Nelson dice che «stanno facendo un lavoro perfetto, come sempre. Il veicolo resta ancora carico di propellente e una volta risolto il problema, voleremo». Rivedi la live di Nuovi Mondi a cura di F. Giacomo Carrozzo, Andrea Raponi e Fabrizio Oliva dell’Inaf: Read the full article
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This is EMIGRATION live on RTE2!! #awaygame

I woke up. Everyone around me was still asleep.I pushed my head against the cold window. The minibus pushed on past Leixlip towards the M4 and the end of the world.
“Johnny Giles here, we´re live from the Airport Hopper where _________
___________ is just the latest transfer to attempt to search in some vague and sunny destination the antidote to the mild disappointment served in the overpriced glass of craft beer which we call Ireland.”
The Airport Hopper passed by three track-suited lads on a jaunting carriage, like the last of the Mohicans who hadn't noticed as the 21st century had apparated, Harry Potter style, around them.
I shuffled the left-over papers in the empty seat beside me. Irish Times columns, Indo rags, the Leinster Leader. My eyes settled on a lone op-ed from the Irish Times, the class of a thing which helps people pretend that they are still middle class. “You wouldn’t believe what Niamh did?´´ it proclaimed. Just like that I was back in every single conversation that anyone has ever had about them newspapers...I´d just sit there there falling asleep, like literally passing out on top of my scrambled eggs while _________ is still talking. It’s not that they´re boring, It’s just that we live too close to each other. So yes, I would believe whatever Niamh did, because in Irish logic I am practically her. All of that stuff wasn´t for me anymore; exotic O’Neills jerseys, useless Irish times columns (e.g. 10 reasons why I am both a) rich and b) deeply unfulfilled). I thought to myself; All that was for whoever comes back. I mean, who ever comes back?
Here disappointment is general, hope exceptional. I was my own favourite TV show. In the strange moonlight of the Airport Hopper you could watch yourself back in the Cinema Nostalgia but it seems better not to. I mean, It would always have sounded better to stick it out at home. At what point did we become so fucking worried about how our decisions sounded? How much of your life is an echo chamber and how much is just echo? Of course, taking a moral stand is for people with plus size bank accounts. I´d try and drown that one out once I was sat by the departures lounge as my phone refreshed endlessly and my pint grew less and less appetising. Christ, why'd we ever let it go so far?
“Eamonn Dunphy here, lets have a look at some classic highlights from the last year or so...”
A dozen pubs and three or four funerals and no weddings just yet. Eventually they all just became the same generic social event in which people drink for a while and then countdown to the next one. Slow down says the lads. And then sure there was surely no stopping us?
“ Johnny Giles here, I have to disagree with Eamonn there. I was under the impression that there had never really been any starting ´us´?
Well Johnny, I´d have to concur. We are all the same people. We are all the exact same people we were ten years ago. The world has up and gone without us and those with even an ounce of sense have gone to Vancouver but I'll still tell you to slow down because I haven't changed a bit and I don't actually remember what ambition is meant to feel like. All I feel is nausea.
In a way, you missed the lads even though they were at nothing. To be a bit happy by yourself wasn't as good as being a bit miserable with others. But I mean how long does it really take to get Maynooth to Dublin and back? About forty odd years.
And how exactly did I, a member of the most over-educated and over-prepared generation in recent Irish history end up in this small bus surrounded by part-time airport workers and cold American tourists, shivering my way towards Terminal 1?
Eamonn again, “I´d like to play another one here, it´s not a great highlight but it really gives us an insight into the build up..”
I remember being stood plonked by the Massive Mace outside Donabate, filling up on petrol and yet more coffee. Every cup was an an adventure, sickly sweet and unfulfilling. Eventually waving becomes the same thing as drowning. The interview hadn´t gone well from the time the principal had fallen asleep during my answer to her first question. The clearly senile second interviewer was still pure convinced I was a student and not a teacher. The principal had been rudely awakened by her own snores so she had to ask another question. She looked at me in a stern and slightly off-centre way, “Tell me, why do you think you should get one of the literally 7 jobs going this summer, please tell the truth?”
And I'd just sit there like an awkward Obi Wan Kenobi. Thinking to myself ´truth, now that's a name I've not heard in a long fucking time´.
As I began my reply she started checking her phone and by now the second interviewer was starting to nod off too. So I suppose I panicked. I´m still not sure how my by now cold cup of Frank&Honest made it from my hand to splashing both of them awake, but by God it did.
The coffee dripped down her face like a mask that had melted. I grabbed my coat and walked quietly out the door.
The principal stuttered in silence like an android that had malfunctioned.
The truth is that once you have too much skin in the game; you are the game.
“Oh well, that one was probably best left to the imagination” Says Eamonn Dunphy.
Thanks Eamonn, thanks for everything.
Still and all you could still find yourself victim to the nostalgia express approaching from the unlikeliest of angles. Come back to me Wexford town. Visions of it being sunny for an ages long stretch in the summer and tiny country shops through Baltinglass, Tinahiely and Carnew. Even Rathvilly not looking as scary in the July sun. Playing handball on Cullenstown beach and after going up through Enniscorthy to have pints in the sun outside the Stores because one day a year makes all the rest of them worth it.
“Johnny Giles here to pop that particular rhetorical bubble. Roll the tape”.
Visions of a lad lamping a boxer outside of the Stores in the November drizzle. People cleaning sick up off the walls on a Sunday. Lads sitting in empty pubs wearing wife-beaters like sad, violent Hardy Bucks cast-offs. Just Gorey in general.
Come back to me Wexford town. But not for the love of God, as you actually are.
By now the other passengers were beginning to wreck the mini mental RTE panel which is the moral arbitrator of all Irish men who are not quite thirty yet and not quite 21 anymore.
The Americans were complaining about the bus´s not so new plastic upholstery. A disaster is what they were calling it, and an international incident was in the works.
The chairs were just a bit cracked in the middle is what I reckon, but I didn´t get a chance to reckon out loud because an elderly and probably mentally ill women had been awoken.
She had no clue what was going on but she didn´t give two fucks. Approaching the conversation at an intersecting angle the women spoke.
“That's what happened to my marriage” she blurted out, content, she returned to cloud cuckoo land.
The sentence hung in the air like an unfinished simile. The bus stopped. I got out.
As I went by the arrivals lounge I watched the tourists return from Fuengirola, sunburnt and broke. The faraway grass has always got to be greener until you get there. I mean you never see lads in holiday Insta-stories with t-shirts saying ..“Well, this is not class”.
“As always a big thank you from myself and all the lads. See you next time on ´This is emigration, live on RTE2!”
I took the small suitcase; hurried into Terminal 1. On the plane I watched Netflix so that I wouldn’t be tempted to look back at the houses growing smaller and further away with each crippling second.
Anyway, líon na bearnaí for yourselves lads.
“A nation holds its breath...”
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📽️ 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐢𝐞𝐯𝐞
𝗎𝗋𝗆𝗂𝗅𝗅𝖺𝗇'𝗌
𝗆𝖺𝗋𝖼𝗁 𝟤𝟫, 𝟤𝟢𝟤𝟥
#𝖽𝖺𝗇𝗀𝖾𝗋𝗈𝗎𝗌𝗁𝗉𝗋𝗉𝗀
⤸
[ ... ] Fu il padre ad aprire la porta, accogliendoli con un grosso sorriso e spostandosi per farli passare. Giurò a se stessa che, se non fosse morta in quell'occasione, non avrebbe mai avuto paura di niente e di nessuno. « Ragazzi, ciao! Dov'è Eros? Eilidh? Coliiiine, sono arrivati! Entrate, entrate: ha preparato montagne di dolci, le ho detto di non sforzarsi ma... » sembrava sorridente, almeno un presagio positivo. « Buonasera signor Urq— uhm, volevo dire, Logos. Buonasera Logos. » il signor Urquhart lo aveva pregato più volte di dargli del tu, ma Edward ancora non era molto abituato. « Eilidh si era messa già d'accordo con papà e per quanto riguarda Eros... » guardò Agape, lasciando a lei le spiegazioni per l'assenza del gemello. « Eros doveva portare a termine dei compiti per Storia della Magia: lo sai che non gli piace, impiega sempre una vita a riempire una pergamena media. Caprone che non è altro. » mentì e lo fece con tanta nonchalance che si fece quasi paura da sola: Eros non si era nemmeno preoccupato di avvisarli della sua assenza, in realtà, ed Agape non aveva insistito perché in questo caso le faceva davvero comodo che non ci fosse. « Vorrà dire che mangerete di più voi — volete darmi i soprabiti? » Edward annuì ed entrò, ma non porse il giacchetto jeans all'uomo: dopotutto era casa sua e sapeva dove andassero appesi i cappotti. Sistemò il suo e annusò l'aria. « Mia madre è ancora in cucina, vero? » «Credo stia ultimando l'ultima — come si chiama quel dolce a rombi con la marmellata? » « Crostata! » l'entusiasmo del ragazzo era genuino e puro: amava la crostata di ciliegie che preparava la mamma. Ringraziò e sparì, non vedeva l'ora di abbracciarla. « Crostata, esatto. Crostata. » lo ripeté, come per fissare bene il nome in mente, e poi sorrise alla figlia che era l'unica rimasta nella stanza oltre lui. Si avvicinò e, dopo un leggero imbarazzo in cui non sapeva se abbracciarla o meno, le diede una delicata pacca sulla spalla. « Come stai? » domandò, e si vedeva che era interessato: le notizie degli ultimi avvenimenti ad Hogwarts avevano inevitabilmente avuto risonanza in tutto il mondo magico. « Un po' scossa. » ammise Agape, il sorriso accennato e l'improvvisa voglia di stringere forte il padre, voglia che decise di seguire. Non erano soliti abbracciarsi, lo avevano forse fatto soltanto tre volte nell'arco di tutta la vita della giovane strega, ma in quel momento ne aveva bisogno. Stettero stretti per un po', tra lo stupore di lui e la paura di lei, poi timidamente sciolsero l'abbraccio e s'incamminarono in cucina.
・・・
Edward raggiunse la madre e cautamente la salutò con un abbraccio. « Mi siete mancati, tanto. » ammise parlando a lei e al bambino che, forse, sentendo una voce più profonda, decise di scalciare proprio vicino alla mano aperta del ragazzo. « Ha davvero appena scalciato? » « Lo ha proprio fatto — mi sei mancato anche tu, mio principino. » la donna rise quando faccia di Edward trasalì dopo che Agape e Logos ebbero fatto il loro ingresso nella stanza. « Che ne dite di fare una merenda di aggiornamento? » indicò la grande tavolata di legno chiaro dove vi erano ben due crostate. « Scommetto che l'esperienza di dormire tutti insieme vi ha messi alla prova! » Agape desiderava far sentire la propria presenza al bambino proprio come Edward, ma non voleva togliere spazio al tassorosso, che sapeva aver bisogno di quegli istanti privati assieme alla madre. Virò allora in direzione del tavolo e, dopo essersi accertata che ci fosse tutto l'occorrente per la merenda, prese compostamente posto accanto al padre. « È stata a dir poco tre-men-da: avrei bisogno di tre mesi da eremita per purificarmi da quello che ho dovuto sopportare in una sola settimana. » scherzò, ma forse nemmeno tanto. Parlarono del più e del meno, alternando racconti scherzosi a quelli più seri. L'argomento dell'attacco fu menzionato ma sempre velatamente, dopotutto di lì a pochi mesi ci sarebbe stata una nuova vita e la positività era un sentimento che doveva prevalere sul resto. Edward si rabbuiò quando pensò che quello di cui volevano tanto parlare avrebbe potuto rovinare quello scambio tanto piacevole. Sua madre lo notò e, passando una mano tra i suoi capelli, si rivolse al figlio maggiore con tono dolce. « Un galeone per i tuoi pensieri, leoncino cantante. » Agape non poté fare a meno di annotarsi mentalmente "leoncino cantante": lo trovava talmente tenero che, se lì per lì stava sorridendo sinceramente per la dolcezza, poi lo avrebbe sicuramente preso in giro. In modo bonario, s'intende. « Maaamma, dai! » sorrise Ed, sua madre riusciva sempre a divertirlo e a metterlo in imbarazzo allo stesso tempo. « Ah, capisco — è il titolo della tua nuova canzone? » scherzò Coline. Edward accennò un lento movimento di dissenso con il capo, poi alzò gli occhi su Agape che sedeva vicino al padre. « Non è nulla — è che vi devo, vi dobbiamo dire una cosa. » osservò il signor Urquhart, e poi di nuovo la corvonero per concludere il giro con la madre. Il cuore di Agape le balzò in gola nel momento in cui Edward accennò alla 𝐜𝐨𝐬𝐚. Recuperò la tazza di the verde senza zucchero e ne bevve un sorso, prima di guardare gli adulti. Le labbra erano incurvate nel tentativo di nascondere il cipiglio nervoso. « Suvvia, Ed » lo osservò per un istante, la mano allungata sulla sua spalla. « Se cominci così, li fai preoccupare. E non c'è assolutamente nulla per cui preoccuparsi, ve lo anticipo io. » « Perché tanti convenevoli, allora? Siete stati beccati di nuovo fuori scuola? Perché se è così — » ugh, signor Urquhart. Agape si voltò di nuovo in direzione di Edward, un cenno con il capo e un countdown bisbigliato. 𝘛𝘳𝘦, 𝘥𝘶𝘦, 𝘶𝘯𝘰... « Io e Agape stiamo insieme. » cominciò Edward, coraggioso. « Non è un capriccio, proviamo dei forti sentimenti. » la ragazza tolse la mano dalla sua spalla e la posò sulla propria gamba, lo sguardo che, fintamente calmo, passava dal padre inerme a Coline. Merlino, se fosse scoppiata come sentiva non sarebbe stato semplice ripulire i suoi resti dalle finestre intarsiate. Logos non poteva credere alle sue parole. O forse sì. Del resto lo aveva sospettato qualche mese prima, ma Agape, la sua bambina, aveva giurato — sistemò le mani, aperte, sul tavolo. « Non è divertente. » ed era tranquillo nel tono. O, almeno, lo sembrava. All'affermazione di Edward, Coline stava quasi per rispondere ingenuamente che sì, li vedeva che erano lì insieme. La gravidanza a volte la stancava mentalmente e fisicamente più del dovuto e quella domenica aveva passato a cucinare con l'aspettativa di accogliere i ragazzi. Dopo aver capito tacque, lo sguardo serio e la mano che non smetteva di accarezzare il pancione. « Non è uno scherzo, infatti. » Edward adottò un tono che difficilmente era suo, suonò secco e molto deciso. « Quanto sarebbe basic da parte nostra farne uno a pochi giorni dal primo aprile, papà? Dovresti conoscere tua — » « Mia figlia?! Beh, mia figlia non mi mancherebbe di rispetto in questo modo. » « Mancarti di rispetto? Ma di cosa parli? » si alzò in piedi, Ed. Non sapeva neppure da dove gli venisse tutta quella voglia di insultare Logos, verso il quale non nutriva grande simpatia, certo, ma aveva sempre e comunque rispettato. « Dovresti essere fiero di Agape, ogni suo successo è soprattutto per te! » il viso si era fatto appena rosso, ripensando a tutte le volte che la ragazza gli aveva confessato di temere il giudizio di suo padre. Sentire l'uomo parlarle così lo ferì e immaginò subito alla mortificazione di Ape. La ragazza, intanto, guardò Edward, e da quel semplice contatto visivo si percepiva tutta la gratitudine che provava per lui in quel momento — in genere sapeva reggere i confronti, ne usciva vittoriosa, ma col padre... beh, era tutta un'altra storia. Lui era il suo punto debole. Logos serrò le mani a pugno. Contò, voleva davvero calmarsi: raramente nella vita aveva alzato il tono di voce, non avrebbe di certo voluto farlo adesso. « Per me? Nessuno le ha mai chiesto niente, desidero soltanto che nella vita sia realizzata. Siediti, ragazzo. E, se vuoi continuare questa conversazione, ti consiglio caldamente di calmarti. » Coline sbarrò gli occhi. Di rado aveva visto il figlio rivolgersi così a lei e a suo padre, figuriamoci nei confronti del suo nuovo marito. Mai avrebbe pensato di assistere a una scena simile. « Non ti rendi conto della pressione che — » fece un gesto nervoso, perché le parole gli si erano intrappolate in gola quando gli venne fatto notare che sì, si era decisamente scaldato troppo. « Se non vuoi che tua figlia ti tema, oltre ad amarti alla follia, forse dovresti pensarla come un'adolescente e non come un primo premio da esporre con gli amici. » si era sforzato di calmare almeno un po' i toni, ma era rimasto in piedi, i pugni chiusi strettissimi lungo i fianchi. La corvonero passava lo sguardo tra tutti i presenti, e divenne un po' preoccupato quando le cadde su Coline, la quale non faceva che accarezzarci il pancione: stavano forse facendo agitare il bambino? Appoggiò la schiena alla sedia, Logos Urquhart, lo sguardo fisso negli occhi del giovane, forse in un vano tentativo di farlo imbarazzare: le sue parole continuavano a sembrargli troppo insolenti, dopotutto. « Perché non se ne lamenta lei e lo fai tu? Cos'è, oltre ad essere il suo "innamorato" » mimò davvero le virgolette con le dita. « Sei il suo avvocato? » A questo punto, Agape non poté più rimanere in silenzio, per Edward che si era preso il fardello di proteggerla quando era rimasta bloccata e per se stessa. « Perché temevo che, facendolo, ti avrei arrecato un dispiacere. E non lo volevo, papà, non lo volevo perché vorrei apparire sempre perfetta ai tuoi occhi — non lo sono, però. Non come lo intendi tu, perlomeno.» « Ora capisco perché Eros non ha rapporti con te, sei — » la mano di sua madre toccò il polso di Edward, debole ma in cerca di supporto. Il giovane fece appena in tempo a girarsi per evitare che cadesse dalla sedia. La paura che potesse esserle successo qualcosa lo travolse, guardò terrorizzato verso gli altri due quando la donna non rispondeva agli stimoli del figlio. « Chiamate qualcuno, subito! » « In nessun modo possibile, dopo questa stronzata di— » Logos venne bloccato dalla richiesta di aiuto del tassorosso, e tutto il resto scomparve quando vide la donna priva di sensi. Corse a soccorrerla, dopotutto era un Medimago. Troppo coinvolto, ma un Medimago. Fortuna che Agape, lesta e razionale, era intanto corsa a telefonare per ricevere un pronto servizio d'assistenza babbano. Nessuno avrebbe permesso a quel pomeriggio di diventare tragedia.
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L’abbaiare dei tre cani, ad un certo punto, divenne così intenso che non fu possibile udire quasi nient’altro. Il trambusto caotico inghiottì tutte le parole dette e lasciò Shirin vagamente perplessa.
Fu come se tutto ciò che avvenne di lì in poi, si dilatasse nel tempo rallentandosi in maniera esasperante. I minuti si assottigliarono, e non ebbero quasi più alcuna fine. Shirin inquadrò Arsen esporsi in avanti nella propria direzione, i tre cani spalancavano le fauci con furore e il resto del parco viveva in serenità un momento che non aveva l’aspetto di essere spaventoso.
Shirin comprese, troppo tardi, di essere in pericolo. Il countdown del suo stalker era giunto ai suoi zeri e non c’era più tempo di fare nient’altro, invero non c’era neppure il tempo di pensare.
Lo stalker avrebbe avuto l’audacia di compiere un gesto simile nello spazio aperto di un parco pubblico, esposto alla vista altrui ed al giudizio. Lontano dalle ombre di una risoluzione privata come se, quella di Shirin, dovesse apparire l’epilogo di una esecuzione. Affinché la morale fosse chiara per chiunque osasse mettersi in mezzo alla questione di Tyler e del suo Hyde.
Uno scoppio si udì come un eco lontano, poi le grida di chi era lì intorno ed il terrore dilagò come un male a fagocitare tutta la serenità di cui quella giornata leggera era stata pregna. Shirin non ebbe alcuna percezione di ciò che stava avvenendo intorno a sé, perse di vista persino il moto di Arsen e se egli infine l’avesse raggiunta oppure no.
Spero di sì, sperò che lui la raggiungesse con tutta sé stessa, alimentando quella sensazione che tra le braccia di lui sarebbe stata al sicuro dagli orrori del mondo intero.
Ma Shirin non fu al sicuro e quegli orrori l’avvolsero senza averne alcuna pietà.
Nel trambusto generale, la donna condusse entrambi i palmi all’addome. Shirin restò perfettamente in piedi, in equilibrio impeccabile, il liquido amaranto le imporporò le mani diafane, allargandosi senza tregua sulla camicia azzurra.
Sollevò lo sguardo, così che esso incrociasse quello di Arsen. Shirin faticava ad afferrare la realtà, come se essa perseverasse nello sfuggirle ancora ed ancora.
-Arsen..
Mormorò il nome di lui, poi Shirin avvertì il dolore, si accasciò a terra cadendo sulle ginocchia e dalle labbra schiuse sputò via un nugolo di sangue che le era salito in gola.
Il colpo era stato preciso, un colpo decisamente mortale, lì in quell’altezza ci sarebbe stato poco da fare, un comune essere umano avrebbe avuto, probabilmente, quindici minuti ancora da vivere.
Shirin Edgerton, tuttavia, era tutto fuorché comune, la sua capacità di guarire si rifletteva anche su sé stessa. Anzi, in quel caso, diveniva quasi un obbligo. Il suo dono tendeva alla autorigenerazione come fosse un parassita incapace di lasciar morire il corpo ospitante. Tuttavia, Shirin aveva messo a dura prova sé stessa in quegli ultimi giorni e di energie gliene restavano decisamente poche, in più, dentro sé c’erano le emozioni negative di Tyler che ella aveva trattenuto e che continuava a trattenere nonostante tutto.
Perciò, quello che restava di lei era un corpo morente bloccato nell’impasse di lasciar andare qualcosa. Da un lato la propria vita e dall’altro le “negativitá” che si sarebbero senza dubbio riversate su Tyler facendogli del male.
“ The story of life is quicker than the wink of an eye, the story of love is hello and goodbye until we meet again. “
ᅟᅟᅟᅟᅟ S&A
ᅟᅟᅟᅟᅟ Parco I 3 PM
La giornata prometteva bene, il cielo aveva diradato un bel po’ di nuvole e i raggi solari piombavano dall’alto, facendo brillare le aiuole del parco pubblico.
Per Arsen era consuetudine trovarsi al parco, al guinzaglio aveva i suoi tre cani di stazza grande ed avanzava, pronto a liberarli di lì a poco e come vivesse in quel monolocale insieme a quei tre bestioni, sarebbe stato difficile comprenderlo.
Giunto accanto a una delle panchine di legno, Arsen si flesse e sganciò il guinzaglio che assicurava i cani a sé e sfregò loro la testa, accarezzandoli energicamente prima di lasciarli andare, liberi. Per un po’ lui se ne rimase flesso, con le ginocchia che toccavano l’asfalto e le braccia penzoloni contro le cosce. Arsen sollevò lo sguardo al cielo e comprese che forse non sarebbe piovuto, non oggi. Non ne sembrò rallegrato, al contrario, doveva amare molto i temporali e quindi, poco dopo, dovette sembrare persino un po’ deluso da quel sole dirompente che non aveva alcuna intenzione di ritirarsi tanto presto.
I cani, intanto, si erano allontanati. Arsen aveva preso posto su quella panchina e, preso lo smartphone con una delle mani, scorreva la home di un social. Da quando aveva imparato a utilizzarli era diventata un’abitudine postare qualche foto, di tanto in tanto, solitamente in compagnia dei suoi cani, spesso con Shiro che sembrava essere quello più affettuoso dei tre.
La tenuta che indossava era del tutto informale: Arsen aveva dei pantaloni morbidi da tuta, color antracite, una t-shirt di una totalità più scura e sulle spalle aveva uno zaino sportivo. In testa stava un berretto nero.
Quei pomeriggi, sole non gradito a parte, Arsen li trovava rilassanti, lo allontanavano dai pensieri soliti che gli affollavano la mente – e che ultimamente riguardavano Tyler Galpin e l’imminente pericolo che rappresentava per coloro a cui teneva – così Arsen aveva disteso la schiena e posato parte del dorso allo schienale della panchina, divaricando appena le gambe e socchiudendo gli occhi, lasciando il cellulare incustodito accanto a sé.
Passò qualche momento di assoluto silenzio, poi l’abbaiare persistente di Shiro lo fece quasi sobbalzare, Arsen aprì gli occhi e tornò seduto in maniera più o meno composta, volgendo gli occhi davanti a sé e sulla donna che il cane dal pelo grigio e raso aveva preso d’assalto, leccandole le mani e sfregando le zampe sulle sue gambe, evidentemente felice di vederla.
@shirin-thedoctor

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. ╰ 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐢𝐞𝐯𝐞!
📍 urmillan's 📅 mar 29, 2023 🔗 #𝖽𝖺𝗇𝗀𝖾𝗋𝗈𝗎𝗌𝗁𝗉𝗋𝗉𝗀
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[ ... ] Fu il padre ad aprire la porta, accogliendoli con un grosso sorriso e spostandosi per farli passare. Giurò a se stessa che, se non fosse morta in quell'occasione, non avrebbe mai avuto paura di niente e di nessuno. « Ragazzi, ciao! Dov'è Eros? Eilidh? Coliiiine, sono arrivati! Entrate, entrate: ha preparato montagne di dolci, le ho detto di non sforzarsi ma... » sembrava sorridente, almeno un presagio positivo. « Buonasera signor Urq— uhm, volevo dire, Logos. Buonasera Logos. » il signor Urquhart lo aveva pregato più volte di dargli del tu, ma Edward ancora non era molto abituato. « Eilidh si era messa già d'accordo con papà e per quanto riguarda Eros... » guardò Agape, lasciando a lei le spiegazioni per l'assenza del gemello. « Eros doveva portare a termine dei compiti per Storia della Magia: lo sai che non gli piace, impiega sempre una vita a riempire una pergamena media. Caprone che non è altro. » mentì e lo fece con tanta nonchalance che si fece quasi paura da sola: Eros non si era nemmeno preoccupato di avvisarli della sua assenza, in realtà, ed Agape non aveva insistito perché in questo caso le faceva davvero comodo che non ci fosse. « Vorrà dire che mangerete di più voi — volete darmi i soprabiti? » Edward annuì ed entrò, ma non porse il giacchetto jeans all'uomo: dopotutto era casa sua e sapeva dove andassero appesi i cappotti. Sistemò il sue e annusò l'aria. « Mia madre è ancora in cucina, vero? » «Credo stia ultimando l'ultima — come si chiama quel dolce a rombi con la marmellata? » « Crostata! » l'entusiasmo del ragazzo era genuino e puro: amava la crostata di ciliegie che preparava la mamma. Ringraziò e sparì, non vedeva l'ora di abbracciarla. « Crostata, esatto. Crostata. » lo ripeté, come per fissare bene il nome in mente, e poi sorrise alla figlia che era l'unica rimasta nella stanza oltre lui. Si avvicinò e, dopo un leggero imbarazzo in cui non sapeva se abbracciarla o meno, le diede una delicata pacca sulla spalla. « Come stai? » domandò, e si vedeva che era interessato: le notizie degli ultimi avvenimenti ad Hogwarts avevano inevitabilmente avuto risonanza in tutto il mondo magico. « Un po' scossa. » ammise Agape, il sorriso accennato e l'improvvisa voglia di stringere forte il padre, voglia che decise di seguire. Non erano soliti abbracciarsi, lo avevano forse fatto soltanto tre volte nell'arco di tutta la vita della giovane strega, ma in quel momento ne aveva bisogno. Stettero stretti per un po', tra lo stupore di lui e la paura di lei, poi timidamente sciolsero l'abbraccio e s'incamminarono in cucina.
・・・
Edward raggiunse la madre e cautamente la salutò con un abbraccio. « Mi siete mancati, tanto. » ammise parlando a lei e al bambino che, forse, sentendo una voce più profonda, decise di scalciare proprio vicino alla mano aperta del ragazzo. « Ha davvero appena scalciato? » « Lo ha proprio fatto — mi sei mancato anche tu, mio principino. » la donna rise quando faccia di Edward trasalì dopo che Agape e Logos ebbero fatto il loro ingresso nella stanza. « Che ne dite di fare una merenda di aggiornamento? » indicò la grande tavolata di legno chiaro dove vi erano ben due crostate. « Scommetto che l'esperienza di dormire tutti insieme vi ha messi alla prova! » Agape desiderava far sentire la propria presenza al bambino proprio come Edward, ma non voleva togliere spazio al tassorosso, che sapeva aver bisogno di quegli istanti privati assieme alla madre. Virò allora in direzione del tavolo e, dopo essersi accertata che ci fosse tutto l'occorrente per la merenda, prese compostamente posto accanto al padre. « È stata a dir poco tre-men-da: avrei bisogno di tre mesi da eremita per purificarmi da quello che ho dovuto sopportare in una sola settimana. » scherzò, ma forse nemmeno tanto. Parlarono del più e del meno, alternando racconti scherzosi a quelli più seri. L'argomento dell'attacco fu menzionato ma sempre velatamente, dopotutto di lì a pochi mesi ci sarebbe stata una nuova vita e la positività era un sentimento che doveva prevalere sul resto. Edward si rabbuiò quando pensò che quello di cui volevano tanto parlare avrebbe potuto rovinare quello scambio tanto piacevole. Sua madre lo notò e, passando una mano tra i suoi capelli, si rivolse al figlio maggiore con tono dolce. « Un galeone per i tuoi pensieri, leoncino cantante. » Agape non poté fare a meno di annotarsi mentalmente "leoncino cantante": lo trovava talmente tenero che, se lì per lì stava sorridendo sinceramente per la dolcezza, poi lo avrebbe sicuramente preso in giro. In modo bonario, s'intende. « Maaamma, dai! » sorrise Ed, sua madre riusciva sempre a divertirlo e a metterlo in imbarazzo allo stesso tempo. « Ah, capisco — è il titolo della tua nuova canzone? » scherzò Coline. Edward accennò un lento movimento di dissenso con il capo, poi alzò gli occhi su Agape che sedeva vicino al padre. « Non è nulla — è che vi devo, vi dobbiamo dire una cosa. » osservò il signor Urquhart, e poi di nuovo la corvonero per concludere il giro con la madre. Il cuore di Agape le balzò in gola nel momento in cui Edward accennò alla 𝐜𝐨𝐬𝐚. Recuperò la tazza di the verde senza zucchero e ne bevve un sorso, prima di guardare gli adulti. Le labbra erano incurvate nel tentativo di nascondere il cipiglio nervoso. « Suvvia, Ed » lo osservò per un istante, la mano allungata sulla sua spalla. « Se cominci così, li fai preoccupare. E non c'è assolutamente nulla per cui preoccuparsi, ve lo anticipo io. » « Perché tanti convenevoli, allora? Siete stati beccati di nuovo fuori scuola? Perché se è così — » ugh, signor Urquhart. Agape si voltò di nuovo in direzione di Edward, un cenno con il capo e un countdown bisbigliato. 𝘛𝘳𝘦, 𝘥𝘶𝘦, 𝘶𝘯𝘰... « Io e Agape stiamo insieme. » cominciò Edward, coraggioso. « Non è un capriccio, proviamo dei forti sentimenti. » la ragazza tolse la mano dalla sua spalla e la posò sulla propria gamba, lo sguardo che, fintamente calmo, passava dal padre inerme a Coline. Merlino, se fosse scoppiata come sentiva non sarebbe stato semplice ripulire i suoi resti dalle finestre intarsiate. Logos non poteva credere alle sue parole. O forse sì. Del resto lo aveva sospettato qualche mese prima, ma Agape, la sua bambina, aveva giurato — sistemò le mani, aperte, sul tavolo. « Non è divertente. » ed era tranquillo nel tono. O, almeno, lo sembrava. All'affermazione di Edward, Coline stava quasi per rispondere ingenuamente che sì, li vedeva che erano lì insieme. La gravidanza a volte la stancava mentalmente e fisicamente più del dovuto e quella domenica aveva passato a cucinare con l'aspettativa di accogliere i ragazzi. Dopo aver capito tacque, lo sguardo serio e la mano che non smetteva di accarezzare il pancione. « Non è uno scherzo, infatti. » Edward adottò un tono che difficilmente era suo, suonò secco e molto deciso. « Quanto sarebbe basic da parte nostra farne uno a pochi giorni dal primo aprile, papà? Dovresti conoscere tua — » « Mia figlia?! Beh, mia figlia non mi mancherebbe di rispetto in questo modo. » « Mancarti di rispetto? Ma di cosa parli? » si alzò in piedi, Ed. Non sapeva neppure da dove gli venisse tutta quella voglia di insultare Logos, verso il quale non nutriva grande simpatia, certo, ma aveva sempre e comunque rispettato. « Dovresti essere fiero di Agape, ogni suo successo è soprattutto per te! » il viso si era fatto appena rosso, ripensando a tutte le volte che la ragazza gli aveva confessato di temere il giudizio di suo padre. Sentire l'uomo parlarle così lo ferì e immaginò subito alla mortificazione di Ape. La ragazza, intanto, guardò Edward, e da quel semplice contatto visivo si percepiva tutta la gratitudine che provava per lui in quel momento — in genere sapeva reggere i confronti, ne usciva vittoriosa, ma col padre... beh, era tutta un'altra storia. Lui era il suo punto debole. Logos serrò le mani a pugno. Contò, voleva davvero calmarsi: raramente nella vita aveva alzato il tono di voce, non avrebbe di certo voluto farlo adesso. « Per me? Nessuno le ha mai chiesto niente, desidero soltanto che nella vita sia realizzata. Siediti, ragazzo. E, se vuoi continuare questa conversazione, ti consiglio caldamente di calmarti. » Coline sbarrò gli occhi. Di rado aveva visto il figlio rivolgersi così a lei e a suo padre, figuriamoci nei confronti del suo nuovo marito. Mai avrebbe pensato di assistere a una scena simile. « Non ti rendi conto della pressione che — » fece un gesto nervoso, perché le parole gli si erano intrappolate in gola quando gli venne fatto notare che sì, si era decisamente scaldato troppo. « Se non vuoi che tua figlia ti tema, oltre ad amarti alla follia, forse dovresti pensarla come un'adolescente e non come un primo premio da esporre con gli amici. » si era sforzato di calmare almeno un po' i toni, ma era rimasto in piedi, i pugni chiusi strettissimi lungo i fianchi. La corvonero passava lo sguardo tra tutti i presenti, e divenne un po' preoccupato quando le cadde su Coline, la quale non faceva che accarezzarci il pancione: stavano forse facendo agitare il bambino? Appoggiò la schiena alla sedia, Logos Urquhart, lo sguardo fisso negli occhi del giovane, forse in un vano tentativo di farlo imbarazzare: le sue parole continuavano a sembrargli troppo insolenti, dopotutto. « Perché non se ne lamenta lei e lo fai tu? Cos'è, oltre ad essere il suo "innamorato" » mimò davvero le virgolette con le dita. « Sei il suo avvocato? » A questo punto, Agape non poté più rimanere in silenzio, per Edward che si era preso il fardello di proteggerla quando era rimasta bloccata e per se stessa. « Perché temevo che, facendolo, ti avrei arrecato un dispiacere. E non lo volevo, papà, non lo volevo perché vorrei apparire sempre perfetta ai tuoi occhi — non lo sono, però. Non come lo intendi tu, perlomeno.» « Ora capisco perché Eros non ha rapporti con te, sei — » la mano di sua madre toccò il polso di Edward, debole ma in cerca di supporto. Il giovane fece appena in tempo a girarsi per evitare che cadesse dalla sedia. La paura che potesse esserle successo qualcosa lo travolse, guardò terrorizzato verso gli altri due quando la donna non rispondeva agli stimoli del figlio. « Chiamate qualcuno, subito! » « In nessun modo possibile, dopo questa stronzata di— » Logos venne bloccato dalla richiesta di aiuto del tassorosso, e tutto il resto scomparve quando vide la donna priva di sensi. Corse a soccorrerla, dopotutto era un Medimago. Troppo coinvolto, ma un Medimago. Fortuna che Agape, lesta e razionale, era intanto corsa a telefonare per ricevere un pronto servizio d'assistenza babbano. Nessuno avrebbe permesso a quel pomeriggio di diventare tragedia.
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