Tumgik
#in Asia specialmente poi...
ross-nekochan · 9 months
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È un discorso che ho già fatto milioni di volte eppure ogni volta sto lì ad analizzare me e la situazione.
È incredibile come le fasi siano sempre le stesse: situazione di stasi - qualcuno mi dice qualcosa o mi mette una pulce nell'orecchio - la percezione della relazione tra me e gli altri maschi cambia (e finisco col credermi mezza Miss Italia a volte) - mi inebrio di quell'idea - alla fine quella che ci sta sotto divento io (più dell'idea che della persona in sé, però).
Non solo: è da anni che ormai scherzo sul fatto che sembro e mi comporto da maschiaccio. Lo dico apertamente, ci scherzo continuamente eppure... quando me lo dicono gli altri è sempre un po' una coltellata. "Posso essere solo l'amica simpatica, quella a cui puoi dire e parlare di tutto, ma mai quella che può piacere a qualcuno".
Il fatto è che nelle donne come me convivono sempre 2 anime: quella forte e quella bisognosa. Quella forte non vuole darla vinta a nessuno, che non ha bisogno di nessuno ed è l'anima che è più facile mostrare; quella bisognosa vorrebbe un petto su cui piangere ogni tanto e qualcuno che raccolga i cocchi e li incolli minuziosamente quando vanno in pezzi.
Perché nell'immaginario quella persona debba essere del sesso opposto è prevalentemente una costruzione sociale e culturale, eppure nessuno può scappare (non entro nel dettaglio perché è una questione di cui ho già parlato - creando fin troppo dibattito indesiderato).
E se da una parte potrebbe essere un privilegio poter parlare ai maschi a tu per tu di argomenti di cui parlerebbero solo con altri maschi, lo stesso essere considerata "membro del gruppo" può rendermi a volte triste.
La stessa cosa accade con lo scherzo: le battute a sfondo sessuale le si fanno più spesso con me che con altre ragazze o spesso mi si dicono scherzando cose che non riesco a capire se sono messaggi da (poter) decifrare oppure è uno scherzo fine a sé e io mi sto facendo troppe pippe mentali.
Poi mi guardo allo specchio o guardo come sono quando compaio in un video e... ma a chi posso mai piacere con sta faccia e con sto corpo.
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enkeynetwork · 4 months
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kneedeepincynade · 1 year
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China and Russia are both multipolar and responsible military actors,it's only natural that their cooperation is deepening
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⚠️ IL GENERALE LI SHANGFU HA INVITATO IL MINISTRO ŠOJGU IN CINA AL VERTICE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI A NUOVA DELHI ⚠️
🌟 Il Generale Li Shangfu - durante un Colloquio a Margine del Vertice tra i Ministri della Difesa dei Paesi dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai - ha invitato Sergej Šojgu, Ministro della Difesa della Federazione Russa, in Cina 🇨🇳
💕 Il Ministro Šojgu ha dichiarato: «Verrò con piacere», e si è poi focalizzato - nel suo discorso - sulla resistenza dell'Occidente al rafforzamento del Multipolarismo, specialmente nella Regione Asia-Pacifico ⚔️
🇷🇺 Il Ministro Šojgu ha analizzato tale processo, citando la formazione di blocchi politici e militari in funzione principalmente anti-Cinese, come il QUAD (🇺🇸, 🇮🇳, 🇦🇺, 🇯🇵) e l'AUKUS (🇦🇺, 🇬🇧, 🇺🇸) | Per approfondire: I, II, III 📄
💬 "[Tali blocchi] sono stati uniti alla NATO, che - a sua volta, rivendica un ruolo dominante anche qui [Asia Pacifico]"
💬 "Si sta formando un fronte per contenere la Cina. Il cosiddetto "Problema di Taiwan" viene intenzionalmente aggravato, e le dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale vengono alimentate", ha dichiarato Šojgu 🇷🇺
🔺Lavrov critica l'avventurismo di USA e UE nel Mar Cinese Meridionale 🇷🇺
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⚠️ GENERAL LI SHANGFU INVITED CHINA MINISTER ŠOJGU TO SHANGHAI CO-OPERATION ORGANIZATION SUMMIT IN NEW DELHI ⚠️
🌟 General Li Shangfu - during a talk on the sidelines of the summit between the defense ministers of the countries of the Shanghai Cooperation Organization - invited Sergej Šojgu, Minister of Defense of the Russian Federation, to China 🇨🇳
💕 Minister Šojgu declared: "I will come with pleasure", and then focused - in his speech - on the resistance of the West to the strengthening of Multipolarity, especially in the Asia-Pacific Region ⚔️
🇷🇺 Minister Šojgu analyzed this process, citing the formation of political and military blocs mainly anti-Chinese, such as the QUAD (🇺🇸, 🇮🇳, 🇦🇺, 🇯🇵) and the AUKUS (🇦🇺, 🇬🇧, 🇺🇸) | To deepen: I, II, III 📄
💬 "[These blocs] have been merged into NATO, which - in turn, claims a dominant role here [Asia Pacific] as well"
💬 "A front is being formed to contain China. The so-called 'Taiwan Problem' is being intentionally aggravated, and territorial disputes in the South China Sea and East China Sea are being fueled," Šojgu said 🇷🇺
🔺Lavrov criticizes US and EU adventurism in the South China Sea 🇷🇺
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[ARTICOLO] Come i BTS stanno conquistando il mondo
“È sera presto di un lunedì di settembre in una sontuosa suite al Ritz-Carlton a Los Angeles e Jimin, uno dei sette membri dei BTS, il gruppo più popolare al mondo, sta riposando seduto davanti ad uno specchio illuminato del camerino.
Non lo si può biasimare per essere esausto. Esattamente 24 ore prima Jimin (22), Jin (25), Suga (25), J-Hope (24), RM (24), V (22) e Jung Kook (21), si stavano preparando nel backstage dello Staples Center di L.A. per il loro quarto ed ultimo show della serie di concerti sold-out nell’arena da 20.000 posti. Ogni serata è una maratona di intense coreografie, intervalli con video musicali ed effetti pirotecnici; il tutto ovviamente contornato dai ruggiti dei fan urlanti. “È un vero onore,” ha detto J-Hope, con l’aiuto del traduttore. “Siamo orgogliosi che tutto ciò che facciamo stia sprigionando luce.”
Come i Beatles e i One Direction prima di loro, i BTS presentano un mix di bell’aspetto che fa impazzire e ritornelli che ti rimangono in mente, insieme a passi di danza sullo stile dei New Kids on the Block e *NSYNC. Ma la band – il cui nome sta per Bangtan Sonyeondan in coreano e Beyond the Scene in inglese – sta inoltre battendo nuovi territori. Non solo i BTS sono i primi artisti coreani ad essere riusciti a riempire uno stadio negli Stati Uniti (per non parlare dei record che hanno raggiunto in Asia), ma lo hanno fatto senza doversi adeguare al pubblico occidentale. Solo uno dei membri, RM, parla fluentemente l’inglese e la maggior parte delle loro canzoni sono in coreano, ulteriore prova del fatto che la musica “non deve essere in inglese per diventare un fenomeno globale”, come ha detto Steve Aoki, un DJ americano che ha collaborato con i BTS. Il gruppo è anche straordinariamente abile nell’uso dei social media per promuovere la loro musica e per connettersi con i propri fan.
Ma almeno per ora potrebbero avere bisogno di dormire. “Sto ancora cercando di superare il jetlag”, ha detto in modo impassibile Suga, uno dei tre rapper del gruppo.
***
Fin dalla sua origine negli anni 90 il Korean Pop, o K-pop, è diventato sinonimo di ciò che le case di produzione chiamano “idol”: un gruppo di giovani, ricercati e dall’aspetto perfetto di cui l’immagine è spesso meticolosamente controllata. (Sono spesso scoraggiati dal mettere in discussione le loro vite amorose in modo da sembrare disponibili ai fan.) Ma anche se il K-pop è diventato un’industria del valore di quasi 5 miliardi di dollari con fan da tutto il mondo, le sue star più grandi – inclusi Rain, Girls’ Generation e Big Bang – hanno fallito nel guadagnare popolarità nel mercato occidentale. L’eccezione fu Psy, un rapper sudcoreano che diventò virale con la sua “Gangnam Style” nel 2012, che con la sua personalità comica e stravagante fu un pioniere insolito (e per alcuni critici anche problematico) del genere.
Quando i BTS sono arrivati nel 2013, è stato subito chiaro che avrebbero giocato secondo nuove regole. Sono stati formati da Bang Si hyuk, un disertore del K-Pop che ha lasciato una grande casa discografica per dare il via alla sua impresa privata. Ha poi scelto delle giovani stelle che sembrassero avere qualcosa in più rispetto a tutti gli altri, cominciando da RM, che faceva inizialmente parte della scena rap underground coreana. E sebbene i BTS posseggano degli elementi da idol - una brillante aesthetic, le coreografie affilate, i singoli dalla musica allegra - accettano anche i loro difetti.
Il loro primo rilascio, “No More Dream”, ha messo in luce i modi in cui gli adolescenti coreani si sentono intralciati dalle aspettative della società; RM ha registrato una canzone con Wale che allude all'importanza dell'attivismo politico; Suga ha rilasciato un mixtape in cui ha affrontato il tema della sua depressione. “Abbiamo cominciato a raccontare le storie che le persone volevano ed erano pronte ad ascoltare, storie che altre persone non potevano o non avrebbero mai raccontato” dice Suga. “Abbiamo parlato di ciò che le altre persone stavano provando - il dolore, le ansie e le preoccupazioni.”
Trasmettono questi messaggi nei loro video musicali, pieni di metafore e riferimenti culturali, nei loro aggiornamenti sui social, nei testi della loro musica, che i fan traducono e analizzano nelle bacheche online, nelle chat di gruppo e nei podcast. “Era quello il nostro obiettivo: creare una certa empatia a cui le persone potessero relazionarsi” ha continuato Suga.
Aiuta anche il fatto che il loro sound sia ampiamente accattivante, fondendo hip hop con EDM e pop. La lista di artisti con cui hanno collaborato di recente include Desiigner e Nicki Minaj, che ha aggiunto una strofa al loro ultimo singolo, “Idol”, il cui testo allude a qual è il loro posto nel firmamento del Kpop. “Puoi chiamarmi artista, puoi chiamarmi idol” cantano. “Non importa come mi chiami, non mi interessa… non puoi farmi smettere di amare me stesso”.  RM dice che quel mantra - ama te stesso - è l'essenza dell'identità dei BTS; è perfino incorporato nei titoli dei loro più recenti album. “La vita ha molte questioni, molti problemi, molti dilemmi imprevedibili” dice RM. “Ma penso che la cosa più importante da fare per vivere bene sia essere te stesso. Noi stiamo ancora cercando di rimanere noi stessi.”  
La combinazione di questi tratti ha incontrato il favore dei fan, specialmente sui social, dove i BTS hanno ammassato milioni di follower devoti. Chiamano loro stessi ARMY, che è sia un acronimo per Adorable Representative MC for Youth sia un rimando al loro potere organizzativo. Nel 2017 i fan dei BTS sono comparsi nei titoli dei giornali per aver innalzato il gruppo sulla cima della classifica Top Social Artisti di Billboard - la quale si basa sui dati streaming, sulle menzioni sui social media e su molto altro - sorpassando gente come Justin Bieber e Selena Gomez. Da allora, gli ARMY hanno catapultato entrambi gli ultimi due album dei BTS, “”Love Yourself: Answer” e “”Love Yourself: Tear”, in cima alle classifiche degli album negli Stati Uniti, in Corea del Sud e Giappone. “Anche se c’è una barriera linguistica, una volta che la musica comincia, le persone reagiscono tutte più o meno allo stesso modo ovunque andiamo” dice Suga. “Sembra che la musica ci avvicini davvero tutti”.  Jimin aggiunge: “Diamo energia agli spettatori del nostro pubblico e ai nostri ascoltatori, ma traiamo anche tanta energia da loro.” ***
Ritornando al Ritz, un makeup artist sveglia Jimin dal suo pisolino. Lì vicino, V canta un paio di note mentre i suoi capelli biondo tinti vengono asciugati. Jungkook fa scrocchiare il collo mentre un makeup artist applica del fondotinta. RM chiacchiera con un manager. Suga scivola in un paio di mocassini. Jin, che si fa chiamare con il soprannome di 'Worldwide Handsome’ dato dai suoi stessi fan, lascia che un costumista gli allacci la cravatta. Le risate di J-Hope filtrano attraverso la porta.
È un raro momento di riposo per i ragazzi. Nel corso delle prossime settimane si esibiranno  con altri 11 show andati sold out, appariranno a Good Morning America e aiuteranno persino a lanciare un'iniziativa a scopo legittimativo per i giovani all'Assemblea delle Nazioni Uniti nella città di New York, alla quale RM ha parlato del tema dell'accettare se stessi: “Non importa chi tu sia o da dove vieni, quale sia il colore della tua pelle, la tua identità di genere: fai sentire la tua voce.” Un'agenda fitta come questa ai più potrebbe sembrare scoraggiante. Ma per i BTS - e per i loro ARMY - è un segno incoraggiante di quello che deve ancora venire. “Lo dico così tanto per dire” dice Suga “ma forse potremmo esibirci al Super Bowl un giorno”.”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©CiHope, ©lynch) |  ©TIME
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toscanoirriverente · 6 years
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Il traffico di umani dall’Africa, le mafie e la complicità dei razzisti
Il traffico di esseri umani nel mondo frutta 150 miliardi di dollari alle mafie, di cui 100 miliardi vengono dalla tratta degli africani. Ogni donna trafficata frutta alla mafia nigeriana 60 mila euro. Trafficandone 100mila in Italia, la mafia nuove un giro di 600 milioni di euro all’anno. Nessun africano verrebbe di sua volontà, se sapesse la verità su cosa lo attende in Europa.
Non mi infilo nell’eterna guerra civile italiana basata su fazioni e non contenuti, ma da afrodiscendente italiano e immigrato ora negli Stati Uniti credo sia arrivato il momento di parlare e trattare l’immigrazione o meglio la mobilità come un problema e fenomeno strutturale che ha vari livelli e non come uno strumento per fare politica o da trascinarsi come i figli contesi di due genitori che li usano per il loro divorzio come arma di ricatto.
Secondo stime dell’ONU, ogni anno sono trafficati milioni di esseri umani con una stima di guadagno delle mafie di 150 miliardi di dollari di fatturato ripeto 150 MILIARDI. (le allego la news di AlJaazera non de Il Giornale o il Fatto Quotidiano). Io non so se lei ha mai vissuto o lavorato nell’Africa vera e che Africani conosce in Italia o se da giornalista si informa su testate anche non italiane, ma il traffico di esseri umani con annessi accessori vari ( bambini, organi, prostituzione ) non è un fenomeno che riguarda solo l’Italietta dei porti sì o porti no, ma è un fenomeno globale che fattura alle mafie africane, asiatiche, messicane, 100 – e ripeto 100 – Miliardi di dollari alll’anno.
Questi soldi poi non vengono certo redistribuiti alla popolazione povera di questi paesi, ma usati per soggiogarla ancora di più con angherie di ogni genere, destabilizzarne i già precari equilibri politici, reinvestirli in droga e armi.
Si è mai chiesto perché, a parità di condizioni di povertà e credenza che l’Europa sia una bengodi, quelli che arrivano da Mozambico, Angola, Kenya sono pochissimi, o quelli che arrivano dal Ghana (il Ghana che è il mio Paese d’origine ha una crescita del PIL del 7% e una situazione di assenza di guerre e persecuzioni) provano a venire? Perchè esiste una cosa chiamata Mafia Nigeriana, che pubblicizza nei villaggi che per 300 euro in 4 settimane è possibile venire in Italia e da lì se vogliono andare in altri Paesi Europei. Salvo poi fregarli appena salgono su un furgone aumentandogli all’improvviso la fee di altri 1000 $, la quale aumenta di nuovo quando arrivano in Libia dove gliene chiedono altri 1000$ per la traversata finale. Il tutto non in 4 settimane come promettono, ma con un tempo di attesa medio di un anno.
In tutto questo ci aggiungo minori che vengono affidate a donne che non sono le loro veri madri, che poi spariranno una volta sistemate le cose in Europa e di centinaia di donne che saranno invece dirottare a fare le prostitute ognuna delle quale vale 60 mila euro d’incasso per la mafia stessa. Solo trafficandone 100.000 verso l’Italia la mafia nigeriana muove un giro di affari di 600 milioni di euro all’anno.
A questo si somma quello che perde l’Africa: risorse giovani. Ho conosciuto ghanesi che hanno venduto il taxi o le proprie piccole mandrie per venire in Europa e ritrovarsi su una strada a elemosinare o a guadagnare 3 euro all’ora, se gli va bene, trattati come bestie e che non riescono neanche a mettere ovviamente da parte un capitale come era nei loro progetti. E anche se desiderano tornare non lo faranno mai per la vergogna perché non saprebbero cosa dire al villaggio, non saprebbero come giustificare quei soldi spesi per arrivare in Europa, anzi alimentano altre partenze facendosi selfies su facebook, che tutto va bene per non dire la verità per vergogna e quindi altri giovani (diciottenni, non scolarizzati ) cercano di venire qui perché pensano che sia facile arricchirsi.
Che senso ha sostenere che questo traffico di “schiavi” e questa truffa criminale della mafia nigeriana, come quelle asiatiche in Asia, deve continuare?
A chi fa bene? Non fa bene al continente africano, non fa bene al singolo africano arrivato qui, perchè al 90 per cento entra in clandestinità e comunque non troverà mai un lavoro dignitoso; non fa bene all’Italia che non ha le risorse economiche e culturali per gestire e sostianzialmente mantenere tante persone che non possano contribuire specialmente in un Paese dove il 40% dei coetanei di questi giovani africani è già senza un lavoro; e non fa bene neanche all’immagine che l’europeo ha dell’Africano perché lo vede sempre come una vittima, un povero, un soggetto debole.
Questo da africano, ma anche essere umano, è l’atteggiamento più razzista che ci sia oltre che colonialista perché non aiuta nessuno, se non le mafie e chi lavora in buona o malafede in tutto questo indotto legato alla prima assistenza.
Con 5 mila dollari è più facile aprire una piccola attività in molti Paesi dell’Africa che venire qui a mendicare e se solo fosse veramente chiaro e divulgato questo concetto il 90 per cento delle persone non partirebbe più probabilmente neanche in aereo per l’Italia.
Specialmente chi ha forse la quinta elementare e 20 anni. Non è lo stesso tipo d’immigrazione di 30 anni fa dove molti erano anche 30enni, alcuni laureati, ma molti con diploma superiore e comunque trovavano lavori nelle fabbriche e in situazioni dignitose.
Non conosco la situazione delle ONG che si occupano dell’assistenza marittima, ma conosco benissismo quelle che operano in Africa di cui la maggioranza sono solo un sistema parassitario. Per i maggiori pensatori Africani e veri leader politici una delle prime cose da fare è proprio cacciare dall’Africa tutte le ONG, perché seppure il personale che ci lavora sono in buonafede, i giovani volontari, il sistema ONG serve a controllare e destabilizzare l’Africa da sempre, oltre che creare sudditanza all’assitenza, senza contare il giro finanziario di donazioni e sprechi fatti dalle ONG per mantenere dirigenti sfruttando l’immagine del povero bambino africano.
Basta con questo modo di pensare controproducente, razzista, e ignorante. Sarebbe curioso vedere qualcuna di queste ONG fare iniziative a Scampia mettendo nelle pubblicità le foto di qualche bambino napoletano.
Siamo stanchi di questa strumentalizzazione che fate su questo tema per i vostri motivi ideologici o le vostre battaglie fascisti o antifascisti sulla pelle di un continente di cui conoscete poco o che avete romanticizzato e idealizzato e che usate per mettere a posto la vostra coscienza o lenire i sensi di colpa del vostro status privilegiato. E’ ora di fare analisi serie e porre in campo soluzioni concrete vincenti, non di avvelenare i pozzi di un partito o dell’altro, perchè chiunque vinca perde l’Africa.
Sarebbe bello un reportage di Edo State in qualche villaggio per capire a che livello di furbizia, cattiveria, fantasia criminale sono arrivati e scoprirete che forse solo trasportare e illudere un giovane analfabeta di vent’annni e la sua famiglia è il minimo che questa potentissima e sottostimata organizzazione criminale fa ogni giorno, sfruttando la disperazione e ignoranza delle gente di cui alcuni disposti a tutto, persino a vendere un figlio appena nato per 100 dollari.
Se questo verrà tollerato ancora i rischi non saranno solo per l’Italia, ma anche per i Paesi Africani dove oltre al problema di dittatori si aggiungerà quello di Narcos al livello della Colombia di Escobar o il Messico di El Chapo con ancora più morti e sottosviluppo di quello che già c’è.
di Fred Kuwornu
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beautyscenario · 6 years
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Una nuova maison di profumi che mette al centro del brand il consumatore finale. Scopriamo insieme Maison Crivelli con il suo creatore Thibaud Crivelli
Thibaud Crivelli é uno spirito nomade, per tre generazioni la sua famiglia  ha vissuto nei quattro angoli del globo, tra cui Vietnam, Marocco, Libano e Australia. Fin da bambino ha subito il fascino delle altre culture e dei profumi. Nel 2006 si trasferisce a vivere in Asia dove rimane per circa 10 anni lavorando nel marketing per i più noti brand di profumi fino a quando forte della sua esperienza ha deciso di realizzare il suo sogno, creare il suo brand. Scopriamo insieme Maison Crivelli e la sua filosofia che vede coinvolto il cliente finale attraverso un’esperienza multisensoriale e non solo…
Primi ricordi olfattivi. I miei primi ricordi olfattivi risalgono all’infanzia, alle case dove sono cresciuto, una nel centro e l’altra nel sud della Francia. La biblioteca e il profumo della cera per parquet in rovere, l’odore dei libri antichi, un giardino pieno di lavanda e glicine, erba tagliata, corteccia di pino, castagne arrostite, la freschezza del rosmarino o il profumo delle foreste in autunno. Poi sono venuti tutti quegli anni in Asia, con le spezie!
La tua é una famiglia di nomadi. Puoi dirci qualcosa in più su di loro? La mia era un’importante famiglia italiana che viveva in Lombardia durante il periodo rinascimentale, poi si trasferirono in Francia nel 1400, stabilendosi nei dintorni di Avignone. Nel corso degli ultimi 150 anni i miei antenati, sia dalla parte di mia madre che di mio padre, si sono trasferiti all’estero. I nonni materni in Vietnam e in Libano, mia madre é cresciuta in Marocco. Mio nonno paterno è nato a Melbourne, i suoi genitori si incontrarono sull’Isola di Reunion. Tornare  in Francia ai tempi era più di un’avventura. La mia infanzia é stata ricca di racconti quei tempi che forse mi hanno influenzato a trasferirmi all’estero
Prima di creare la sua maison di profumi di cosa si occupava?  Ho sempre avuto l’idea di creare un brand di profumi. Per farlo però avevo bisogno di conoscere bene quello che mi aspettava e le sfide che avrei dovuto affrontare. Così ho costruito la mia carriera tra i marchi di fragranze più importanti, ricopendo posizioni nelle vendite e nel marketing. Ultimamente ho gestito un famoso marchio francese per i mercati del travel retail cinese e taiwanese. Inizialmente avevo scelto di trasferirmi in Asia data la mia passione per la lingua cinese, ed essere lì in un periodo di grandi e continui cambiamenti mi ha insegnato molto professionalmente. In realtà non ho mai lavorato in Francia e solo di recente sono tornato a Parigi.
Come e quando hai avuto l’idea di creare la tua maison di fragranze? Sono cresciuto in una famiglia di imprenditori, quindi creare il mio brand mi é venuto piuttosto naturale. Mio padre è un farmacista e negli anni ’80 creò una sua linea, all’epoca ero bambino, ma ho avuto modo di assistere allo sviluppo del suo marchio. Più tardi, ho gradualmente sviluppato la conoscenza e la passione per le materie prime della profumeria. Negli ultimi 15 anni, specialmente in Asia, ho trascorso molto tempo in piantagioni o mercati, sviluppando così una conoscenza del profumo, che non è tecnica ma sensoriale, complementare alla conoscenza dei profumieri. Prima di iniziare a lavorare sul progetto mi sono reso conto che oggi c’è una grande disconnessione tra il modo in cui i marchi presentano un profumo e ciò che ogni cliente prova. Se guardiamo al discorso del marchio, possiamo dire che il messaggio è spesso molto automatico e focalizzato sul brand e sul prodotto. I brand elencano la composizione del profumo e gli elementi delle loro storie, ma dimenticano un punto semplice e importante che è che l’esperienza olfattiva sarà diversa per tutti. La fragranza riguarda le emozioni individuali, poiché siamo sensibili ad alcune sfaccettature del profumo più di altre. A persone diverse piacerà lo stesso profumo per ragioni diverse, poiché ne sentiranno diverse sfaccettature. Il problema è che le persone difficilmente capiscono perché amano profondamente il profumo. Così ho deciso di creare Maison Crivelli per proporre un approccio completamente nuovo alla scoperta dei profumi, guidando ogni cliente ad esplorare il profumo da una prospettiva personale, sensoriale e significativa. Il risultato è semplice: prendi più tempo per esplorare il profumo e capisci perché ti piace.
Cosa differenzia Maison Crivelli dagli altri brand di profumeria artistica? In primo luogo, i profumi sono tutti molto diversi da quelli normalmente proposti sul mercato. Sono unici perché ispirati a momenti che ho vissuto, quando i miei sensi sono stati catturati da una sorprendente scoperta riguardante le materie prime della profumeria. Ad esempio, un profumo è ispirato alla scoperta del sandalo bruciato sulle pendici di un vulcano in eruzione. Il brief per i profumieri é stato un mix di materie prime, immagini e suoni. Ogni profumo è stato creato con l’obiettivo di tradurre questa memoria in una creazione olfattiva che è moderna, contrastante e con texture. Contrasto e sorpresa sono quindi parti chiave del progetto. La confezione è moderna e creata con 2 colori chiave a contrasto (bianco e terracotta). Infine, l’esperienza della scoperta dei profumi che viene proposta è assolutamente senza precedenti. Invitiamo ogni cliente a leggere e immaginare meglio i profumi, grazie all’uso di parole e fotografie che descrivono la composizione e la sensorialità del profumo. I clienti diventano attori della loro scoperta, non sono passivi. Invece viene loro chiesto di annusare il profumo, sfogliare il contenuto visivo e quindi esprimere quello i loro pensieri riguardo al profumo. Questo approccio consente ai beauty advisor di spiegare loro ciò che provano.
Un ricordo olfattivo di ogni paese in cui hai vissuto. Cina: un mix di profumi molto diversi. Il zuppa di pesce al mattino presto, le ondate di incenso che si diffondono nei templi, il profumo del peperoncino piccante o gli spiedini alla griglia nei mercatini. ma anche il profumo della vecchia carta e dell’inchiostro nero. Singapore: petali di gelsomino nella zona di Little India e fiori di frangipane. Hong Kong: subito dopo la pioggia, il profumo terroso delle foreste tropicali o il profumo metallico del cemento bagnato che è unico. Anche tisane e frutti di mare secchi. Turchia: un mix tra glicine e brezza marina. Francia: il pane appena sfornato è il mio preferito.
Ci parli dei profumi di Maison Crivelli? Ad oggi la collezione di profumi è composta da 4 creazioni, tutte ispirate ai momenti che ho vissuto quando ho scoperto le materie prime della profumeria in un modo molto sorprendente. I profumi, tutti unisex, sono molto diversi l’uno dall’altro, poiché la mia intenzione è quella di sorprendere con ogni profumo. Sono privi di colorante artificiale e senza ftalati e l’imballaggio è il più sostenibile possibile: la scatola è fatta a mano con carta italiana, anche il cellophane è compostabile. Sono disponibili 2 formati (100 ml – 180 euro, 30 ml – 80 euro). Ogni profumo è creato con una sorprendente associazione di materie prime, e il profumiere ha aggiunto un tocco segreto per farlo durare più a lungo.
Rose Saltifolia è ispirata da una sorprendente scoperta di una rosa che cresceva sulla spiaggia. Il profumiere ha mixato l’assoluta di rosa con l’assoluta di alghe per ricreare un profumo molto moderno e originale di rosa salata. Bois Datchaï è stato ispirato da una passeggiata in una foresta primitiva, quando ho raccolto bacche selvatiche e bevuto tè speziato. C’è un contrasto tra acido fruttato e note fumose. Santal Volcanique ha un contrasto tra note speziate e legni ambrati. Last Fleur Diamantine è costruito su un contrasto tra fiori bianchi e muschio di quercia, per un aspetto molto elegante e naturale.
Puoi descrivere ogni profumo con tre aggettivi? Rosa Saltifolia: cristallina, salata, floreale Bois Datchaï: incantevole, fruttato, fumoso. Santal Volcanique: afrodisiaco, speziato, legnoso. Fleur Diamantine: etereo, floreale, verde
Thibaud Crivelli: Maison Crivelli la maison di profumi esperienziale Una nuova maison di profumi che mette al centro del brand il consumatore finale. Scopriamo insieme Maison Crivelli con il suo creatore Thibaud Crivelli
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#3 Libri libri libri e la mia infallibile memoria
 Ci sono due cose di cui tengo parlare oggi.
Sono andata a fare visita a mio nonno l’altro giorno e quando gli ho detto che finalmente andavo all’università mi ha risposto “Lo so e sono orgoglioso di te” e sono state delle parole molto dolci da parte sua; specialmente per uno come lui che si è sempre vergognato di dire anche solo -ti voglio bene- a mia madre, quindi figuriamoci. Poco dopo siamo anche andati al mercatino dell’usato, e già non mi aspettavo di acquistare niente perchè in questo periodo siamo alle strettissime, ma vado comunque nella sezione libri a curiosare perchè stavo cercando dei libri da leggere, ma anche solo uno. Sono uscita con ben 4 libri. “prendi quello che vuoi dalla sezione cartoleria, te lo pago io” ha detto, e io ho visto Allegiant (l’unico della serie che mi mancava), Cercando Alaska, La fattoria degl animali, Uno, nessuno e centomila. Molto molto orgogliosa dei libri scelti, esco dal mercatino tutta fiera.
Sono contenta che mio nonno supporti queste cose, in effetti è proprio da lui. Legge tantissimo, sopratutto libri di storia da quello che so, o romanzi storici. Al secondo posto se non sbaglio ci sono i gialli e al momento non ricordo cos’altro. Fatto è che mio nonno è uno che se li mangia i libri, mia madre a seguire.
Io direi che sto cercando ora di definirmi con le mie scelte di lettura. Per conto mio ho letto ben poco e con pochissima costanza. E con gran fatica. E spesso lasciando i libri non finiti.
Grazie alla scuola però, che mi costringeva a leggerli, e la mia coscienza mi costringeva ancora di più ( penso di non essermi mai presentata alle interrogazioni avendo solo letto riassunti vari trovati su internet ) ho conosciuto testi come Mille splendidi soli, Il ritratto di dorian grey e altri.
Da mille splendidi soli si è rafforzato il mio interesse per le altre culture, specialmente quelle del medio oriente / Asia direi. Ad oggi i posti che vorrei visitare però corrispondono alla generalissima descrizione di “luoghi ricchi di colori ed arte” quindi possiamo andare dall’India al Messico, dal Marocco al Perù e tanti altri ancora. Diciamo che mi interessano le culture in generale forse. come si sono sviluppate... e poi amo cercare di capire le persone, ascoltare le loro storie, conoscere i loro credi, e cose così.
Per il resto, l’unico libro fantasy che sono riuscita ad apprezzare al massimo è stato La storia infinita. Nono ho mai avuto la costanza di finire harry potter, narnia o il signore degli anelli. Tutti iniziati ma presto abbandonati. E quando provo a cominciarli di nuovo, cacchio le prime parti me le ricordo tutte, mi annoio e non riesco a superare il pezzo per arrivare alla parte che non avevo ancora letto.
Poi ho scoperto i distopici e....alleluja! Farenheit 451 credo sia stato il primo. illuminante direi. non sapevo ancora cosa fosse un distopico, ma l’idea di una società del futuro, nella quale qualche elemento del presente prende il sopravvento in maniera negativa, la adoravo. Non per il lato negativo, ma per come mi siano sempre sembrate realistiche e fattibili quelle storie. Perchè a me sembra possibilissimo un futuro nel quale siamo tutti inghiottiti dalla tecnologia, e non è un argomento raro da sentir parlare. Poi forse è stato il libro che più di tutti mi ha aperto gli occhi sull’importanza dei libri e che ancora mi fa sentire in colpa se non ne leggo abbastanza (e non lo faccio)
I distopici raccontano di una società futuristica indesiderabile, il contrario di utopia in pratica, ma prendono degli elementi reali del presente e li stravolgono creando un immagine realistica però, quindi non tanto assurda o estremamente lontana dalla realtà di oggi. Per come la vedo io spesso possono sembrare stremamente distanti dalla nostra realtà, ma se li analizziamo bene, troviamo sempre più elementi che ci ricordano fatti realmente accaduti nella storia di non troppo tempo fa. Comunque, se mi piace leggerli è perchè fanno riflettere e mettono in guardia e io ci tengo molto a riflettere su questi temi.
Non sono una che crede nelle cospirazioni o nella fine del mondo, ma mi piace imparare dagli sbagli dell’umanità e immaginare o riflettere su una possibile via d’uscita o riparazione o un futuro miglioramento, che deve partire dal presente però.
e qui torniamo su Mille splendidi soli o sulla Fattoria degli animali, che è un pò più poltico, però mi da un punto di vista che sono curiosa di studiare.
Ho un bel po da leggere in poche parole e non vedo l’ora di scappare a farlo, ma c’era ancora la seconda cosa importante di cui volevo parlare e guarda un po me la sono dimenticata! Sento già la voce di mia madre che dice “se te la sei scordata allora non era importante” NO MAMMA È CHE SONO UNA SMEMORINA DAMMI IL TEMPO E MI TORNA IN MENTE
Oh beh se mi torna in mente ne parlerò nel prossimo post, ho troppa voglia di correre a leggere!
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Asia, Storia dell’esplorazione. Le prime conoscenze sull’A. giunte in Europa risalgono all’espansione greca verso oriente; Erodoto e poi i geografi di Alessandro registrano le prime notizie sul Hindūkush, sull’Afghanistan e sull’India. Anche in età romana, benché gli interessi politici dell’Impero non andassero oltre l’Eufrate, non mancarono scambi di merci preziose con lontane contrade, come Taprobane (Ceylon), e forse anche la penisola di Malacca; dopo Augusto (e specialmente nei sec. 2° e 3° d.C.) vi furono relazioni con la Cina. Con il 4° sec. cominciò il flusso dei pellegrini verso la Palestina, mentre il cristianesimo si andava diffondendo sempre più a est, oltre i confini dell’Impero Romano, tanto che i nestoriani raggiunsero le coste del Mar Giallo. Si conservarono anche relazioni commerciali. A questo periodo seguì, nei sec. 4°-7°, un movimento di pellegrini buddhisti dalla Cina verso occidente. Qui, intanto, l’affermarsi dell’Islam, se da un lato rese sempre meno facili i viaggi di Europei verso la Palestina, tuttavia portò a una maggiore conoscenza di molta parte dell’Asia. Una relazione anonima dell’850 descrive il viaggio di Sulaimā’n il Mercante, da Bassora al Mar Giallo, con notizie etnografiche ed economiche. Intorno alla metà del 10° sec. numerosi viaggiatori di cultura araba visitarono le province indiane. Le relazioni dell’Europa con l’A. divennero più intense nel 13° sec., nello sforzo di arginare con missioni religiose e diplomatiche l’invasione dei Mongoli. La presenza dei musulmani nelle regioni sud-occidentali indusse a tentare nuovi itinerari più a nord, attraverso il cuore dell’A.: il primo viaggio fu quello del francescano Giovanni di Pian del Carpine che, partito nel 1245, attraverso la Polonia e la Russia arrivò all’accampamento del khān Bātū e di qui s’inoltrò fin quasi a Karakoram, capitale mongola, da cui fece ritorno nel 1247. Una via poco più settentrionale seguì nel 1253 Guglielmo di Rubruquis. Ma è merito di una famiglia di mercanti veneziani, i Polo, l’aver rivelato in Europa il mondo asiatico. I fratelli Niccolò e Maffeo Polo giunsero in Cina dopo il 1261, ripartendone nel 1268. Poi, accompagnati da Marco, figlio di Niccolò, iniziarono nel 1271 un secondo viaggio, celebre per merito del racconto che ne lasciò Marco (Il Milione), che doveva tenerli lontani per 24 anni. Dopo i Polo le relazioni tra la Chiesa e i sovrani mongolici si ampliarono; fiorirono le prime missioni (Giovanni da Montecorvino in Cina; Odorico da Pordenone in Persia, India, Sumatra, Giava, Cina). Verso la fine del 13° sec., la Cina e l’India furono visitate da mercanti italiani (l’attenzione di Genova e di Venezia verso tali regioni divenne molto viva); nel 14° sec. comparvero i primi Francesi, Spagnoli e Tedeschi. A riscontro di questo risveglio commerciale europeo sta una notevole figura di viaggiatore musulmano, Ibn Baṭṭuṭa, che tra il 1325 e il 1350 attraversò l’Arabia, la Persia, il Turkestan e finalmente l’India e la Cina, lasciando ampie relazioni. Ma, caduti gli imperi gengiscanidi, sotto la dinastia Ming le relazioni con la Cina furono a lungo interrotte, a vantaggio di una maggiore conoscenza dei paesi arabi e indiani. In questo senso spiccò Venezia, a cui interessava tenere aperta la via verso i paesi delle spezie che i Turchi controllavano: il veneziano Niccolò de’ Conti viaggiò tra il 1414 e il 1439 fino a Sumatra e forse a Giava; altri veneziani (Caterino Zeno, Giosafat Barbaro, Antonio Contarini) guidarono ambascerie in Persia; il bolognese Ludovico de Varthema penetrò a Medina, alla Mecca e nello Yemen. Navigatori portoghesi compirono, verso la fine del 15° sec., il periplo africano (Vasco da Gama, 1497-98), aprendo la via marittima all’India, e crearono le prime basi per una colonizzazione che diventò mano a mano sempre più ampia (1511 alle isole di Banda; 1512 alle Molucche). Con il viaggio di Ferdinando Magellano, che approdò alle Molucche nel 1521, il continente asiatico si precisò nella sua posizione e funzione. Ma solo nei sec. 18° e 19° si ebbe la sua completa esplorazione. Dopo la progressiva espansione russa a est degli Urali, nel 1728 Vitus Bering esplorò lo stretto che da lui prese nome; nel 1742 Semën Čeljuskin toccò per via di terra il punto più settentrionale del continente e molto più tardi, nel 1879, la Vega dello svedese Adolf Erik Nordenskjöld riuscì a costeggiare il bordo settentrionale. Nelle regioni meridionali ai Portoghesi seguirono Olandesi e Inglesi. Riprese anche la penetrazione verso l’interno con i missionari (tra i quali va ricordato soprattutto Matteo Ricci per lo straordinario contributo recato alla conoscenza della Cina negli ultimi decenni del 16° sec. e nei primi anni del 17°, ma anche Ippolito Desideri per i viaggi nel Tibet, 1715-21). Iniziarono quindi le spedizioni scientifiche: prima quella guidata dal geologo Carsten Niebuhr (1761) nell’Arabia, poi i viaggi di Peter Simon Pallas (1768-93) nell’A. russa, quelli del russo Nikolaj Michailovič Prževalskij attraverso Turkestan e Mongolia (1870-81), dello svedese Sven Anders Hedin (in gran parte del Tibet, 1896-1910), del geografo e geologo tedesco Ferdinand von Richthofen (Kunlun, Mongolia, 1869-72). Più recenti sono le imprese alpinistiche himalayane, cui hanno contribuito anche spedizioni italiane.
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Squad!au - Introduzione
Ciao a tutti! sono Asia e da sei mesi a questa parte vivo esclusivamente di headcanon e au in compagnia della mia twin Milena <3
Ciao sono Milena e commenterò questo post scritto da Asia in corsivetto
La squad!au è nata dal mio impellente bisogno (la stramaggioranza delle nostre au sono nate da miei impellenti bisogni che santa Milena asseconda) (mi piace che riconosci che sono una santa) di vedere Ermal, Fabrizio ed altri magiki amiki in un contesto alla Friends, HIMYM, SKAMItalia Uni edition e quindi eccola qui.
è complicata, ragazz* miei, ed è lunga, molto lunga. Copre, più o meno, un arco temporale che va dai cinque ai dieci anni, quindi esporla tutta sarà difficile e ci vorrà tempo, so... iniziamo dai nostri protagonisti.
Andiamo in ordine di santità, quindi parliamo di Marco Montanari. Lui è basic!Macco, mamma chioccia per eccellenza, mememaster del gruppo, appassionato di musica e infatti frequenta il conservatorio ed è polistrumentista. Uno dei suoi pochi talenti (a parer suo) è proprio quello di essere in grado di suonare qualsiasi strumento gli capiti tra le mani. L’altro è quello di avere la bestemmia molto difficile, nonostante le sue origini romagnole. È infatti un fervente cattolico, cosa che gli procura diversi problemi nell’accettare di essere gay e di avere un’enorme cotta per il suo coinquilino...
...Michele Bravi! Sì, credevate che fosse Ermal e invece no, chupa! (Che poi la storia di come si trovano a essere coinquilini fa ridere sopratutto per la cosa del trasferimento lmao) Michele è il più giovane del gruppo (ma non il più pykkolo, a lui arriviamo dopo) e ne fa parte solo per il suo essere il coinquilino di Marco e benefattore di qualcuno di cui parleremo nel prossimo punto. Michele è ricco di famiglia, ma se ne frega, quindi fa sempre regali costosissimi che mettono in imbarazzo i suoi amici (tranne uno). È sarcastico af e non sopporta che gli venga rimarcato che fa parte del gruppo solo per Marco (cosa che Ermal fa spesso, perché è strunz). Michele studia architettura e i suoi altri interessi risiedono nell’arte, nell’aesthetically pleasing, nel molestare la vita a Marco, nella musica, nell’ammirare Ermal senza ammetterlo, nel consolare le sue amiche (non che sia davvero un suo interesse, è che è caritatevole), nel giocare continuamente il gioco delle coppie (shippa più che respirare. Sì, è uno di noi) e nei film Disney. Tutti i film Disney (ma Coco un po’ di più).
Arriviamo a uno dei due membri del gruppo senza il quale questo non esisterebbe (ma questa è un’altra storia): Francesco Gabbani. Scroccone di professione, riceve una paghetta settimanale di 50 euro da Michele e nessuno ha capito perché (i genitori approvano perché bravo Michele aiuta i poveri. Che poi gabbani non è povero è solo approfittatore ), questo in aggiunta al suo vivere abusivamente a casa di Marco e Michele (il che non è un problema solo perché l’appartamento è dei signori Bravi) (chiamalo appartamento è un cazzo di attico) da quando è stato sfrattato perché non pagava le bollette e le sue coinquiline non lo sopportavano più. Gabba studia “linguaggi della musica e dei media”: cosa sia non l’ha capito nemmeno lui, dato che dà un esame ogni morte di papa, perché è più divertente infastidire gli altri o dormire. Se la squad!au fosse una serie tv/sitcom, lui ne sarebbe il narratore, senza essere però il Ted Mosby della situazione, perché quella è…
…Annalisa Scarrone. Sì, lo so, vi starete chiedendo cosa ci fanno tutti questi qui. Ci sono e basta, perché siamo trash, molto trash. Annalisa è alla continua ricerca del vero amore, che puntualmente le sfugge tra le mani quando ha a che fare con l’ennesimo stronzo che la lascia senza motivo (o per fin troppi motivi, come piace rimarcare a Marco) (o per un solo motivo, come vedremo poi). Svampita, all’apparenza fredda ma in realtà molto dolce, studia fisica, nonostante fosse destinata a molto di più, ma non le piace pensarci. è la più grande nemica di se stessa, per la quale non nutre troppo amore, nel senso che dire “ha zero autostima” è un eufemismo.
Ermal, con cui vive dal primo anno di università, ha preso come missione personale quella di farle cambiare idea. E questo è un tratto della personalità di Ermal che è molto importante in questa au. È sottone, ma tipo in modo imbarazzante. E tutti posso vederlo, a livello che spesso “l’affetto” per Annalisa sembra essere l’unico tratto della sua personalità. Ermal è il nostro caro Ermal. Permaloso e - come si dice in Italy - stronzo fino all’inverosimile, abilissimo con le parole (anche fin troppo, a detta di Marco), studia lingue perché (oltre che per Annalisa) è sottone per la linguistica, ma sogna di mollare ogni due per tre, perché cosa voglia davvero dalla vita non lo sa (o cerca di ignorarlo in ogni modo, perché di secondo nome fa “Denial” ed ha la tendenza ad ignorare ciò che gli fa paura). Ed è falso, ragazz*, falsissimo (una moneta del monopoly da 17 Euro è realistica in confronto), tanto che per fargli ammettere di avere una cotta ci sono volute innumerevoli fatiche (ma questo lo vedremo nel prossimo post)
Ovviamente la cotta è nei confronti di Fabrizio Mobrici, l’attraente barista del Tre Capelli, il bar che, fin dal primo anno di università, la squad usa come ritrovo. Anche detto Santo Bizio da Pietralcina, Fabrizio porta pazienza, tanta pazienza. Specialmente con Ermal, per cui stravede e con il quale sta da poco, nel senso che sono usciti quattro volte e il loro primo appuntamento nemmeno era voluto. Il vero grande amore di Fabrizio, oltre alla chitarra, è la sua tazza de a Lazio, tazza che rischia sempre di fare una brutta fine, visto che...
Alessandra, la sua migliore amica, che lo ospita nel suo non avere un’abitazione fissa al momento, è una romanista incallita. Ed odia quella tazza tanto quanto ama Fabrizio, quindi molto. Alessandra - e cito letteralmente la ff di Milena (andatela a leggere) - vive d’ardore. Non c’è niente che faccia con pacatezza perché lei niente di pacato ha. Alessandra è il tipo di ragazza che ti rovina un’agognato limone una serata in discoteca perché un tipo continua a palpare insistentemente una ragazza che palesemente non vuole, quindi il tipo va fermato e va fermato con una gomitata tattica in faccia, gomitata che si trasforma in una rissa in cui lei urla e tira calci all’Arya e Fabrizio e Francesco le prendono. Alessandra è la mamma del gruppo e senza di lei, loro cosa sono?
Un’altra con l’istinto materno è Anna. (Anna povera figlia mia) E questa è probabilmente l’unica cosa che ha in comune con Alessandra, perché se lei è una lattina di Coca Cola agitata e pronta a scoppiare, Anna è una bottiglia d’acqua, limpida, calma, che c’è sempre quando hai bisogno di lei e ti “soddisfa”, nel senso che è lì per te e ti aiuta. Anna è maglioni enormi e caldi, Anna è una tazza di tè in autunno, quando inizia il freddo e fuori piove, Anna è il silenzio in biblioteca mentre ti perdi a leggere il tuo libro preferito o sei davvero interessato a ciò che stai studiando. Anna che sobbalza quando qualcuno ride troppo forte o si avvicina troppo. Anna che ringrazia di aver incontrato Marco quel giorno e di avere degli amici adesso, anche se con loro sembra non avere nulla da spartire. Anna che è l’essere più dolce e zuccheroso del pianeta e se la batte forse soltanto con...
Andrea. Vige. Lui non lo fa apposta, davvero. è soltanto che l’aria da bambino dell’asilo che vuoi proteggere ce l’ha attaccata in faccia, lo sapete no? Andrea è il più pykkolo del gruppo, anche se è un anno più grande di Michele (che è il suo best friend). Andrea abita con un gruppo di ragazze che lo adorano, perché in casa fa tutto lui. Ed è davvero un angelo sceso in terra, tanto che Ermal, Ermal, l’ha segnato sul telefono come “Cucciolo”. Ermal, eh. è impossibile non volere bene ad Andrea. Quindi è giusto chiudere con lui, perché così siete soft e mi faccio voler bene anch’io. Sfrutto la luce riflessa di Andrea, skst
Milena vi deve anche dire, ragazzi miei, che questi sono i nostri protagonisti /principali/. Poi ci sono gli altri, tipo la indie squad. Capeggiata da Calcutta, che sta con Alessandra e nessuno ha mai capito come e perché. E poi c’è Rinald. Rinald che è la mascotte del gruppo e quando viene a trovare Ermal scoppiano i Kasini perché è un birbante di quelli potenti. E insomma, i kasini Tm sono anche quelli che faremo per spiegare la trama. Chiamatela trama, dieci anni di vita. Io boh.
E questo è tutto, per ora. Ovviamente ci sono altri personaggi e situazioni e kose che verranno inserite poi (anche da Milena, se vorrà) e piano, perché insomma raga sta roba è oro. Me lo dico da sola, sì. è oro a tal punto che io, insicura cronica, me lo dico da sola, avete capito bene. 
Ci vediamo alla prossima, per scoprire come la squad ha fatto capitolare Erma Denial Meta
ho inserito talmente tanti foreshadowing che piango malissimo
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[BLOG] Il massacro di Gwangju: ciò che dovreste leggere prima del 18 maggio “Noi ARMY dei BTS siamo molto entusiasti per questo comeback che si terrà il 18 maggio. Sicuramente sarà il più grande nella storia! Tuttavia, il 18 maggio, se vi trovate sui social media, specialmente su Twitter, dovreste prestare molta attenzione quando vedete random hashtag coreani, perché questo è un giorno tragico per il paese. È chiamato 5.18 민주화운동 (il massacro di Gwangju o la rivolta democratica del 18 maggio), che fu un movimento storico pro-democrazia (situato) nella città di Gwangju in Corea del Sud, dal 18 al 27 maggio 1980. È anche iscritto nel registro della memoria mondiale dell’UNESCO (N/B: programma dell’UNESCO con lo scopo di mantenere il ricordo di eventi tragici per evitare avvengano nuovamente). Sto condividendo la storia di questa giornata speciale in modo tale che i nostri ARMY internazionali possono avere un’idea di cosa solitamente succede in Corea il 18 maggio e suggerisco che provino ad evitare di utilizzare hashtag per le votazioni o (scrivere) Tweet inerenti al comeback dei BTS con gli hashtag coreani riguardanti questo evento, come ‘광주’ ‘광주민주화운동’ ‘518민주화운동’. Inoltre, è un archivio molto importante della città natale di J-Hope. Perciò, credo possiate capire un po’ di più su lui e i BTS in generale. Ne parlerò alla fine di questo post. La primavera del 1980 è chiamata ‘Primavera di Seoul’. Il 15 maggio, 150.000 persone, specialmente studenti universitari da tutta la Corea, si riunirono nella stazione di Seoul per protestare contro il governo, preso da un colpo di stato militare nel dicembre del 1979 in seguito all’assassinio del precedente presidente Park Chung-hee, che aveva governato la Corea per 18 anni. Tuttavia, la loro protesta non ebbe successo. Tra il 18 e il 23 maggio del 1980, centinaia di cittadini innocenti in Gwangju persero le loro vite combattendo per la democrazia. Durante questo periodo, i cittadini stavano protestando contro il governo di Chun Doo-hwan. Questo aveva praticamente isolato Gwangju, tagliando tutte le strade e le vie di comunicazione e aveva attaccato (i cittadini) mandando loro truppe del governo.
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Per altre informazioni, per favore visitate l’archivio del 518: http://www.518archives.go.kr/eng/?PID=008 Per coloro che preferiscono guardare video, per favore controllate questo documentario con sottotitoli in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=z6ycdzF1Lso
Durante questo periodo, il governo coreano controllò i media in modo che nessuno al di fuori di Gwangju sapesse veramente cosa stava accadendo lì. Un gruppo di giornalisti si licenziò rivendicando la libertà di parola dopo aver fallito nel pubblicare gli spaventosi avvenimenti di Gwangju.
Poi, un coraggioso giornalista tedesco decise di intrufolarsi nella città. Jürgen Hinzpeter, che si trovava in Tokyo come corrispondente di ARD (N/B: principale gruppo radiotelevisivo pubblico tedesco), fu uno dei primi giornalisti stranieri a rivelare l’orrore di Gwangju al mondo. L’articolo del NY Times riguardante Hinzpeter: https://www.nytimes.com/2017/08/02/world/asia/south-korea-taxi-driver-film-gwangju.html   Arirang News su Hinzpeter: https://www.youtube.com/watch?v=2wSm5ldNeLU Hinzpeter visitò due volte Gwangju in modo da riportare lo scenario e ricevette un notevole aiuto dai tassisti, soprattutto Kim. Nel 2017, la storia di Hinzpeter e del tassista fu resa in un film chiamato ‘A Taxi Driver’. https://www.youtube.com/watch?v=bB7z4Xn5oNA
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Hinzpeter voleva incontrare Kim un’altra volta e guidare attraverso Gwangju insieme, ma non è riuscito a trovarlo ed è morto nel 2016 per cancro. Mentre stavo raccogliendo fonti per questo post, ho scoperto che il figlio di Kim e la moglie di Hinzpeter sono apparsi sul programma mattutino della KBS ieri (15 maggio 2018).
Il figlio di Kim ha affermato che, a differenza di quanto racconta il film, suo padre era ben cosciente della situazione presente a Gwangju e aveva interagito attivamente con i giornalisti. Per questo, portare Hinzpeter a Gwangju non fu un caso per il tassista visto che sapeva benissimo che cosa stava rischiando. Il padre di Kim morì poi nel 1984 all’età di 53 anni a causa del cancro.
(Fonte: https://news.sbs.co.kr/news/endPage.do?news_id=N1004758668)
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(Descrizione foto: in alto il figlio del tassista Kim e in basso Hinzpeter e il tassista Kim)
Tuttavia alcuni ancora sostengono che il “Massacro di Gwangju” non fu un movimento pro-democrazia ma una rivolta armata, anche se la legge coreana stabilisce chiaramente che si è trattato di un movimento pro democrazia. Non si dovrebbe nemmeno mettere in dubbio che il “Massacro di Gwangju” sia stato un movimento storico e di importanza critica per la storia della democrazia coreana.
Quindi adesso che avete il background storico, parliamo del rapporto tra i BTS e il “Massacro di Gwangju”.
Se ascoltate “Ma City” dei BTS, sentirete J-Hope rappare dicendo “Radunatevi e componete tutti il (mio numero) 062-518”. 062 è il prefisso telefonico di Gwangju mentre 518 si riferisce al “Massacro di Gwangju” che ha avuto luogo il 18 maggio.
C’è un altro membro che ha onorato il “Massacro di Gwangju” attraverso la sua musica. Nel 2010, Suga, che allora era uno studente del secondo anno al liceo, ha scritto una canzone chiamata  “518-062” come membro della crew D-Town prima del suo debutto. Ha inviato la canzone ad un concorso del festival di Gwangju ma ha fallito nel passare il primo round di selezione. Successivamente ha poi postato la traccia su Nate, un portale coreano, allegandoci il testo.
Video con i sottotitoli in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=mfim-5l_AQ4
Traduzione del post originale di Suga:
“Ho inviato questa traccia al festival della musica ‘Chung’ ospitato dalla città di Gwangju a maggio ma ho fallito nel passare il primo round  ㅠㅠ
Sarebbe stato un peccato buttarla via quindi la sto postando sulla sezione video di Nate.
Questa è ‘518-062’ rappata da Nakshun hyungnim, il leader della D-TOWN, la crew hip-hop di Daegu, e prodotta dal producer Gloss di D-TOWN.
518-062 è un codice composto dal prefisso di Gwangju 062 e la data del “Massacro di Gwangju” ovvero 5-18.
‘cinque-uno-otto fino a zero sessantadue’ indica il movimento del 18 maggio a Gwangju. Ho scritto questa canzone per riportare a galla il ricordo di questo movimento.
518-062 potrebbe farvi venire in mente un codice postale. (Se non è così, mi scuso.)
Spero che la canzone  ‘518-062’ diventi un codice postale e riesca a far arrivare alle persone il messaggio ‘non dimenticatevi di questo movimento’.
- Min Yoongi”
Spero che questo post e queste informazioni vi siano stati di aiuto per capire un po’ meglio la Corea e i BTS.
Sono davvero orgogliosa che i BTS siano artisti interessati e informati sui fatti che riguardano la società. Non si dimenticano mai delle loro origini e sanno come utilizzare la loro influenza per rendere migliore la comunità in cui viviamo.
L’anno scorso ho visitato Gwangju per la prima volta. È una città talmente bella. In quel periodo, la comunità locale stava tenendo un festival. Un gruppo di ballerini si sono esibiti in strada in ricordo del “Massacro di Gwangju”. Sono rimasta così sorpresa e quasi scioccata dal pubblico. Uomini, donne, bambini, giovani e vecchi erano tutti immersi nelle proprie emozioni. Un uomo anziano stava camminando per la strada e improvvisamente si è fermato sentendo la familiare canzone “임을 위한 행진곡 (Una marcia per l’amata)”, la quale rappresenta un inno al movimento. L’uomo ha versato delle lacrime. Non mi scorderò mai di quel momento di cui sono stata testimone a Gwangju.  Il “Massacro di Gwangju” scorre letteralmente nelle vene dei cittadini di Gwangju e c’è ancora un edificio in rovina dove si possono chiaramente vedere i buchi causati dalle pallottole.
È una lettura abbastanza lunga ma spero vi sia piaciuta. [...]
Ancora una volta, non sto scrivendo questo post per collegare i BTS a questo movimento. Preferisco precisarlo nuovamente ed essere estremamente cauta a riguardo :)
Grazie per aver letto il mio post!
@BTSARMY_Salon”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Clara, ©lynch) | ©BTSARMY_Salon
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valeria-manzella · 8 years
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..Spingersi con coraggio verso le frontiere missionarie ed essere vicino ai semplici..E’ l’esortazione di Papa Francesco nel discorso rivolto ai circa 40 partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione dei Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria..Francesco li ha ricevuti in Vaticano. La Congregazione è dedita soprattutto all’istruzione cristiana dei giovani, alle missioni e all’apostolato della stampa..Quando si devono aggiornare le Costituzioni di una Congregazione religiosa, non si può andare avanti senza la dimensione della memoria..memoria del passato..e..della storia dei fondatori..Per andare avanti serve anche la memoria..dei peccati della congregazione..Lo sottolinea Francesco nel discorso al Capitolo Generale dei chierici Mariani, riunito proprio per riflettere sugli ordinamenti. Quindi, fedeltà al carisma del fondatore ma anche cuore e mente..aperti alle nuove necessità della gente..Non siamo principi, siamo vicini ai semplici..Francesco chiede dunque ai Chierici Mariani di mantenere vivo l’impegno per i poveri, un tratto che caratterizza fin dalla nascita la loro famiglia religiosa così come caratterizzò la vita del loro fondatore, san Stanislao di Gesù e Maria Papczynski, vissuto nella seconda metà del 1600 e canonizzato nel giugno dello scorso anno..La testimonianza cristiana richiede anche l’impegno con e per i poveri, un impegno che caratterizza il vostro Istituto fin dalle origini. Vi incoraggio a mantenere viva questa tradizione del servizio alle persone povere e umili, attraverso l’annuncio del Vangelo con linguaggio a loro comprensibile, con le opere di misericordia e il suffragio dei defunti..L'esortazione è alla vicinanza alla gente semplice, che ha ricevuto la fede proprio dalla semplicità delle mamme e delle nonne..Noi non siamo principi, figli di principi o di conti o di baroni, siamo gente semplice, il popolo. E per questo ci avviciniamo con questa semplicità ai semplici e a quelli che soffrono di più: i malati, i bambini, gli anziani abbandonati, i poveri, tutti…E questa povertà è al centro del Vangelo perché è la povertà di Gesù, non la povertà sociologica, quella di Gesù..Spingersi verso frontiere missionarie con linguaggi comprensibili per il nostro tempo..Significativa nella storia dei Chierici Mariani anche la figura del beato Giorgio Matulaitis, che s’impegnò nella riforma delle Costituzioni dell’antico ordine. Forte la sua eredità spirituale di totale dedizione alla Chiesa e all’uomo. Un aspetto che Francesco sottolinea per evidenziare l’atteggiamento che negli ultimi decenni ha ispirato le iniziative dell’Istituto, volte a diffondere il carisma nei Paesi poveri, specialmente in Asia e Africa. Oggi sono 20 i Paesi del mondo abbracciati dall’opera della Congregazione..La grande sfida dell’inculturazione vi chiede oggi di annunciare la Buona Novella con linguaggi e modi comprensibili agli uomini del nostro tempo, coinvolti in processi di rapida trasformazione sociale e culturale. La vostra Congregazione vanta una lunga storia, scritta da coraggiosi testimoni di Cristo e del Vangelo. In questa scia siete chiamati oggi a camminare con rinnovato zelo per spingervi, con libertà profetica e saggio discernimento..tutti e due insieme!..su strade apostoliche e frontiere missionarie, coltivando una stretta collaborazione con i Vescovi e le altre componenti della Comunità ecclesiale..Cogliere gli appelli dell'umanità bisognosa: non poche le situazioni di disagio morale e materiale..L’urgente necessità di..testimoniare il messaggio evangelico a tutti, senza distinzioni..costituisce..il vasto campo del vostro apostolato..rileva Francesco, e non sono poche le situazioni di ingiustizia e di disagio morale e materiale che interpellano i credenti..Solo cuori pienamente aperti all’azione della Grazia sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell’umanità bisognosa di speranza e di pace. Cari fratelli, sull’esempio del vostro Fondatore siate coraggiosi nel servizio di Cristo e della Chiesa, rispondendo alle nuove sfide e alle nuove missioni, anche se umanamente possono sembrare rischiose..E infatti di fronte alla..piccolezza dei mezzi..e alla..nostra indegnità..centrale è l'atto di fede nella potenza del Signore..Il Signore può, il Signore è capace. E la nostra piccolezza è proprio il seme, il seme piccolino, che poi germoglia, cresce, il Signore lo annaffia. E così va avanti. Ma il senso di piccolezza è proprio il primo slancio verso la fiducia della potenza di Dio..Andate, andate avanti su questa strada..
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beautyscenario · 6 years
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Alla scoperta della beauty routine di Kedidja Ait Said, insegnante di letteratura e instagrammer francese
Mi chiamo Kédidja, sono francese, ho 40 anni, madre di 2 bambini e insegnante di letteratura francese. Dopo la nascita del mio account Instagram @beauty_moodboard, dedicato al beauty, e aver ricevuto molti consensi, ho deciso di creare la mia webzine nel 2016 beautymoodboard.com  per il piacere di scrivere e fotografare. È essenziale per me esprimere la mia creatività attraverso i testi e le foto e non posso immaginare la vita senza le mie passioni!
Il profumo per me…. Il profumo è l’espressione di me stessa, della mia personalità, del mio umore! È una firma, qualcosa che tieni a mente quando lasci qualcuno! Adoro i profumi e ne ho un sacco! Non è un problema per me cambiare in base alla stagione o addirittura al giorno!
Profumo preferito. È piuttosto difficile sceglierne uno, l’estate scorsa ho usato tantissimo Tom Ford Soleil Blanc, una fragranza solare perfetta con il tempo soleggiato. In generale adoro i profumi con la tuberosa come Aerin o Jo Malone e questo di Tom Ford con note di cocco e fiori bianchi!
Candele o diffusori? Non li uso affatto perché ho due bambini piccoli! L’unica eccezione è quando faccio il bagno, mi piace usare una candela! Quelle di Dyptique sono le migliori!
Rossetto preferito. Li colleziono! Troppo difficile sceglierne solo uno! Dior Lacquer Sticks, Rouge Allure di Chanel e Nars Velvet Lip Glide sono alcuni dei miei preferiti, che uso e abuso. Il mio colore preferito è il palissandro, ma non dico mai di no a un fucsia brillante!
I mie prodottti di makeup preferiti. Nella mia borsa da trucco ho pochi elementi essenziali: un cushion per unificare l’incarnato, un mascara, una matita khôl per creare occhi da cerbiatta, un blush rosa per un look fresco, un highligther versatile per lo strobing, che uso come un ombretto anche la mattina quando sono di corsa. Ho tantissimi lip balm per mantenere le mie labbra morbide e lisce e 3 o 4 rossetti in diverse sfumature e texture per il piacere di giocare…
Non posso vivere senza…Caudalie Serum Premier Cru! Tutto inizia con una bella pelle!
Un disastro beauty. Adoro il cat eye ma su di me è un disastro! Non so come fare nonostante i tutorial di YouTube, i consigli degli esperti di bellezza … Ogni volta che provo da sola è brutto! Uso l’eyeliner solo in modo classico! pffff! un peccato per un amante della bellezza come me … Ma non dico la mia ultima parola e un giorno ci riuscirò!
I prodotti di skincare che uso. Ricevo molti prodotti da provare e ne compro molti, ma mantengo sempre la stessa routine mattutina, per evitare problemi alla pelle e introduco nuovi prodotti solo nella mia routine serale. Al mattino pulisco la mia pelle con una schiuma, la mia pelle è fresca e luminosa, applico un siero o un olio per prevenire le rughe, una crema – come Dior Capture Youth con due gocce di siero glow – per idratare e ottenere una pelle perfetta, Applico anche un siero per gli occhi e poi un protettore solare con 30 SPF, poiché tendo ad avere segni di pigmentazione ed è assolutamente necessario.
La sera faccio doppia pulizia con un latte e un olio.  Uso anche un’acqua micellare per gli occhi, poi passo un toner e di solito mi massaggiao il viso con un olio, e se ho le occhiaie applico un siero per gli occhi ma spesso passo. Uso maschere per il viso almeno una volta alla settimana, ma evito gli scrub viso. Preferisco fare il peeling due volte alla settimana nella mia routine mattutina.
Ho la pelle secca e troppo spesso per i miei gusti ho degli sfoghi sul mento dovuti agli ormoni. È un vero dramma perché se voglio che passi più velocemente ho bisogno di disidratare gli sfoghi e poi la mia pelle diventa più secca … un circolo vizioso!
Per i miei capelli….li ho ricci quindi uso prodotti per mantenere il riccio. Anche i miei capelli sono secchi. Per mantenerli sani e splendenti uso prodotti molto idratanti, un buon shampoo, una maschera, una crema e oli per capelli ricci che compro solo dal mio parrucchiere.
Anche per il corpo tutto ruota intorno all’idratazione! Dopo la doccia, applico sempre su tutto il mio corpo un balsamo o una lozione o meglio un olio! Uso uno scrub due volte alla settimana! Amo gli scrub per il corpo e ne ho molti nel mio bagno!
Una mania di bellezza. Adoro gli olii per viso, corpo e capelli! Funzionano sempre bene su di me!
Un nuovo marchio che consiglio di provare. Recentemente ho provato i prodotti di Pixi e sono davvero rimasta impressionata dalla qualità del makeup come dei prodotti per lo skincare! Un marchio molto buono che non ti azzera il conto in banca.
Sui social seguo tante dee della bellezza, tante su Instagram ora sono diventate vere amiche! Tra le Youtuber è Lisa Eldridge la mia preferita.
Online preferisco comprare su  Sephora che offre molta scelta, e poiché amo i marchi di lusso, 24Sèvres.com che è il posto ideale per questo tipo di shopping!
Prima di andare a letto recupero i miei amici su Instagram e ascolto musica allo stesso tempo.
Per quello che riguarda gli argomenti beauty che mi appassionano…. ho bisogno di esplorare più bellezza kawaï! Sono molto curiosa delle routine di altri paesi, specialmente in Asia e in Giappone!
Per mantenermi in forma pratico Pilates e Aquagym e cerco di camminare ogni volta che posso!
Beauty routine: Kedidja Ait Said, beauty instagrammer francese Alla scoperta della beauty routine di Kedidja Ait Said, insegnante di letteratura e instagrammer francese
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