Sweet Cherry Pie
aka: io che alla mia veneranda età ricomincio a scrivere fanfiction.
Pairing: eddiemunson x oc
Summary: Tutti e tre sapevano che i genitori del ragazzo, John e Debra Smith, avrebbero dato più di matto per le amicizie che il loro figlio perfetto intratteneva, piuttosto che per i veleni che consumava. Edward Munson era uno svitato, Danielle Goodman era la figlia di un ubriacone.
Disclaimer: tutti i personaggi e le vicende raccontate appartengono a Netflix.
Long fic, friends to stranger, stranger to lovers.
WARNING: uso di sostanze, violenza, possibile futuro contenuto esplicito, turpiloquio.
I primi capitoli sono antecedenti alle vicende della quarta stagione, ma in seguito si metteranno a pari.
I.
“Quindi? Hai deciso di lasciare il liceo?!” Ryan la fissava con i pugni stretti lunghi i fianchi. Dio, che stronzo. Dani decise di non starlo a sentire per più del dovuto, girandosi per andare verso la sua macchina a passi distesi “Di buttare la tua vita nel cesso?” Alzò la voce seguendola. “Hey, sto parlando con te! Dove vai?!
“Tu proprio non ci arrivi vero?” Dani urlò, sbattendo la portiera dal lato del guidatore dopo averla aperta. Si voltò puntando il dito contro il petto del suo ragazzo. Il suo migliore amico, che la conosceva da prima che imparasse ad andare in bicicletta senza rotelle. Non poteva in nessun modo accettare il fatto che non capisse che non c’era niente al mondo che desiderasse di più che andarsene via da Hawkins con lui, di diplomarsi a fine anno e partire per New York per studiare sceneggiatura, per laurearsi e andare a vivere assieme in un appartamento fatiscente, con una stanza in più per ospitare Eddie per tutto il tempo che gli ci sarebbe voluto a portare i Corroded Coffin ad avere il successo che meritavano. “Tu non capisci!! Io voglio andarmene da questo buco di culo di città più di ogni cosa, ma la mia famiglia ha bisogno di me.” Deglutì il nodo che le premeva in gola. “Come posso permettermi l’università, New York e tutto il resto se non abbiamo nemmeno i soldi per la benzina?!”
“E allora chiedete un prestito, no? Un finanziamento per gli studi, come ho fatto io!”
“I finanziamenti vanno ripagati, ci voglio presupposti, garanzie, e soprattutto un futuro, cosa che in questo momento io non ho.” Era finita, le lacrime stavano già scendendo sulle sue guance, lasciando scie di mascara nero. “Mio padre è ricoverato in ospedale di nuovo. Ieri mattina non riusciva a ricordarsi il mio nome, Ryan! Gareth non parla da due settimane, mia madre sta facendo tre lavori per mettere da mangiare sulla tavola. Devo aiutarla, e non basta un lavoretto part time, devo trovarmi un lavoro vero, uno che porti a casa uno stipendio, e sinceramente non ho idea di come fare a diplomarmi quest’anno” Si voltò tirando una manata sul finestrino della macchina “Come cazzo faccio a preparare i test finali?! Come lo organizzo un trasloco dall’altra parte del paese?! Come lo pago il volo, come preparo la richiesta di ammissione?!” Non riusciva a respirare. Le capitava spesso ultimamente, il petto le si stringeva attorno ai polmoni, le braccia e le gambe si trasformavano in ghiaccio e le sembrava di affogare nella gelatina fosforescente della mensa. “COME PUOI NON CAPIRE, RYAN!”
“Hey, dai calmati” La abbracciò stringendola per le spalle. “Calmati, non dobbiamo parlarne ora, possiamo aspettare, vedere come evolve la situazione.” Dani non ricambiò l’abbraccio, si limitò a cercare di riprendere il controllo sul suo respiro abbastanza da poter andarsene. “Puoi sempre raggiungermi l’anno prossimo! O l’anno dopo, quando tuo padre starà meglio e ricomincerà a lavorare…” La voce di Ryan era rumore bianco ormai, il sole era tramontato definitivamente durante la loro litigata. “… Ci scriveremo, verrò a trovarvi durante le vacanze… Ma io non posso rinunciare a questo Dani, è il sogno della mia vita.”
Improvvisamente ogni punto di contatto tra lei e Ryan sembrava scottarle la pelle. Era ustionante. Si divincolò da lui spingendolo indietro. Lo fissò negli occhi. Si sentiva ferita, tradita e abbandonata, come se fosse già partito senza di lei, anche se doveva ancora diplomarsi. Lo vedeva appena dietro le lenti appannate e sporche degli occhiali, ma ad un tratto le sembrò di vederlo anche troppo. Si voltò, entrò in macchina e chiuse la portiera sbattendola. Ryan le stava urlando di uscire dalla macchina, di non guidare in quelle condizioni, ma lei non voleva stare lì, non voleva più sentire la sua voce, non più, non ora. Mise in moto, ed iniziò a guidare lasciandoselo alle spalle.
Guidò senza guardare la strada, aveva talmente tanti pensieri per la testa che le sembrava le annebbiassero la vista. Non sapeva quando aveva ricominciato a piangere, se ne accorse quando un singhiozzo più rumoroso degli altri le uscì dalle labbra. Accostò a lato della strada, iniziando a sbattere le mani con i palmi aperti sul cruscotto del Pick Up.
”Pezzo di merda! Brutto stronzo, maledetto, pezzo di schifo, egoista bastardo…!” Urlò fino a farsi venire il mal di gola, fino a quando non aveva più le forze di farlo. Cercò sotto al sedile del passeggero tirando fuori la sacca di stoffa piena zeppa di cassette, rovistando dentro di essa fino a quando non trovò l’album che stava cercando. Infilò la cassetta nello stereo e alzò il volume, abbastanza da non sentirsi pensare, lasciando che i Metallica la distogliessero dal casino che aveva in testa. Non sapeva quanto era rimasta li sul ciglio della strada, ma la notte era ormai calata completamente. Aveva bisogno di calmarsi, la sua mente stava ancora girando all’impazzata, così aprì il porta documenti dell’auto, tirò fuori la scatolina dove teneva gli spinelli che Eddie gli aveva lasciato “per le emergenze” e la aprì trovandola vuota. Grandioso. Lanciò la scatola sul sedile posteriore a sbuffò cercando di calmarsi senza l’aiuto dell’erba, ma era così maledettamente difficile. Chiuse gli occhi pensando a quello che Ms Kelley, la psicologa della scuola, le aveva detto di fare quando le sembrava di non avere via di scampo. Chiudi gli occhi, respira e pensa a quello che ti farebbe stare meglio.
Un concerto metal.
Il suo gatto, Gandalf, sdraiato sulle sue gambe.
Fumare.
Un bagno caldo.
L’ultimo album dei Warrants.
Un pomeriggio nella Contea a fare l’hobbit senza pensieri.
Una birra fredda.
Eddie.
Respirò di nuovo aprendo gli occhi, e seguì le istruzioni della consulente scolastica, razionalizzando le varie opzioni.
Un concerto metal e l’ultimo album dei Warrants erano infattibili, dato che entrambi non erano fruibili al momento, e in realtà nemmeno in futuro prossimo viste le sue quantomeno scarse qualità finanziarie.
Gandalf era sparito dalla circolazione ad Halloween, e non era più tornato a casa.
A casa sua aveva una doccia, non una vasca da bagno, e non poteva certo tornare indietro per chiedere a Ryan di farle usare il bagno.
Non si può fumare senza materia prima, idem per la birra, e dopo un paio di bombe magari non sarebbe finita nella Terra di Mezzo, ma sicuramente sarebbe stata una hobbit felice.
Eddie. Avrebbero dovuto vedersi la mattina dopo per ripassare assieme, martedì avrebbero avuto un compito importante per il corso di storia, ma nel pomeriggio lo aveva avvisato che non sapeva se sarebbe andata a scuola il giorno dopo. Suo padre era ancora ricoverato, sua madre lavorava e qualcuno doveva badare a suo fratello. Eddie si era offerto di rimanere a casa con lei, potevano approfittarne per iniziare il giovane promettente metallaro al gioco di ruolo, e magari trovare un modo ingegnoso nel frattempo per copiare il compito il giorno dopo. Dani aveva sorriso al telefono e gli aveva detto di non preoccuparsi, che si sarebbero beccati nel pomeriggio. Era domenica sera, c'erano alte probabilità che fosse a casa, e suo zio aveva iniziato al lavorare da almeno due ore.
Eddie aveva sempre una buona scorta di erba in casa.
Mise in moto il Pick up, dirigendosi verso il campo roulotte di Forrest Hills.
To be continued...
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Mientras iba de camino a la tienda de videos se tomó dos pastillas para la migraña y condujo entre medio de un tránsito inusualmente congestionado para los estándares de un pueblo pequeño como Hawkins. Al pasar por la carretera vio a varias patrullas de policía conducir en dirección al barrio de remolques con mucha prisa. No era raro ver patrullas yendo en esa dirección, pero era raro ver tantas en increíble sincronía y a tanta prisa. Normalmente las personas no daban mucho por aquellos que vivían por ese lado, si lo hicieran, deberían instalar una estación allí mismo, pues la violencia y los robos eran pan de cada día en ese lado de la ciudad.
Cuando llegó a la tienda, Steve y Robin ya habían abierto, cada película estaba ordenada en su estante y ambos estaban estáticos con las miradas perdidas en la televisión. Ella los saludó, pero ellos no la escucharon. Dejó su bolso detrás del mostrador y mientras se ponía la chaqueta miró la pantalla de la televisora para ver como transmitían en vivo el hallazgo del cuerpo de una chica de la escuela en el parque de remolques. Una sensación como cuchillas heladas atravesaron su espina dorsal y por un segundo su migraña se intensifico en sus cienes, como si alfileres fuesen enterrados en su piel hasta llegar a su cerebro. Olvidó como hablar y respirar y sus globos oculares quemaron.
— Dios mío, esa es la casa de Eddie — ella murmuró, recordando el sin número de veces que había ido allí antes de que él y ella simplemente no congeniaran más. En ese lugar ambos habían aprendido a tocar guitarra y habían ensayado juntos las canciones de Journey y Led Zeppelin. En ese lugar se habían besado y luego todo se había arruinado para ambos.
Había visto a Eddie con una porrista la noche anterior. La chica muerta era de la escuela Hawkins.
Steve y Robin voltearon hacia ella, y ambos lucían totalmente asustados. Steve le puso una mano en el hombro y la otra en la frente, notando lo helada que de pronto se había vuelto y de seguro como el color había dejado su rostro.
— Diablos, Nel, por favor no te desmayes.
— Iré por algo. Tal vez necesita comer — Robin ofreció.
— Ve, ve. Yo la cuido — prometió Steve antes de que Robin dejara la tienda apurada. Él se puso frente a ella y acunó su cara para que dejara de observar la televisión y la mirara a él —. Oye, escúchame, Nel, todo estará bien, ¿sí? Por favor, por favor no te desmayes. No sabría qué hacer. Puedo luchar cuerpo a cuerpo o utilizar un bate con clavos a la perfección, pero cuando una chica se desmaya...soy un asco. Soy un asco con las chicas. Esa es la realidad. ¿Besar? ¿Abrazar? Todo bien, pero ¿Cuidar de una? Es ahí donde fallo. Basta, no llores — él vomitó todas esas palabras y se veía realmente asustado, o eso pudo ver mientras sentía sus lágrimas caer por sus mejillas.
Intentó calmarse y respirar. Ella sufría de presión baja, y cuando tenía sustos era más probable que se descompensara completamente. Miró la pantalla, donde seguían cubriendo la escena del crimen y volvió a mirar a Steve.
— Es una porrista — ella murmuró —. Una porrista de la escuela. P-pero Eddie no pudo haber sido. Ed-die no pudo haber sido, Steve.
— No tienes que preocuparte por eso, Nel. Intenta respirar y pensar en cosas positivas — Steve mencionó viéndose realmente preocupado por ella — ¿Quieres que te cuente algo? Te contaré algo — él pensó para sí mismo en voz alta —. Ayer tuve una cita con Brenda. Tu nos viste. Y luego en el auto nosotros...nos besamos y todo parecía bien hasta que no.
— ¿P-por qué no? — ella murmuró sintiendo como él limpiaba sus lágrimas.
— Porque no se sentía correcto. Hace mucho tiempo que dejó de sentirse correcto.
— ¿De-después de Nancy? — ella intentó concentrarse en lo que él le contaba.
Steve asintió.
— Si, Nel. Desde Nancy no se siente correcto.
— Tu...— ella balbuceó sintiendo como comenzaba a tener gobierno sobre su cuerpo otra vez y como poco a poco sus pulmones se iban llenando firmemente de aire —...tu aún la amas.
— No lo sé — el dudó —. No lo creo. Más bien...— se detuvo abruptamente y negó —...No lo sé. Nel. El punto es que lo arruiné. No más citas con Brenda.
Nel respiró profundamente y puso sus manos sobre las de Steve, que todavía estaban rodeando su rostro y fue aflojando su agarre lentamente hasta que él dejó sus mejillas ir y se irguió frente a ella. Se sentía extraño. Ella no quería soltar sus manos, eran suaves y venosas, pero tampoco había una excusa para seguir tocándolas, así que las soltó y llevó sus dedos a su cara, limpiando el resto de humedad en sus mejillas.
— Estoy segura de que no tardarás en encontrar a otra chica. Eres Steve Harrington, ¿recuerdas? Tienes todo lo que una chica quiere — ella respondió sin darse cuenta de lo que decía, pero Steve si lo hizo.
Él abrió su boca, quería preguntarle qué quería decir con eso, pero Robin atravesó la puerta de la tienda con una taza de café y unos M&M's en sus manos. Abrió ambas cosas y se la tendió a Nel. Ella se lo agradeció con la mirada y Steve apagó la televisión con el ceño fruncido. Seguía preocupado.
Robin puso sus manos sobre el mostrados y con sus uñas descascaradas tamborileó la superficie con nerviosismo.
— Diablos. Nel. Estabas terriblemente pálida. No sabía qué hacer.
Cuando Nel dejó la lata de bebida a un lado la miró, un poco más recuperada.
— Eso es exactamente lo que tenías que hacer, Rob. Actuaste rápido — ella miró a Steve —. Muchas gracias a los dos.
Robin suspiró y agitó su cabello.
— ¿Estarás bien? Puedo avisar a Keith y puedes tomarte el día libre.
— Es fin de semana; son los peores días para que falte personal — Nel dijo
— Eso no importa. Dios sabe que Keith aceptará de todas formas; lo tienes en la palma de tu mano — Steve dijo rodando los ojos.
Nel frunció el ceño. No lo tenía en la palma de su mano. Y eso fue lo que dijo, pero Robin tomó el lado de Steve en eso. Luego de casi acabarse los M&M's junto a Steve y Robin ella decidió que se quedaría, aunque todo en su sistema quería que fuese al parque de remolques y buscara a Eddie. No podía quitarse esa sensación de malestar en la boca del estómago ni la forma en la que su rostro se había sentido especialmente cálido entre las manos de Steve. Dos cosas muy distintas, pero para ella igualmente sorprendentes. Gracias a Dios la gente iba en masa a rentar películas y eso permitió que se mantuviera ocupada, incluso cuando podía escuchar a Steve coquetear descaradamente con cada chica que entraba al lugar. Siempre eran tan bonitas y tan...no como ella. No sabía por qué de pronto le molestaba. Por qué de pronto Steve le importaba tanto. Nunca pensó mucho en él, incluso cuando se veían a diario en la escuela. Tampoco pensó en él en los últimos meses. Ahora bastaba con verlo a diario y ver que se comportaba de forma decente para que adquiriera una nueva imagen ante ella. Además, había otras cosas por las que debía estar preocupada; esa chica, por ejemplo. Y cómo todo apuntaba a que Eddie era el culpable, aunque su interior decía todo lo contrario.
Fue cuando la cantidad de clientes bajaron que Dustin apareció en la tienda luciendo preocupado e hiperventilado. Estaba acompañado por la hermanita de Billie, el chico que había muerto en extrañas circunstancias el mismo día que su familia en Starcourt. Le había hablado cuando atendió al funeral, pero había tanta gente que probablemente era una imagen borrosa para la chica pelirroja que luego se identificó como Max. Max y él acapararon el mostrador alegando que debían hacer una investigación en su nueva base de operaciones. Por un momento hablaron en clave, y ella no comprendió en su totalidad lo que hablaban, a excepción de que querían encontrar a Eddie y ella quería ayudar.
— No creo que sea buena idea — Steve la detuvo —. Es peligroso, Nel.
— ¿Y Dustin y Max pueden? — ella frunció el ceño tomando un teléfono y comenzando a marcar números de la lista de contactos de Eddie — No lograrás convencerme de lo contario, Steve.
— Casi te desmayaste hoy, Nel.
— Demonios, ¿Te desmayaste? — preguntó Dustin cortando su llamada y mirando preocupado a Nel.
Ella se encogió de hombros, sintiéndose observada.
— Casi. — ella remarcó —. Y sólo fue porque yo...vi a Chrissy también. Los vi juntos en la escuela. Sólo até cabos y me preocupé.
Dustin apretó su mandíbula.
— Eddie no mató a Chrissy — dijo con firmeza y aquello conmovió a Nel.
Se sentía bien que alguien más aparte de ella lo creyera.
— Lo sé. Él es un idiota colosal. Y también es un petulante, pero no es un asesino.
— Todos con un arma pueden ser un asesino — Steve habló con seriedad.
— No Eddie, Steve. Tienes que creerme. Una vez en nuestro primer año de secundaria unos chicos le hicieron matar un grillo. Lo obligaron a partirlo en dos y Eddie volvió luego a enterrarlo. Lo enterró — ella repitió alzando sus cejas —. A un grillo.
— ¿Y eso qué? ¿Realmente comparas un insecto con una persona? ¿Has perdido la cabeza?
Ella rodó los ojos.
— Primera regla de un psicópata, Steve; no sienten remordimiento al matar animales. De hecho lo gozan. Sólo estoy diciendo que Eddie no calza con el perfil de un asesino.
— ¿Entonces de pronto eres una guitarrista de día y una criminóloga de noche?
Ella no le hizo caso a la pequeña burla y bajó su mirada al suelo con preocupación.
— Sólo conozco a Eddie.
— Ni siquiera sabías que no se había graduado, Nélida.
— No importa lo que no sé — ella subió su mirada a Steve y dijo con intensidad: —, importa lo que sé. Y sé que Eddie no sería capaz de matar a nadie — ella dijo con firmeza y apretando sus dientes. La antipatía que Steve abiertamente demostraba ante Eddie la estaba comenzando a irritar —. La línea está muerta, Max. ¿Cuál es el siguiente número?
Steve bufó, pero fue a atender a un par de clientes que habían entrado al lugar y eso fue una buena idea. Porque si seguía llevándole la contraria a Nel, lo perdería. No entendía a Steve. De pronto estaba sobre ella, preocupado y delicado y entonces se enfadaba y la trataba como si fuese una niña como Dustin o Max. Incluso Robin farfulló algo contra Steve cuando él estaba lo suficientemente lejos como para no escucharla. Ambas se miraron por unos segundos, compartiendo el pensamiento.
"¿Qué le pasa?" preguntó ella. "Ni idea, es un idiota" respondió con la mirada Robin.
Al cabo de una hora Max había encontrado un nombre. Robin una dirección y luego de unos segundos todos salían de la tienda dejando el letrero de cerrado en el cristal de la puerta.
— No, no, no. Tu no vas — Steve la detuvo antes de que entrara a su vehículo —. Alguien debe quedarse a atender la tienda.
Nel frunció el ceño.
— Steve. Dios. Robin la cerró — ella protestó poniendo las manos en su cintura — ¿Qué demonios te pasa? ¿Sufres de algún trastorno de la personalidad? Porque si es así, enserio lo entendería, pero si no, entonces simplemente debes trabajar en ti mismo.
— No. Sólo no quiero que estés metida en todo esto.
— Literalmente tienes a dos adolescentes que van contigo en el auto — ella apuntó hacia Max y Dustin que ya estaban acomodados en el interior de su vehículo —. Y quiero ayudar. Conozco a Eddie. Sé que si me ve confiará en nosotros. Necesitarás de mi si vas a estar con tu mirada juiciosa sobre él todo el tiempo. Lo harás sentir como un criminal.
Steve respiró hondo inflando sus fosas nasales.
— Bueno, no sabemos si es uno.
— Precisamente — discutió ella —. Te lo dije ayer. No soy tu maldita responsabilidad.
— Me preocupo por ti — él dijo, acercándose a ella lo suficiente como para que sólo ella pudiese escucharlo.
— ¿Por qué? No me conoces. No somos amigos. No debería importarte — ella dijo con mordacidad apretando sus dientes y entonces tomó las llaves de su auto y lo miró a los ojos —. Te seguiré. Ve adelante — murmuró, rodeándolo y entrando a Tanque Lucy sin darle tiempo para que intentara protestar nuevamente.
Lo maldijo todo el camino mientras seguía su auto hasta la casa del lago. Mientras se acercaban el sol se escondía en el horizonte y la migraña volvía. Era una consecuencia de su episodio de baja de presión de esa mañana. Maldito pueblo. Ella sabía que había una razón por la que siempre quiso salir de allí. No creía en todo eso de las sectas ni el satanismo, sabía que existían, pero también sabía que las personas culpaban al diablo cuando simplemente no querían hacerse cargo de sus propias vidas. Pero ese pueblo, de alguna forma retorcida, estaba maldito. Estacionó el auto junto al de Steve y no le habló una sola palabra mientras buscaban a Eddie. También sabía que había algo que ellos sabían y ella no. Lo captó por las miradas que se daban los unos a los otros y las palabras claves que seguían usando. Ella entendía que no era del grupo, que tal vez se estaba entrometiendo. Pero volvió a sentirse anticlimática, tal y como Nancy Wheeler la había hecho sentir la noche anterior.
Sin embargo, buscó a Eddie en la bodega obscura, húmeda y tenebrosa que estaba junto al lago, mientras Steve azotaba un cajón cubierto de lona con un remo mientras, para variar, él y Dustin discutían. Había soltado información, sin embargo, había dicho que ya habían estado a punto de morir unas cien veces y eso captó la atención de Nel. Estaba a punto de romper con su ley del hielo para preguntar qué significaba eso cuando Eddie saltó desde las lonas amenazando a Steve con una botella de cristal rota. Ella sintió su corazón saltar mientras veía como lo tenía en contra de la pared con las puntas filosas peinando la piel de su garganta.
Dustin intentó calmarlo y por un momento, en silencio, Nel creyó que lo lograba, cuando Steve soltaba el remo y prometía tener buenas intenciones, pero Eddie volvió a reaccionar, apretando un poco más el cristal contra Steve y Nel caminó dando zancadas hacia Eddie, haciéndose espacio entre él y Steve. Los ojos amenazantes de Eddie fueron hacia Nel y la tomó del cuello en una reacción inconsciente.
— ¡Eddie, soy yo! ¡Mírame! — ella gritó asustada, sintiendo a sus espaldas el cuerpo rígido de Steve y mirando a los ojos a Eddie — Eddie. Eddie — ella repitió soltando aire de apoco y sintiendo el temblor en su voz —. Eddie, no queremos hacerte daño. Suelta eso. Nadie más sabe que estás aquí.
— ¿Qué hacen aquí? — él preguntó, sin soltarla ni a ella, ni a la botella y con Steve aún presionado contra la pared.
— Queríamos encontrarte — Dustin respondió conciliador con las manos en el aire y mirando a Eddie con los ojos bien abiertos.
Nel debía reconocer que el chico era responsablemente afectivo y malditamente valiente.
— Venimos a ayudar — Robin añadió con sus enormes ojos asustados.
Eddie dejó los ojos de Nel para llevarlos a Dustin.
— Eddie, estos son mis amigos. Conoces a Robin — apunto a la chica detrás de él —, es de la banda y Max, la que nunca juega a calabozos y dragones — añadió y lo miró con seguridad — Conoces a Steve. Estamos de tu lado.
— Y me conoces a mi — Nel susurró, captando la atención de Eddie y él volvió a mirarla a los ojos. Ella pudo ver que no estaba amenazante, sólo asustado —. Me conoces, Eddie — repitió levantando su mano y haciendo que soltara la botella, la cual se estrelló contra el suelo haciéndose añicos. Sintió el agarre de Eddie aflojarse alrededor de su cuello y ella pudo respirar tranquila.
No se había dado cuenta, pero en algún momento su otra mano había viajado a la de Steve y la estaba apretando con seguridad, como si temiese que algo le pasara. Lo soltó rápidamente para rodear a Eddie con sus brazos y apretarlo contra ella. Sintió su mentón descansar sobre su cabeza, pero aún estaba rígido y temeroso.
— Está bien, Eddie — ella le aseguró —. Todo va a estar bien, ¿sí? — ella le preguntó rodeando su cara con sus manos y sintiendo una sensación de alivio en todo su cuerpo. Se alejaron todos. Eddie se sentó sobre una biga. Ella se quedó quieta justo delante de Steve y por unos segundos sintió su respiración en su nuca, pero jamás se había sentido tan tranquila. Quería decir que estaba respirando, estaba vivo. Todos allí lo estaban. Asustados, pero bien.
Robin y Dustin se agacharon frente a él y comenzaron a preguntarle cosas lentamente, con una delicadeza extrema. Ella sintió un poco de incomodidad en su cuello y masajeó la zona con su mano. Sintió la mano de Steve curvarse alrededor de su hombro y sus yemas cálidas cepillar su piel. Un escalofrío recorrió su espalda y sintió la voz de Steve en su oído.
— Gracias.
Ella subió su mano y en silencio la posó sobre la de él y le dio un suave apretón, pero no habló. Porque Eddie lo estaba haciendo; estaba relatando la historia más macabra que ella había escuchado jamás. No le hubiese creído pero él estaba tan asustado y aterrorizado cuando lo narró que nadie podría haber fingido algo así. Nel miró a su alrededor, pero ninguno de ellos parecía sorprendido o incrédulo. Todos lucían angustiados y preocupados, pero le creían, incluso Steve, o eso fue lo que ella observó cuando subió su mirada y dobló su mirada para ver como Steve no podía quitar los ojos de Eddie, aún con su mano bajo la de ella y sobre su cuello.
— ¿Has escuchado decir que Hawkins está maldito? — Dustin le preguntó a Eddie y ella se descubrió reteniendo la respiración. Se sentía como una coincidencia muy mala, sobre todo cuando las siguientes palabras de Dustin salieron de su boca — Pues no...— el pausó, como si estuviese buscando las palabras correctas — Se equivocan. Hay otro mundo, un mundo oculto debajo de Hawkins. A veces se filtra al nuestro.
Ella sintió los dedos de Steve crisparse, y su otra mano rodeaba su brazo, como si la estuviese sosteniendo, temiendo que ella cayese, pero no podría, estaba demasiado ocupada escuchando aquella conversación salida de una novela de Stephen King como para pensar en perder el equilibrio.
— ¿Cómo fantasmas? — preguntó Eddie — ¿Y así?
Max se mojó sus labios, y la claridad de su voz retumbó en los oídos de Nel.
— Hay cosas peores que los fantasmas.
— Estos monstruos, del otro mundo...— Dustin volvió a murmurar, su voz era firme pero suave, como si estuviese narrando una historia de terror, pero lo decía terriblemente enserio —...pensábamos que se habían ido. Pero ya han vuelto otras veces y por eso teníamos que encontrarte.
— Si volvieron, debemos saberlo — Max dijo con ahínco, como si aquello fuese de vida o muerte.
Robin, que se había mantenido en completo silencio durante aquella conversación por fin habló.
— Esa noche, ¿viste algo?
— ¿partículas? ¿Luces, tal vez? — Max insistió.
Nel frunció el ceño. Sentía que estaba infiltrada en medio de un grupo de investigación secreto. Cómo si todo este tiempo ellos supiesen algo importante que el resto — como ella y Eddie —, ignoraban por completo.
Eddie negó totalmente perdido, pero como ella, hipnotizado por la extraña telaraña de misterio que los envolvía. Todo era tan absurdo, pero absolutamente creíble.
— Puede parecer polvo — Dustin agregó intentando ayudar a Eddie, como si el fuese capaz de olvidar cualquier detalle como ese —. Un remolino de polvo.
Eddie volvió a negar cansado.
— No amigo, no vi nada. Ni...sentí nada — él lamentó. Pareciera que deseara haber visto o sentido algo, para al menos tener una respuesta, algo a lo que aferrarse para convencerse de que no se había vuelto loco — Ella estaba quieta — añadió con voz torturada — Y les juro que traté de despertarla. Pero no se movía, estaba como en un trance o algo así.
— Cómo en un hechizo — Dustin aseguró, y Eddie lo miró como si aquello fuese lo que describía mejor a Chrissy.
— Una maldición — él dijo con seguridad y un asentimiento casi imperceptible.
— La maldición de Vecna.
Nel frunció el ceño, como si aquello ahora la sacara de su estupor. ¿Vecna? ¿Estaban hablando de Calabozos y Dragones? ¿Enserio?
— ¿Quién es Vecna? — ella escuchó a Steve hablar a sus espaldas, quieto y pegado a ella. Sintió su pecho vibrar al hablar, pero eso no quito el sentimiento de incomodidad.
Dustin lucía casi derrotado cuando respondió.
— Es un muerto viviente de gran poder. Un mago oscuro.
Todo el lugar quedó en silencio, y finalmente Nel soltó una risa. Aquello era estúpido. La mejor conversación que había presenciado en su vida, pero sin duda falsa. Se soltó de Steve para voltear a mirarlo, pensando que también reía pero no. Todos estaban serios, ella era la única que parecía no formar parte de aquella ridícula pantomima.
— ¿No crees que él sea inocente pero si crees toda esa estupidez de Calabozos y Dragones en la vida real? — le preguntó a Steve con una sonrisa incrédula.
Steve suspiró.
— Nel...
— No — ella negó, apartándose de todos y mirando a Eddie —. No Eddie. Sé que no la mataste, pero todo eso de ella levitando y con su cuerpo implotando y sus huesos siendo triturados como Regan MacLein pudiste bien haberlo imaginado con una de esas pastillitas felices que vendes por allí en los callejones. Y ustedes — ella miró a Robin, Dustin y Max —. No deberían estarse divirtiendo a costa de esta situación. Mataron a una chica. Y Eddie es el principal sospechoso, ¿Y hablan de una maldición de Vecna para explicar algo que sucedió en la vida real?
— Eso sucede en la vida real — Max dijo con convicción.
— No Max. La muerte no es una fantasía. La gente no estalla en mil pedazos. La gente no entra en un trance y luego muere como si un camión de carga hubiese pasado sobre ella. No. Eso no es real y tu...— ella miró a Steve —...no puedo creer que tú lo apoyes.
Steve se había cruzado de brazos y la observaba serio.
— No lo apoyo. Lo creo. Te dije que no debías venir. Esto está muy sobre ti.
Ella se sintió ofendida.
— ¿Sobre mí? ¿Cómo está sobre mí? ¿Cómo está bajo de ti? ¿Bajo de todos ustedes?
Max rodó los ojos, Dustin suspiró y Robin se acercó a ella empujándola suavemente junto a Eddie.
— Escucha, Nel. Se lo que piensas. Y yo pensé lo mismo. Pero estas cosas ocurren aquí. No sabemos cómo ni por qué. Pero ¿El otro mundo? Es real ¿Las cosas locas como poderes telequinéticos, levitación y trance? Es real. Diablos incluso lo de las luces parpadeantes y el polvo en remolino. Cada maldita cosa es real y está ocurriendo en Hawkins.
Nel frunció el ceño.
— ¿Cómo podría pasar y que sólo ustedes lo notan?
— ¡Porque lo encubren! — Dustin estalló — Cada maldita cosa la encubren porque el gobierno tiene que ver con ello y los malditos rusos.
— ¿Los rusos? — Eddie preguntó sin entender.
Nel cubrió su rostro con parte de su cabello y sus manos.
— ¡Los rusos! — Robin asintió con vehemencia — Lo sé. Lo vi, estaban escondidos bajo el maldito Starcourt a metros y metros bajo tierra. Dustin, Erica, Steve y yo lo desciframos al escucharlos en la radio de Cerebro.
— ¿La pequeña Erica Sinclair? — preguntó confundida y negó — ¿Y qué demonios es cerebro? — ella susurró cansada.
— Mi super antena de radio construida a mano — Dustin dijo con una pequeña sonrisa orgullosa.
Ella negó completamente.
— ¿Y eso que tiene que ver? ¿Qué tiene que ver un incendio en Starcourt con Chrissy? ¿Qué tienen que ver los rusos con Eddie siendo un sospechoso?
— Todo está conectado — Steve habló finalmente, interrumpiendo la laberíntica seguidilla de interrogantes que Nel escupía —. Todo, Nel. La muerte de Barb. La escuela destruida. El cierre de las instalaciones del laboratorio y el maldito centro comercial.
— Barb murió por culpa de los experimentos del laboratorio de Hawkins. Salió en las noticias.
— Barb murió porque un demogorgón la mató.
Nel miró a Dustin perpleja.
— ¿Otra vez D&D? Ustedes chicos están obsesionados.
— No. Escúchalo — Robin los defendió — Todo tiene sentido una vez que escuchas su explicación.
— No sigan chicos. Ella no lo entenderá. Esas cosas se tienen que ver. Tienes que vivirlas para saber que realmente ocurrieron.
Max ignoró a Steve y su actitud solo hizo que Nel quisiera seguir escuchando.
— Son monstruos Inter dimensionales. Vienen de este otro mundo. No sabíamos qué nombre ponerles así que los chicos le apodaban con nombres que conocían. No lo repetiré nuevamente, pero la analogía es realmente buena.
— Lo es, ¿no? Yo comencé a hacerlo — Dustin se lo adjudicó con una sonrisa orgullosa.
— El demogorgón secuestro a Will Byers — Steve comenzó.
Nel negó.
— No, Will Byers estuvo en co...
— Si vas a seguir interrumpiéndonos voy a cerrar tu boca con cinta adhesiva — Robin le advirtió —. Debes escuchar.
— O tal vez no...— murmuró Steve evitando la mirada enfadada de Nel.
— Will Byers fue secuestrado y tuvimos que rescatarlo, pudimos con la ayuda de Eleven — Dustin explicó
— ¿Eleven? — Eddie preguntó.
— Si, es la novia de Mike. Una chica super cool con poderes impresionantes. Te volarían la cabeza simbólica y literalmente hablando. Ella fue la única capaz de vencer al demogorgón. Y por un tiempo creímos que eso fue todo. — Dustin añadió
— Pero entonces Will pareció estar infectado por una especie de larva que escupió. Esa larva fue creciendo y al final se convirtió en otra criatura, una nueva especie y la llamamos demodogos. Eran igual de peligrosos que los demogorgones — siguió con la historia Max — Y entonces comenzaron los polvos. Era como una nube de polvos que llamamos desollamentes, tenía una forma extraña; era enorme y con patas, como las de una araña gigante. Entró en Will y tomó control sobre su cuerpo y parecía que todas las criaturas de ese mundo estaban conectadas con Will; eran una sola consciencia y para acabar con él tuvimos que cerrar el portal por donde habían entrado.
— Que estaba en el laboratorio de Hawkins — Dustin les explicó — la historia es mucho más larga pero El lo logró. Ella cerró el portal.
Nel los miró expectantes, esperando que llegaran a algún lado, pero todos estaban en silencio.
— ¿Y eso donde demonios nos deja?
— 4 de Julio del año pasado. O un poco antes. No sabíamos, pero el alcalde anterior estaba relacionado con un grupo estratégico ruso que usó Starcourt como tapadera para lo que en realidad estaban construyendo; un laboratorio subterráneo para reabrir un portal y explorar la otra dimensión — Robin dijo eso como si estuviese burlándose —. Nosotros estábamos investigando esa parte y Max otra muy distinta.
Max, que para ese entonces ya estaba sentada, con sus manos apretando sus rodillas y con la mirada perdida, comenzó a hablar con tristeza.
— Nosotros estábamos investigando a Billie que se estaba comportando extraño. Más de lo que era; entonces descubrimos que el desollamentes nunca se fue y estaba entrando como huésped no en una sino en muchas otras personas para...utilizar sus cuerpos y crean una entidad física para acabar con El, que es la única persona capaz de vencerla y luego acabar con nosotros.
Nel frunció el ceño.
— ¿Utilizó a muchas personas? — preguntó más para sí misma y entonces cubrió su boca con asombro y terror mirándolos a todos — ¡Todos los que desaparecieron el 4 de Julio! Todas esas personas... ¿ellas? ¿Cómo...?
Todos se miraron, como si no supiesen quien de ellos debía responder esta parte de la historia.
Steve dio un paso hacia adelante.
— Los hacía beber líquidos venenosos; legía, desinfectantes, plaguicidas...
Nel negó y sintió su barbilla temblar.
— Fertilizantes — ella dijo finalmente —, ¿Por qué?
— No lo sabíamos — Dustin se encogió de hombros —. Solo sabíamos que estaba intentando inventar una nueva sustancia y eso lo descubrimos cuando...cuando...
— Cuando vimos a las personas infectadas explotar con sus cuerpos siendo reutilizados para crear a este...este nuevo monstruo — Steve intentó explicar, pero no la veía a los ojos.
— Era como el desollamentes, pero tangente. Esta vez sí que de carne y hueso.
— Maldita sea — Eddie a su lado cubrió su rostro.
— Yo no...no entiendo, ¿cómo puede ser real? ¿Cómo todo lo que me cuentan puede ser real?
— Logramos destruir a la criatura en el centro comercial. Nos tenían rodeados. La mamá de Will, Hopper y Murray, un...amigo periodista de ellos bajaron a cerrar el portal para que la criatura fuera derrotada — Dustin le explicó.
— Pero mientras tanto Billie fue asesinado — Max mencionó, interrumpiendo s Dustin y eso fue lo que convenció a Nel.
La cara de sufrimiento de Max. Ella también había perdido a alguien. Lo había visto morir. Nadie podría inventar ese nivel de sufrimiento. Era genuino. Lo reconocía porque ella se sentía igual. Como si una parte de ella hubiese sido enterrada.
— Había sido utilizado por esa criatura pero Billie logró vencer a su control y nos salvó — Maxine añadió— él nos salvó. Y entonces murió. Él lo despedazó delante de mis ojos. Yo pude haber muerto. O El, pero Billie nos defendió.
Todos quedaron en silencio.
— Al cerrar el portal, hubo una enorme explosión. Allí murió Hopper. No fue en un incendio, fue en una misión para salvarnos a todos de un monstruo que podría habernos aniquilado — aclaró Dustin.
Nel miró fijamente sus pies. Aquella mañana había elegido esos botines de taco en punta porque creía que se veían increíbles con su vestido negro y su chaleco de encaje holgado. Que estupidez.
— Eso quiere decir que, el incendio, las muertes de esas personas, mi familia...— ella se detuvo y entonces se levantó, cuando nadie más pudo responder y ni ella podía mirarlos.
Salió del cobertizo lentamente, intentando procesar toda esa locura como un hecho. Eso había ocurrido y tenía una sensación de vacío en su interior, pero cuando Steve salió detrás de ella y tocó su hombro supo que había demasiado, muchísimo dentro de ella.
— ¡No me toques! — ella se apartó de él y volteó a mirarlo — No vuelvas a tocarme. No vuelvas a mirarme ni a dirigirme la palabra. Tu...MENTIROSO— ella le gritó lo último sintiendo las lágrimas quemando sus mejillas. Siguió caminando furiosa hacia su auto pero se devolvió para ver que Steve se había quedado observándola en el mismo lugar — Yo los enterré, Steve. Yo preparé sus funerales. Lloré por el cuerpo dentro del cajón. Por los cinco cuerpos de mi familia que no pude ver porque estaban quemados, o eso me dijeron. Y lloré por mi abuela, que había muerto por un horrible e inesperado infarto cuyo cuerpo estaba tan deteriorado que OTRA VEZ, no me dejaron ver — ella se acercó a él poniendo su dedo sobre el pecho de Steve mientras sollozaba llena de rabia —. Por eso no querías que viniera. Por eso estabas preocupado por mí. No querías que me inmiscuyera. Que supiera la verdad. De que ustedes son cómplices.
— No seas injusta — él le pidió.
— ¿Qué no sea injusta? Perdí a mi familia, Steve. Quedé SOLA. Tal vez tu no sepas eso porque tienes a tus padres. A Nancy Wheeler. A un montón de niños. A tu amiga platónica Robin y a esa procesión grosera de chicas dispuestas para adorarte pero ¿yo? ¡Estoy sola en esa casa que no me atrevo a limpiar ni a vender! Pensé que la vida era así, que simplemente la mala suerte ocurre. Pero no; ellos no se quemaron. Ella no murió de un infarto. Ellos fueron torturados, controlados y explotados. Terminaron siendo una masa de carne y huesos en un monstruo que no puedes probar pero que existió — ella resumió y entonces soltó una risa desganada —. Por eso Nancy no podía ni mirarme a los ojos. Todo este tiempo yo creí...creí que no encajaba. Que me veían como una extraña. Pero todos ustedes sabían la verdad y no lo dijeron. No me lo dijeron. Fui una tonta y ¡no! — ella lo detuvo cuando vio que volvía acercarse a ella. Nel tomó las llaves de su auto de su bolsillo mientras masajeaba su cabeza — No vuelvas a hablarme de nuevo y no vuelvas por favor a hacerme pensar que te importo cuando sólo te preocupa tu consciencia.
Ella ignoró la mirada arrepentida y suplicante de Steve y comenzó a caminar de vuelta a su auto.
— Nel...— ella escuchó el llamado de Steve pero no volteó a mirarlo. Ya le había dicho todo lo que tenía que decir. No hablaría más con él. No hablaría con ninguno de ellos.
Esa pelea no era de ella y estaba cansada de pensar. Nel entró a su auto, manejó en reversa y fue a esconderse a su casa. Entro a ese enorme congelador, se quitó sus zapatos preciosos que ahora eran solo una vanidad y solo así se cubrió por las frazadas intentando ignorar todos los pensamientos que la atacaban pero ya no pudo llorar. No tenía lágrimas. Ahora si había drenado todo.
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